Castel Madama, Domenica 6 ottobre 2019
Carissimi amici appartenenti alle Confraternite della nostra Diocesi!
Con questa celebrazione eucaristica giungiamo all’apice del XVIII Cammino Diocesano delle Confraternite al quale, ispirandoci al tema pastorale dell’anno 2019-20, abbiamo dato il tema tratto dalla prima lettera dell’Apostolo Pietro: “Le Confraternite in cammino: sempre pronte a rendere ragione della Speranza”.
Sì, noi cristiani, voi tutti appartenenti alle Confraternite, dovete e dobbiamo sempre più essere consapevoli che la nostra vita è un cammino verso la speranza eterna e da percorrere con speranza, con quella speranza che possiamo riassumere con le parole dell’evangelista Giovanni: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Sì noi camminiamo nel mondo, tra le gioie e i suoi dolori, andando verso quella meta che speriamo e che è la vita eterna e nello spetto tempo con la speranza e la gioia che ci vengono dal sapere e credere che questa vita ci è già stata data nel Battesimo e noi siamo chiamati a vivere da pietre vive, autentiche, belle, attraenti di quell’edificio spirituale che è la Chiesa. Non la Chiesa fatta di pietre ma di noi, uomini e donne, che si lasciano amare da Dio, che si fidano di Lui e lo annunciano lungo il cammino della vita a coloro che incontrano. Lo annunciano sia singolarmente che comunitariamente, sia all’interno delle proprie Confraternite che all’esterno di esse e non Lo annunciano con le parole ma soprattutto con i fatti, con fatti concreti di vita evangelica e cristiana.
Tuttavia occorre che in questa speranza che è Cristo stesso, morto e risorto per noi, ciascuno di noi e tutti noi insieme crediamo profondamente. Come Lo annunceremo, infatti, se non lo crederemo? Come Lo annunceremo se non lo ascolteremo? Come Lo annunceremo se non staremo costantemente abbracciati a Lui per assumerne tratti e atteggiamenti vivendo in Lui e divenendo attraenti al mondo?
Nel Vangelo di oggi, la prima “Confraternita” della Chiesa, la fraternità degli apostoli pone una domanda a Gesù che vorrei tanto che fosse anche la nostra domanda: “Signore, aumenta la nostra fede!”. Ossia insegnaci ad aprirci a te incondizionatamente, insegnaci ad aprirci e ad accogliere il dono che ci fai del tuo Amore, rispondendo alla tua chiamata ad essere cristiani autentici in questo nostro mondo rimanendo fedeli alle Tue promesse di vita dopo la morte e di perdono dei nostri peccati.
Aumenta, cioè la nostra capacità di credere in Te. Una capacità di credere che nella Bibbia non equivale mai a una conoscenza intellettuale di Dio o a un credere in una verità astratta. Intendiamoci: occorre conoscere ciò che crediamo e pertanto vi invito tutti a rileggere insieme, nelle vostre Confraternite, il Catechismo della Chiesa Cattolica, a leggere e pregare insieme la Parola di Dio anche usufruendo dei sussidi della Diocesi per i gruppi di ascolto della Parola, se qualcuno potesse anche ad iscrivervi alla Scuola di Teologia per i Laici. Ma non basta. Credere, aver fede nella Bibbia significa vivere un rapporto di alleanza, di conoscenza attiva e penetrante con Dio. La fede è un atteggiamento vitale che coinvolge tutta la persona colta nella sua unità, è l’aderire con tutto noi stessi a Dio che ci ha amati e continua ad amarci per primo.
Usando una immagine per dire cosa è fede userei l’immagine del bambino in braccio a sua madre, là dove trova sicurezza, tranquillità, fiducia. Ecco anche noi dobbiamo vivere un rapporto con Dio così, in un totale abbandono a Lui in ogni circostanza della vita perché Lui è Padre, Lui è fedele a noi anche quando noi fatichiamo a comprenderlo. E questo rapporto dobbiamo viverlo con Dio Padre ma anche con Gesù, il suo Figlio, che è via, verità e vita; che è la strada unica e perfetta per accedere alla comunione piena e perfetta con il Padre.
Eppure anche chi crede, anche noi che viviamo e ci muoviamo, per così dire, all’ombra del campanile, spesso manchiamo di fede-fiducia in Dio e in Gesù. In Gesù che compie miracoli in chi ha fede e che rimprovera spesso i più vicini che pur essendo vicini a Lui però mancano di fede, che spesso deve chiamare: “Uomini di poca fede!”.
Non dobbiamo spaventarci e scoraggiarci se la nostra fede è debole e fragile. Fa parte della nostra condizione umana: credere ma poi, in certe occasioni, venir meno. Fare un po’ come Pietro che chiede al Signore di farlo andare verso di Lui sulle acque e appena invitato da Ges, in fondo, non ci crede e inizia a sprofondare nel mare. Tuttavia se come Pietro riusciamo a gridare: “Signore salvami!” Lui non viene meno.
Questa mattina, allora, noi vogliamo come gli Apostoli, in questa nostra situazione di desiderio di aver fede in Dio e nello stesso tempo di fragilità nel credere gridare a Gesù: “Signore accresci in noi la fede!”.
E ascoltare la risposta di Gesù: “Se aveste fede quanto un granellino di senapa (il più piccolo seme che esista sulla terra) potreste dire a questo gelso: ‘sradicati e vai a piantarti nel mare’, ed esso vi obbedirebbe”. In altre parole non è la quantità di fede che conta ma la qualità! Non servono grandi cose, propositi straordinari che poi non siamo nemmeno in grado di mantenere. Serve soltanto mettere la nostra piccola e fragile fede in quella di Gesù che prega continuamente perché la nostra fede non venga meno. Serve affidarci a Lui il vero e perfetto fedele al Padre e agli uomini, fedele fino a morire e risorgere per noi per assicurarci la speranza eterna.
E aderire a Gesù, aver fede in Lui significa vivere come Lui ha vissuto, amare come Lui ha amato, perdonare come Lui ha perdonato e tradurre così la nostre fede – se è vera – in concrete azioni di amore. Vedete se saremo fedeli a Dio, se aderiremo a Lui vivremo come in simbiosi con Lui. Come il bambino vive sicuro, tranquillo, non piange più tra le braccia della mamma, così noi se lungo il cammino della vita ci affideremo maggiormente a Cristo allora come i bambini in braccio alle loro madri sapremo sorridere agli altri, saremo attraenti per il mondo, porremo in esso azioni concrete di amore e capaci di ridare speranza a un mondo che fidandosi soltanto di se stesso, del suo presunto sapere, eliminando Dio dalla propria prospettiva è triste e angosciato perché si fida di ciò che è effimero e fallace: si fida di una scienza e di una tecnica che poi si ritorce verso l’uomo, si fida di una economia che lo sfrutta, di una politica politicante che pensa soltanto agli interessi di qualcuno scartando tanti altri a partire dai poveri che sono sempre più poveri … e così la vita diventa triste, senza speranza, senza gioia.
Cari amici, ripartiamo da qui, dunque con il proposito di fidarci maggiorente di Dio e di aderire a Lui e ponendoci tra le sue braccia paterne e materne insieme di affidarci a Lui e di vivere in quella serenità gioiosa e attraente del bambino tra le braccia dei suoi genitori. E così facciamo di tutto per servire il Signore senza desideri di dominio, potere, ma con la consapevolezza di essere soltanto “Servi inutili, – che alla fine della vita potremo dire – abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
Inutili che non vuol dire incapaci, che non servono a niente: no, no … il cristiano vero, l’uomo di fede serve e serve eccome per dare speranza al mondo, per seminare in esso amore, per annunciare l’amore di Dio! Ma “inutile” perché tutto ciò che fa o farà lo fa e farà senza attendersi alcun utile, alcun vantaggio, ricompensa umana poiché gli basta servire il Signore: solo Lui e soltanto Lui. Lui che si è fatto per primo nostro servo ed è e deve divenire sempre più l’unica ragione della nostra vita.
Senza di Lui, cari amici, noi possiamo fare tante iniziative, le più belle iniziative ma rischiano di non portare alcun frutto. Con Gesù, il fedele per sempre, “la fede perfetta” come lo definisce Sant’Ignazio di Antiochia, noi saremo in grado di vivere in maniera attraente, di convertire i nostri “si è sempre fatto così” in maniere sempre nuove di annunciare il Vangelo non perché cambieremo strategie ma convertiremo il nostro essere, saremo legati a Gesù e pieni di Lui capaci di vivere maggiormente la fede, la speranza e la carità divenendo attraenti anche per chi ci vede e si attende da noi fatti di Vangelo.
Affidiamo queste intenzioni a Maria Santissima nostra Madre e Regina del Santo Rosario. Lei è stata esemplare nella fede, nella speranza e nella carità. Lei ci insegni l’umiltà di chi si fida completamente di Dio e facendo la Sua volontà diviene capace di cantare piena di gioia il Magnificat, di aiutare l’anziana cugina Elisabetta, di generare Cristo al mondo, di seguirlo fino ai piedi della croce e di continuare ad accompagnare noi, la Chiesa del Suo Figlio, piena di Spirito Santo, sulle strade del mondo e della vita per annunciare a tutti che Lui è risorto e vivo, che Lui è la nostra speranza. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina