Roiate, Parrocchia Santa Maria Assunta, Sabato 21 settembre 2024
Cari fratelli e sorelle,
ogni Eucaristia è, come sapete, rendimento di grazie di Cristo al Padre nello Spirito. Un rendimento di grazie che Cristo compie con l’offerta della propria vita al Padre e chiede anche a noi di unirci a questo rendimento di grazie con l’offerta al Padre della nostra vita, nello Spirito.
Stasera ci uniamo al rendimento di grazie con Cristo al Padre nello Spirito che Don Mihai eleva a Dio in occasione del suo XXV di ordinazione sacerdotale che ricevette l’11 settembre 1999 a Montecassino.
Con lui rendiamo grazie per il suo sacerdozio che lo ha portato a servire varie comunità fino a giungere qui, a Roiate, dove vive il suo ministero per voi trasmettendovi l’amore che ha ricevuto, annunciandovi la Parola che ha toccato il suo cuore e lo ha chiamato, celebrando per voi i sacramenti – in particolare l’Eucaristia e la Riconciliazione –, divenendo punto di riferimento spirituale per quanti desiderano accostarlo.
Vorrei ora che fosse il Vangelo di stasera a illuminare questo momento.
Gesù sta attraversando la Galilea per andare a Gerusalemme dove lo attende un destino di passione e morte che lo condurrà alla risurrezione ma che annuncia ai discepoli che lo seguono come un cammino innanzitutto che deve passare per la passione e la morte.
È il secondo annuncio che Gesù fa di questo tipo. Un altro lo avevamo ascoltato nel Vangelo di domenica scorsa. E fa questi annunci di passione autodefinendosi “Il Figlio dell’uomo”, una figura che si ispirava a un misterioso personaggio di un “Figlio dell’uomo” di cui si parla nel libro del profeta Daniele al capitolo 7, per cui autodefinirsi “Figlio dell’uomo” era come darsi un titolo di gloria e non certo di fallimento. Ebbene, Gesù si autodefinisce “Figlio dell’uomo” ma che paradossalmente lo attende più l’insuccesso che il successo. Ciò manda in crisi i suoi discepoli che piuttosto che pensare all’insuccesso del loro Maestro preferiscono non pensare, pensare altro, pensare a chi sia il più importante tra di loro …
È ciò che potrebbe avvenire anche al prete.
Veniamo da una tradizione dove il prete aveva ruolo, importanza nella società. Oggi questo non c’è più. Spesso il prete viene accusato, non compreso …: non ci dovrebbe stupire né abbattere, stiamo seguendo il Maestro che come prospettiva ha la vita eterna ma che prima deve passare per la croce e la risurrezione. Ma questo passaggio non piace e allora può essere che anche il prete preferisca non pensarci, rimanere ancorato ai suoi desideri di contare ancora qualcosa, di ottenere dei benefici dal suo ruolo, pensare a chi sia il più grande …
Niente di più sbagliato!
Giunti in casa – continua il Vangelo – in un colloquio più famigliare, Gesù sapendo di cosa i suoi avevano parlato mentre lo seguivano rivolge loro la domanda: “Di cosa stavate discutendo lungo la strada?”.
Imbarazzati tacevano, perché lungo la strada avevano discusso su chi fosse il più grande. In loro, davanti alla domanda di Gesù, non nasce pentimento, conversione, ma paura. La paura di essere rimproverati da Gesù che aveva scoperto i loro pensieri.
E invece Gesù raduna i suoi discepoli intorno a sé e li aiuta a comprendere quale sia la vera grandezza: la vera grandezza è quella del servizio e dell’umiltà, ossia della verità su se stessi.
Ecco, caro Don Mihai, vorrei tanto che il momento di stasera fosse così anche per te.
Dopo 25 anni di ministero avrai certamente tanti motivi per ringraziare Dio ma anche alcuni motivi – come abbiamo tutti, se ci pensiamo – per vergognarti davanti a Dio: Lui ti ha dato tanto e tu, come me, come tutti avrai compreso non dico poco ma non certo tutto. Lui ti ha mostrato che chi ama si mette a servizio e forse tu ti scoprirai come i discepoli che anziché pensare al servizio hanno pensato a chi fosse il più grande … a salvare la loro pelle …
Ebbene, se così fosse, stasera il Signore ti richiama a sé come nel giorno della tua ordinazione in cui ti era sicuramente tutto molto più chiaro, ti ricorda che sei stato chiamato tra coloro a cui ha dato e continua a dare fiducia. E se ti dovessi scoprire con le tue fragilità, ti invita a non avere paura ma a rimetterti con gioia alla Sua sequela per la via che porta a Gerusalemme, che prevede la croce ma in vista della risurrezione.
E ti invita a farlo attraverso un gesto che Gesù fece per far comprendere ai suoi discepoli quale debba essere lo stato di chi lo segue.
Prese un bambino, lo pose in mezzo al loro gruppo e lo abbracciò, quasi a fare un tutt’uno con Lui.
Prese un bambino: che non è tanto da considerare perché innocente (i bambini non sono innocenti …) ma perché mancava di importanza, di potere nell’ambito sociale ma non davanti a Dio, perché il bambino è colui che si pone in ascolto della Parola del Maestro e si fida ed affida a Lui.
Il bambino diventa così immagine di umiltà, l’umiltà che è caratteristica propria del prete che si pone al seguito del Figlio dell’uomo e che condivide la sua sorte.
Chiedendo di accogliere, poi, uno di questi bambini nel suo nome, Gesù non fa una pia esortazione di misericordia perché si soccorrano gli umili, i poveri, quelli che non contano nulla … bensì propone lo stile della sequela: bisogna, come Lui, fare un tutt’uno con questi piccoli, cioè rinunciare a sogni di potere e ad ambizioni di gloria comprendendo che questo è l’unico modo di essere discepoli di Gesù.
Caro Don Mihai, accogliere Gesù come il senso della propria vita è ciò che tu hai fatto e che ti auguriamo tutti di continuare a fare ogni giorno sapendo che accogliere Gesù significa accettare di farsi piccoli e riconoscere che la vera grandezza sta nell’amore del Padre verso di noi, così come ha fatto Gesù, che si è fatto piccolo, servo di tutti, ma proprio per questo può sperimentare quanto Dio gli sia Padre.
Che tu possa continuare a seguire il Signore lasciandoti abbracciare come un bambino e con il Signore che tu sappia abbracciare tutti con la medesima misericordia. Fiduciato e amato da Dio, anche tu continua a dare fiducia e amore a tutti nel suo nome.
È quanto stasera ti augura il tuo Vescovo, è quanto ti augurano i tuoi confratelli nel sacerdozio, i tuoi parrocchiani e quanti ti vogliono bene.
Maria Santissima, Madre dell’umiltà, ti sia vicina e interceda per te ed il tuo sacerdozio affinché tu, come terra buona, possa sempre accogliere la misericordia di Dio e dare frutti di vita buona per coloro che ancora incontrerai nel tuo ministero che ti auguriamo lungo e fecondo di bene. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina