Omelia nella memoria di Tutti i Santi della Chiesa Prenestina

Palestrina, Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Sabato 5 novembre 2022

Con tutta la nostra Chiesa diocesana celebriamo oggi la Memoria di Tutti i Santi della Chiesa Prenestina. E come la Solennità di Tutti i Santi che abbiamo celebrato il 1° novembre scorso ci ricordava che tutti i cristiani sono chiamati alla santità, così oggi questa memoria vuole essere un richiamo a vivere la santità per noi, per noi che abitiamo in questa terra, per noi che proviamo a essere discepoli-missionari del Signore qui a Palestrina e nel suo territorio diocesano, chiamati a divenire gli uni per gli altri i “santi della porta accanto”.

Ma oggi desideriamo anche pregare per coloro che, anonimi e non elevati agli onori degli altari, sono stati per noi “santi”: i nostri genitori, i nonni, i figli prematuramente defunti, i nostri amici, i nostri Vescovi, sacerdoti, diaconi, le nostre suore, in questo giorno vogliamo pregare anche per il Cardinale Bernardin Gantin, già Cardinale Vescovo di questa Chiesa Suburbicaria che quest’anno avrebbe compiuto 100 anni e con loro desideriamo pregare anche per coloro che nessuno mai ricorda.

Essi sono i nostri santi. Nella Chiesa antica i cristiani tra loro si chiamavano “santi” perché in virtù del Battesimo ricevuto tutti possiamo vivere la santità come misura alta della vita cristiana ordinaria anche se spesso non vi riusciamo a causa del nostro peccato, della libertà che lasciataci da Dio, spesso usiamo male. Non per metterci al Suo seguito ma in contrapposizione a Lui e ai fratelli. O quanto meno vivendo nell’indifferenza verso la Sua presenza.

E così oggi desideriamo anche pregare gli uni per gli altri. I nostri defunti sicuramente per il mistero che chiamiamo “della comunione dei santi” pregano per noi, ancora in cammino verso l’eternità, ancora in cammino per realizzare la santità alla quale siamo chiamati e noi, con la nostra preghiera di intercessione e suffragio preghiamo per i defunti della nostra Chiesa che non sono ancora entrati nella gloria dei Santi perché purificati dalla Misericordia di Dio da ogni traccia di umana fragilità possano al più presto entrare nella Gerusalemme del Cielo.

Celebrando questa festa, dunque, comprendiamo che i santi e le sante di tutti i tempi non sono solo dei simboli, delle statue che vediamo in chiesa e che ci rappresentano persone vissute più o meno lontane da noi nel tempo, persone irraggiungibili … al contrario essi sono persone che hanno vissuto con i piedi sulla terra, hanno sperimentato la durezza della vita quotidiana, hanno sperimentato successi e sconfitte, gioie e dolori ma trovando sempre nel Signore la forza di rialzarsi in piedi e rimettersi in cammino non soltanto al suo seguito ma con la sua compagnia.

E così diventano per noi stimolo a fare altrettanto e a pregare per chi non vi è riuscito o vi è riuscito solo parzialmente.

La santità non si raggiunge infatti con le nostre sole forze ma è frutto della grazia di Dio, del suo amore che ci viene donato attraverso i sacramenti e della nostra libera risposta.

La santità possiamo allora dire che è DONO e CHIAMATA.

In quanto grazia di Dio è DONO suo, è qualcosa che non possiamo comperare ma che dobbiamo accogliere, partecipando così alla sua stessa vita divina mediante lo Spirito Santo che abita in noi dal giorno del nostro Battesimo. Diventare santi si tratta di maturare sempre di più la consapevolezza che siamo innestati in Cristo, come il tralcio è unito alla vite, e pertanto dobbiamo e possiamo vivere con Lui e in Lui da figli di Dio.

Allora la santità è vivere in piena comunione con Dio, già adesso, durante la nostra vita.

Ma la santità oltre che dono è anche CHIAMATA, è una vocazione comune di tutti noi cristiani, dei discepoli di Cristo; è la strada di pienezza che ogni cristiano è chiamato a percorrere nella fede, procedendo verso la meta finale: la comunione definitiva con Dio nella vita eterna.

La santità diventa così risposta al dono di Dio, perché si manifesta come assunzione di responsabilità. In questa prospettiva è importante assumere un quotidiano impegno di santificazione nelle condizioni, nei doveri e nelle circostanze della nostra vita, cercando di vivere ogni cosa con amore e carità.

I Santi della nostra Chiesa che oggi celebriamo sono fratelli e sorelle che hanno ammesso nella loro vita di avere bisogno di questa luce divina, abbandonandosi ad essa con fiducia. E ora, davanti al trono di Dio, cantano in eterno la sua gloria. Essi costituiscono la “città santa”, alla quale guardiamo con speranza, come alla nostra meta definitiva, mentre siamo pellegrini in questa “città terrena”. Camminiamo verso quella “città santa” dove ci aspettano questi fratelli e sorelle santi.

È vero, noi siamo affaticati dall’asprezza del cammino, ma la speranza ci dà la forza di andare avanti. Guardando alla loro vita, siamo stimolati a imitarli. Tra loro ci sono tanti testimoni di una santità, come dicevo, “della porta accanto, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio”.

Il loro ricordo ci faccia allora alzare gli occhi al Cielo: non per dimenticare la realtà della terra, ma per affrontarla con più coraggio, con più speranza. E sempre sicuri di avere con noi la presenza di Colui che ci dona lo Spirito Santo, la sua forza ed il suo vigore per vivere la santità, le beatitudini che non vuol dire essere esonerati dalle prove della vita ma essere continuamente consolati, sostenuti, amati dall’amore di Dio, di Gesù che è il vero beato che mite, perseguitato, calunniato, tradito ha sempre però sperimentato la beatitudine della presenza del Padre in Lui e accanto a Lui e così è divenuto per noi il vero modello della Santità che ci dona il suo Spirito e ci chiama a seguire il Suo esempio.

E se coloro che ci hanno preceduto nel cammino della santità non hanno risposto in pienezza, compiutamente al dono ricevuto della vita di Dio in loro, stamane chiediamo perdono per loro, chiediamo perdono per i loro peccati così come speriamo che loro intercedano per noi presso Dio perché ci perdoni i nostri peccati ora e nell’ora della morte quando, abbandonati ad essa, avremo bisogno che altri – in Cielo o in terra – preghino per noi affinché raggiungiamo la pienezza eterna della vita e per sempre possiamo entrare nella compagnia gloriosa dei Santi della Chiesa Prenestina e di tutta la Santa Chiesa. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina