San Vittorino Romano, Santuario di Nostra Signora di Fatima, Domenica 15 maggio 2022
Carissimi fratelli e sorelle,
il brano evangelico che ci viene proposto in questa V Domenica di Pasqua, tratto dal Vangelo di Giovanni, segue subito quello della lavanda dei piedi. La descrizione di quel gesto, cioè, con il quale Gesù ci indicò l’essenza dell’Eucaristia che è l’amore donato fino a lavarci i piedi con il dono di sé stesso, l’amore di un Dio che si china davanti a noi per lavarci i piedi, anticipo di quel dono che si compirà perfettamente sulla croce e che oggi si rinnova ogni volta che celebriamo e mangiamo l’Eucaristia e che siamo chiamati a perpetuare noi, nella storia, lavandoci i piedi gli uni gli altri, mettendoci a servizio vicendevole gli uni degli altri e specialmente di chi ha più necessità.
Tornando al Vangelo di oggi, subito dopo aver compiuto il gesto della lavanda dei piedi, Gesù dice ai dodici: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (v.34).
Gesù dice che questo comandamento è “nuovo”. Ma in che senso? Anche nell’Antico Testamento Dio aveva comandato ai membri del suo popolo di amare il prossimo come se stessi (cfr Lv 19,18). Gesù stesso, ricorderete, davanti alla domanda circa quale fosse il più grande comandamento della Legge, rispose che è amare Dio con tutto il cuore e il secondo è amare il prossimo come se stessi (cfr Mt 22,38-39).
Allora dove è la novità di questo comandamento? Perché Gesù affida questo comandamento ai suoi definendolo “nuovo”?
L’antico comandamento dell’amore è diventato “nuovo” perché è stato completato da Gesù con questa aggiunta: “come io ho amato voi!”. Ossia: “amatevi voi, come io vi ho amato!”.
La novità, la differenza sta tutta qui. Sta tutta nell’amore di Gesù Cristo che ha dato la vita per noi. Ha amato Giuda fino alla fine porgendogli il boccone della comunione anche se poi Giuda davanti all’amore offertogli da Gesù non ha retto. Satana si è scatenato in lui e lui ha ceduto, è uscito dal cono di luce dell’amore di Gesù ed è disceso nella “notte”.
Ha amato Pietro che lo avrebbe poi rinnegato per tre volte nella notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo.
Ha amato coloro che nella notte della veglia si sono addormentati mentre Lui sudava sangue.
Ha amato coloro che lo hanno abbandonato sulla croce.
Ha amato i suoi crocifissori: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno …”.
Ha amato il malfattore che gli chiedeva di entrare nel suo regno.
Ha amato tutti incondizionatamente e fino al dono di se stesso sulla croce e poi risorgendo ed assicurando a tutti la vita eterna, il poter entrare nella Gerusalemme del Cielo.
La novità sta dunque nel fatto che Gesù ha amato incondizionatamente e senza limiti, ha amato tutti, in maniera universale, senza se e senza ma, donando se stesso sulla croce. E in quel momento di apparente fallimento, di estremo abbassamento, di totale abbandono al Padre, Gesù ha mostrato al mondo la pienezza dell’amore.
Alla luce dunque della passione e dell’agonia, del come è morto per amore Gesù, i discepoli hanno compreso il significato di quelle parole che oggi Gesù ripete anche a noi: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.
Gesù, dunque, ci ha amato per primo, nonostante le nostre fragilità, i nostri peccati, le nostre fatiche ad amare Lui e i fratelli. E questo lo ha fatto per farci comprendere che non essendo nessuno di noi degno del Suo amore, all’altezza del Suo amore, noi grazie a Lui diventassimo degni del Suo amore che non conosce limiti. E dandoci il comandamento “nuovo” Gesù ci chiede di amarci tra noi e non soltanto con il nostro amore, ma con il Suo. Il Suo amore che lo Spirito Santo infonde nei nostri cuori se lo preghiamo ed invochiamo con fede.
Solo così, solo in questo modo, noi possiamo amarci tra noi non solo come amiamo noi stessi, ma come Lui ci ha amati, cioè immensamente di più. Noi, infatti, se ci pensiamo, non sempre amiamo noi stessi. Abbiamo delle parti di noi che detestiamo. E invece Gesù ci ama immensamente, ci ama anche se siamo fragili, peccatori, con un caratteraccio … e immergendoci ed avvolgendoci del Suo amore fa si che nasca in noi la conversione e che siamo capaci di amare gli altri, di diffondere il Suo amore rinnovando i rapporti tra le persone ed infondendo speranza.
Questo amore ci fa diventare uomini e donne nuovi, fratelli e sorelle. Ci fa diventare la Chiesa che è il popolo nel quale tutti sono chiamati a lasciarsi amare da Cristo, ad amare Cristo e in Lui ad amarsi a vicenda.
Anche il tema del Messaggio per la Giornata del Malato 2022 e che celebriamo oggi insieme non dice altro che questo: “Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso (Lc 6,36)” e continua: “Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità”. Ossia amate come il Padre, ponetevi accanto a chi soffre come si pone Dio accanto a noi che si è fatto carne, ha attraversato e assunto la nostra storia, ha amato fino a dare se stesso sulla croce e donandoci – una volta risorto – lo Spirito Santo affinché anche noi possiamo amare come Lui “Come io ho amato voi …” o almeno a puntare costantemente ad amare così: “come Lui ha amato noi”.
Solo se ci lasceremo amare così allora anche il nostro cuore di pietra diventerà un cuore di carne, anche quando ci sarà difficile porci accanto a chi soffre per mille motivi che conoscono coloro che vivono queste situazioni riusciranno ad amare e continuare a essere vicini a tutti nella carità. E qui penso ai tanti medici, infermieri, famigliari, operatori sanitari che sono stati accanto e continuano a stare accanto ai malati e agli anziani ma anche ai malati ed anziani che pur in condizioni difficili, di sofferenza, di necessità, dove il cuore tenderebbe naturalmente ad indurirsi, a pensare a se stessi, a lamentarsi, amano ugualmente, stanno accanto ad altri anziani e malati o anche a chi li assiste comprendendo che anche loro soffrono con amore e pazienza.
Chiediamo tutti, oggi, allora, questo amore. L’amore di Gesù per essere capaci di elargire amore. E dare amore anche ai nemici, a chi non ci è simpatico, a chi è pesante da accudire, sopportare, o – ancora – a chi pensiamo che non sia amabile.
In questo pomeriggio domandiamoci tutti: “Io sono capace di amare i miei nemici?”. Tutti abbiamo qualcuno – caso mai non proprio nemico … – ma con il quale non andiamo d’accordo, o verso il quale facciamo fatica a porci accanto in un cammino di carità. Oppure – se sono ammalato e anziano – ho forse qualcuno che non riesco ad amare perché mi sento “scaricato” da lui, mi sento non sufficientemente accompagnato, non sento da lui o da lei sentimenti di misericordia nei miei confronti. Ebbene, domandiamoci, “Io sono capace di amare quella gente? Di essere verso di loro misericordiosi come il Padre?” sapendo che la parola misericordia vuol dire porre il nostro cuore accanto alla miseria altrui.
Siamo capaci di amare e perdonare chi ci ha offeso?
Domandiamocelo. E poi guardiamo all’amore di Gesù che sulla croce ha amato tutti e senza limiti e continua ad amarci con il dono dell’amore che c’è tra Lui e il Padre – lo Spirito Santo – affinché tutti ci poniamo in cammino insieme dialogando, comprendendoci, perdonandoci, ascoltandoci a vicenda, conoscendoci. Per porre così basi di relazioni nuove, più umane e capaci di rendere anche più leggeri i momenti di sofferenza, di solitudine, di vuoto di senso che ciascuno – chi in un modo chi in un altro – sperimenta.
La Vergine Maria, che ha accolto lo Spirito Santo e ha generato al mondo Gesù, fonte dell’amore, ci aiuti, con la sua materna intercessione, ad accogliere dal suo Figlio Gesù il dono del suo comandamento, e dallo Spirito Santo la forza di praticarlo nella vita di ogni giorno e in ogni situazione.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina