Chiesa di S.Andrea Apostolo in Paliano, 6 settembre 2021
(Sapienza 4,7-15; Salmo 22 (23); Matteo 25,31-46)
Signor Sindaco, illustri autorità, cari sacerdoti, fratelli e sorelle tutti nel Signore!
Cessato il clamore mediatico, la passerella dei politici che lo scorso anno in occasione della morte del nostro carissimo Willy Monteiro Duarte, dovevano parlare, farsi vedere, tener viva la notizia dalla sera della tragica morte fino al giorno delle esequie, dopo un anno mi vorrei domandare con voi stasera cosa è rimasto di tutto ciò che abbiamo vissuto, delle promesse fatte in quel frangente, ma soprattutto vorrei domandarmi con voi cosa è rimasto della vicenda di Willy e, come probabilmente si saranno domandati i suoi genitori in questi mesi e tutti coloro che hanno voluto veramente bene a questo giovane bravo e che non ha esitato a dare la vita per cercare di salvare un amico, dove è, ora, tutto ciò che è stato di Willy?
Di Willy è rimasto sicuramente in molti un bel ricordo.
Il ricordo di un volto che tutti abbiamo imparato a riconoscere per lo sguardo limpido e gioioso e che di tanto in tanto compare ancora come il simbolo di un giovane cristiano coraggioso che ha amato. Sono rimasti affreschi sui muri, parchi e vie a lui intitolate così come è il parco dove ci troviamo a celebrare questa sera.
E’ rimasto l’esempio di un giovane uomo giusto, giunto in breve alla perfezione e che per il gesto di amore compiuto e – come abbiamo ascoltato nella prima lettura – perché la malvagità non alterasse la sua intelligenza o l’inganno non seducesse la sua anima, poiché il fascino delle cose frivole oscura tutto ciò che è bello e il turbine della passione perverte un animo senza malizia, ha conseguito la pienezza di tutta una vita. Gradita al Signore, la sua anima si affrettò ad uscire dalla malvagità.
Ma io vorrei che ci domandassimo cosa è rimasto in noi? Per noi?
Purtroppo il gesto di Willy che per sedare una lite e difendere un amico ha perduto la sua vita non è stato seguito da altrettanti gesti di amore. Probabilmente ci sono stati. I giovani se vogliono sanno amare e anche dare la vita per gli amici. Ma forse non si è compreso quale sia stata la scaturigine del suo gesto di amore.
“La gente vide ma non capì – abbiamo letto sempre nella prima lettura -, non ha riflettuto su un fatto così importante”. Non ha compreso che al di là dell’accaduto, anzi proprio per il dono della vita di Willy per difendere e proteggere un amico, egli ora ha ottenuto “grazia e misericordia” quella grazia e misericordia che sono per i suoi eletti e protezione per i suoi santi.
Non tocca me beatificare Willy ma sicuramente egli è stato un “Santo della porta accanto”, uno di noi che forse senza nemmeno comprendere quanto gli stava accadendo ha reagito alla violenza con l’amore che aveva appreso dalla sua cara famiglia, dall’Azione Cattolica parrocchiale, dal catechismo, dalla scuola… da quella rete educativa che lo ha circondato nei brevi anni della sua esistenza e che nel momento del bisogno ha fatto emergere il meglio di sé così come speriamo riesca a far emergere nel cuore di tanti altri giovani che invece confidano nella violenza, nel culto della forza, nella felicità a basso prezzo, nello sballo e nell’uso di una sessualità senza regole e che… se non educati da chi è chiamato ad educare: famiglie, istituzioni, scuola, Chiesa… non sapranno mai vivere da uomini degni di questo nome.
E noi?
Abbiamo visto, ci siamo commossi, siamo qui anche stasera… ma sarebbe assai inutile se fossimo qui solo per commemorare chi ora è già con il Risorto.
Certo siamo qui per pregare per la sua anima qualora fosse rimasta ancora in Willy qualche traccia di umana fragilità, ma per noi di Willy deve rimanere il ricordo, l’insegnamento e l’invito a praticare il Vangelo del giudizio universale di Matteo 25.
Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria separerà i giusti dai peccatori, i destinati alla vita eterna e quelli destinati alla lontananza eterna da Dio, al fuoco eterno.
I giusti non comprenderanno di essere stati tali.
Nel Vangelo, all’invito di Gesù: “Venite benedetti dal padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. A questo invito i giusti hanno risposto: “Signore, quando…?” quando ti abbiamo fatto tutto questo? E Gesù risponderà “… tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me…”.
Dovrà essere Gesù a spiegare loro che sono giusti e destinati alla vita eterna perché amando il prossimo hanno amato Lui.
E così Willy che in quella sera di settembre dello scorso anno ha amato forse nemmeno senza sapere perché lo faceva… ma lo ha fatto perché nel suo DNA spirituale c’era l’amore cristiano, il donarsi per chi era in necessità.
E tale DNA, cari amici, Willy stasera ci chiede di coltivarlo, di approfondirlo, di conoscerlo e praticarlo sempre più frequentemente e intensamente.
Sarebbe triste continuare a commemorare Willy ma non deciderci mai a scoprire l’origine del suo gesto nobilissimo e a imitarne l’esempio. E ancor più triste se ci arrendessimo nell’impegno comune di trasmettere il Vangelo da cui Willy ha imparato ad amare, a spendersi per l’altro. Se ci arrendessimo pensando che ormai il Vangelo è roba passata, che i grandi valori del cristianesimo non corrispondono più ai veri bisogni degli uomini e dei popoli.
E infine, anche se in fondo ho già risposto alla domanda, vorrei rispondere a chi si chiede dove sia ora Willy? In particolare vorrei rispondere ai suoi famigliari che probabilmente sentono intensamente la sua mancanza. Vorrei dire che Willy ora è entrato nella vita eterna: divenuto caro a Dio, poiché viveva tra peccatori, fu portato altrove. Ma non nel mondo del nulla, ma là dove il Risorto è lampada che illumina per sempre e dove Willy, in attesa dell’ultimo giorno, quando anche i nostri corpi risorgeranno, è già e sicuramente prega per noi e con noi anche ora.
Una preghiera, la sua, di consolazione per chi è rimasto qui nella sofferenza per il suo distacco e di stimolo per tutti perché come Willy, anche noi prendiamo serissimamente le parole di Gesù pronunciate nella notte in cui fu tradito, dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli all’inizio di quella Cena profezia del dono perfetto di sé sulla croce: “Come ho fatto io, così fate anche voi gli uni gli altri”.
Che questo sia ciò che stasera ci portiamo a casa evitando che finita la Messa tutto torni come prima perché quando riceviamo il Corpo e Sangue di Gesù, quando ascoltiamo la sua Parola, nulla può rimanere come prima ma tutto si rinnova e se lo permetteremo diverremo anche noi belli, con gli occhi splendenti di quella luce che riflette la bontà del cuore così come erano gli occhi di Willy: occhi gioiosi, occhi sorridenti alla vita perché espressione di un cuore semplice e buono, giovane e pieno dell’amore di Dio. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina