8 settembre 2020
Celebriamo la Festa della Natività della Beata Vergine Maria e il Vangelo che la liturgia ci fa ascoltare in questa Messa si apre con: “Genealogia di Gesù Cristo”… potremmo tradurre più esattamente dal greco: “Libro della genesi di Gesù Cristo”.
“Libro della genesi di Gesù Cristo” è il titolo che l’evangelista Matteo dà al suo Vangelo. Come a dire: come c’è stata una genesi del mondo e dell’uomo, secondo la narrazione contenuta nei primi due capitoli del libro di apertura dell’Antico Testamento, così ora, all’inizio del Nuovo Testamento, c’è la genesi di Gesù, che è una seconda creazione dell’uomo e del mondo, resa necessaria dalla caduta conseguente il peccato. Una genesi che si può chiudere con Gesù, il Messia atteso, grazie al sì di Maria.
Tutta la genesi, la storia della salvezza, tende a quel sì che nel sì di Cristo che viene nel mondo per fare la volontà del Padre si completa e giunge a pienezza. Infatti, nel libro della Genesi, dopo il peccato di Adamo ed Eva, dal terzo Capitolo in poi tutta la storia della salvezza tende a questo momento: tende a Cristo in cui tutto è nuovo, le cose di prima sono passate, la creazione raggiunge il suo compimento …
C’è subito però una sorpresa. Questo Gesù, prima di essere detto figlio di Dio per mezzo di Maria, è chiamato “figlio di Davide, figlio di Abramo”. Ossia Gesù prende su di sé l’intera storia umana con le sue infedeltà, bassezze, omicidi, emblematicamente ricapitolate nella figura del grande re Davide. Davide che è considerato anticipazione del Messia. Eppure proprio Davide, per la sua passione sessuale verso Betsabea si macchiò di adulterio, inganno, omicidio ai danni di Uria, il marito di Betsabea. E proprio da Betsabea sarebbe nato a Davide, Salomone!
Ebbene potremmo dire che l’umanità è veramente una massa di dannati, racchiusa nel peccato di Adamo.
Ma una massa di dannati di cui Dio non si vergogna, che Dio non cancella ma che assume così come è, vi entra dentro incarnandosi servendosi della disponibilità umile di Maria, la donna preservata dal peccato per la quale oggi rendiamo grazie a Dio per averla fatta sorgere nel mondo come aurora di salvezza, come la donna che con la sua nascita ci fa come intravedere ciò che si realizzerà in Lei con la nascita del Figlio.
Questa umanità dannata dunque, in tal modo, grazie a Cristo nato da Maria, può essere redenta: i figli di Adamo possono diventare figli di Dio!
E questo anche oggi!
Ma come?
Innanzitutto se facciamo come Maria di cui oggi festeggiamo la nascita.
Se facciamo come Maria, ossia ascoltiamo la Parola di Dio e lasciamo che essa si faccia carne dentro di noi.
Maria è grande – e per questo festeggiamo la sua nascita – perché ha permesso alla Parola di Dio di farsi carne in Lei e così di entrare in questo mondo e rompere quella catena di peccato e di morte che lo distingueva e lo distingue un po’ sempre ogniqualvolta ci dimentichiamo di Dio e ci lasciamo vincere dalla tentazione di vivere “come se Lui non esistesse”.
Dobbiamo dunque realizzare nella nostra esistenza una permanente incarnazione del Verbo di Dio.
E ancora se facciamo come Giuseppe: ossia se prendiamo con noi Maria, come avrebbe fatto per tutti, da figlio, Giovanni ai piedi della croce.
Se infatti Lei, la Madre di Dio, diventa nostra madre, allora noi siamo figli di Dio, e lo siamo realmente.
Cari amici la Festa di quest’anno cade in un tempo di crisi, nel tempo della pandemia. Dove tutto sta cambiando e probabilmente non tornerà tutto come prima.
Abbiamo compreso in questo periodo che anche chi vive nel paese o nella città più piccola della terra non è indipendente dagli altri. Può costruire torri, muri fin che vuole ma poi tutto crolla … siamo in un villaggio globale dove occorre che facciamo attenzione a non passare da una indipendenza a una dipendenza.
Spesso viviamo pensando di essere indipendenti dagli altri e invece la terra è un villaggio globale dove tutti siamo interdipendenti. Ma se non accogliamo la Parola di Dio come ha fatto Maria e non generiamo Cristo al mondo, a questo mondo! … rischiamo di diventare tutti dipendenti di qualche potente di turno che, a lungo andare – anche se certo non vi riuscirà – tenterà però di cancellare quell’atteggiamento di vera solidarietà tra gli uomini che Maria ha vissuto accogliendo la Parola di Dio, compromettendosi in prima persona e generando l’autore della nostra liberazione per sempre dal peccato e dalla morte, l’unico che sa spiegare il senso, il significato che ha la vita dell’uomo anche quando sta attraversando, come in questo momento della storia, una valle di lacrime, di prove, di solitudine e angoscia.
Maria ci insegna ad ascoltare – ossia obbedire – alla Parola di Dio per vivere anche oggi da figli di Dio in questo mondo segnato dal peccato e per generare Cristo, testimoniarlo, portarlo a quanti necessitano di consolazione, di speranza, di significato, di perdono, di certezza di fede nella vita eterna.
Che guardando a Lei e ringraziando Dio per avercela data, che ciascuno di noi divenga operatore di unità e di pace in questo mondo. Affinché, come abbiamo pregato nella colletta della Messa, così come la maternità della Vergine ha segnato l’inizio della nostra salvezza, così la festa della sua Natività ci faccia crescere, ossia ci faccia impegnare ad essere costruttori di pace, di unità, di solidarietà per seminare nel mondo la misericordia di Dio che Gesù è venuto a portarci nascendo nel grembo della Vergine Maria, che siamo chiamati ad accogliere ascoltando e obbedendo alla Parola e ponendo gesti concreti e quotidiani di amore nella realtà in cui viviamo. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina