Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Domenica 4 maggio 2025
Signor Sindaco, illustri autorità, cari fratelli e sorelle nel Signore!
Ancora una volta accogliamo in città l’Icona della Beata Vergine di Quintiliolo che rimarrà nella nostra Cattedrale per tre mesi così come Maria rimase presso l’anziana cugina Elisabetta rimasta incinta nonostante la sua sterilità e la sua veneranda età per portarle aiuto, consiglio, vicinanza, conforto.
Anche noi desideriamo dunque accogliere l’immagine di Maria affinché da Lei impariamo sempre più a vivere nella fede e nell’obbedienza al Suo Figlio Gesù per poi portarlo a tutti.
Accogliamo l’Icona di Maria in questa III Domenica di Pasqua dove il Vangelo ci ha presentato in modo simbolico l’avventura della Chiesa dopo la risurrezione del Signore.
Erano passati i giorni della Pasqua, Gesù era morto, qualcuno aveva detto di averlo visto risorto …, anche Pietro era corso al sepolcro trovandolo vuoto ma in fondo era rimasta in lui e negli altri discepoli del Signore un po’ di amarezza, di delusione … tant’è che Pietro torna al suo vecchio mestiere di pescatore e con lui anche gli altri discepoli. Pietro prende l’iniziativa: “Io vado a pescare” e gli altri – Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli – dicono: “Veniamo anche noi con te”.
La Chiesa, dunque, la comunità di coloro che erano stati chiamati a pescare uomini, ad evangelizzare, rassegnata va a pescare pesci e non prende nulla. Non pesca nulla nella notte quando sarebbe certamente più facile pescare favoriti dal buio del mare dentro al quale i pesci non vedono le reti e possono essere meglio pescati.
Questa pesca mancata è segno di una Chiesa che gira a vuoto, che non pesca nulla e questo accade quando il Signore risorto appare ma non è riconosciuto non perché i discepoli fossero ostili al Signore ma perché “non si erano accorti che era Gesù” quell’uomo sulla spiaggia che pone loro una domanda, entra in relazione con loro per farsi riconoscere.
Gesù quindi pone loro una domanda: “Figlioli non avete nulla da mangiare?”. E i discepoli devono umilmente riconoscere che le cose non vanno. E così quell’uomo incontrato sulla spiaggia li invita a tornare in mare e a gettare le reti dalla parte destra della barca, ossia a pescare in un altro modo, a fidarsi di una parola di un Altro, a non partire dalla propria iniziativa come aveva fatto Pietro con quell’”Io vado a pescare”.
Si fidano, obbediscono, e le cose iniziano a funzionare. La pesca è abbondantissima. Le reti si riempirono di 153 grossi pesci, pesci di diverse razze, ma le reti non si strapparono. È l’inizio di una Chiesa che si apre a tutti, che si rivolge non soltanto ai figli di Abramo ma anche ai pagani, che si allarga. Inizia un modo di pescare nuovo.
Su indicazione di Giovanni, il discepolo che Gesù amava, Pietro riconosce nell’uomo sulla spiaggia che è il Signore e si getta in mare, così come è, nudo, pronto per farsi rivestire da Lui della Sua grazia e del Suo amore.
Gesù per farsi riconoscere risorto non solo nell’anima ma anche nel corpo chiede a Pietro e ai suoi di andare a mangiare con Lui, a condividere con Lui il pasto che è immagine dell’Eucaristia.
E poi c’è la bella professione di fede di Pietro.
Pietro e la Chiesa hanno sempre necessità di guarire, di dichiarare il proprio amore per il Signore e Gesù chiede a Pietro per tre volte se lo ama. Pietro si rattrista perché si ricorda che per tre volte aveva rinnegato il Signore durante la notte in cui fu tradito, ma comprende che soltanto arrendendosi, abbandonando il desiderio di fare tutto da sé, di salvarsi senza bisogno del Signore, soltanto evitando di ripetere “Io vado a pescare” come quel “Darò la mia vita per te!” che aveva fatto da preludio al suo rinnegamento può incontrarlo, potrà dare veramente la vita per il Signore, iniziando a gettare in mare le reti fidandosi della parola del Risorto, lasciandosi portare dove lui non avrebbe voluto, fuori dalla schiavitù del suo io, con una veste nuova che è quella di chi rinuncia a vestirsi da solo e si lascia rivestire da Cristo, dal Signore risorto e inizia a seguirlo.
Maria Santissima che stamane onoriamo è stata la prima a vivere così e non a caso la Chiesa ama definirla la prima discepola del Signore.
Stamane per imparare a vivere il Vangelo che ci è stato proposto guardiamo a Lei.
A Lei che al momento dell’annunciazione si è fidata della Parola di Dio e ha generato Cristo al mondo. A Lei che ha seguito il suo Figlio con perseveranza fidandosi di Lui dal momento del concepimento, alle nozze di Cana quando invitò i servi a fare quello che Gesù avrebbe detto loro e così trasformò l’acqua in vino salvando una festa di nozze di due giovani sposi, e che poi seguì il suo Figlio fin sotto la croce e là è stata ferma, ritta in piedi anche se addolorata per accogliere tra le sue braccia quel Figlio che lei sapeva essere il Figlio di Dio senza perdere la speranza. Guardiamo a Lei che ha goduto nel mattino di Pasqua sapendolo risorto e vivo, che è stata con i suoi apostoli nel giorno della Pentecoste pronta per ripartire con la Chiesa per pescare non più pesci ma uomini, uomini e donne alla sequela del Risorto.
Aiutati da Maria, stamane, allora impariamo a obbedire alla parola di Dio in una sequela costante del Signore come costante è stata la sequela di Maria dal momento del concepimento di Gesù fino alla croce e poi alla Pentecoste e con la prima Chiesa fino al momento della sua Assunzione in Cielo in anima e corpo.
A volte è difficile – lo ammettiamo – essere fedeli sempre al Signore. A volte andiamo in crisi e ci dedichiamo a pesche che sono frutto solo delle nostre iniziative come fu quella senza frutti di Pietro. Non scoraggiamoci, non disperiamoci: il Risorto dal giorno della sua Pasqua è sempre a noi vicino e ci invita a non perdere fiducia e speranza, a buttare le nostre reti dalla parte destra sicuri che il nostro impegno di vita cristiana porterà frutto.
Da Maria impariamo perciò ad obbedire a Dio. Maria lo aveva ben compreso tant’è che dopo il suo primo sì canterà il Magnificat un grazie costante a Dio perché è fedele all’uomo anche quando l’uomo non è fedele a Lui.
Cari fratelli e sorelle, stamane, tornando a casa ripartiamo con un proposito: quello di obbedire al Risorto ogni giorno, di ascoltare quanto ci dice nella sua Parola, di fidarci maggiormente di Lui che mai ci abbandona, che sempre è con noi e ci sostiene nel nostro essere pescatori di uomini, ossia chiamati a tirare fuori dal mare del male gli uomini e le donne del nostro tempo.
Maria, la Vergine di Quintiliolo che stamane siamo venuti a venerare, ci chiede anche Lei di fidarci di Dio come Lei ha fatto. Ci chiede di obbedire sempre alla sua voce e così anche noi potremo sempre cantare il Magnificat e generare Cristo nella storia così bisognosa di Lui, che senza di Lui è solo stanca, priva di speranza … ma che potrà riprendere vita e vigore, fiducia e speranza obbedendo e fidandosi nel Solo che trasforma le nostre pesche mancate in pesche abbondantissime dandoci fiducia nonostante i nostri tradimenti come la diede a Pietro purché sappiamo piangere sui nostri peccati, ravvederci e affidarci ai Suoi piani che sono sempre piani misteriosi ma piani per la nostra salvezza e per la salvezza di tutti gli uomini e le donne del mondo. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina