Cari fratelli e sorelle,
cari amici e amiche che tra poco – chi per la prima volta, chi per l’ennesima volta – verrete istituiti quali Ministri Straordinari della Santa Comunione!
Con gioia celebriamo la Solennità del Corpo e del Sangue del Signore: il Corpus Domini!
Una Solennità che ci proietta all’esterno delle nostre Chiese. Che ci fa comprendere quanto l’Eucaristia è e chiede a tutti noi.
Nel Giovedì Santo abbiamo celebrato l’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù. Mandato dal Padre nel mondo per rivelarci l’amore eterno e fedele del Padre per tutti, anche per i tanti figli che lungo il cammino della vita si allontanano da Lui, durante l’ultima cena ha donato i segni sacramentali del pane e del vino lasciandoci la presenza reale del suo corpo e del suo sangue che abbiamo ricevuto ed adorato. Un segno, quello lasciatoci da Gesù nel primo Giovedì Santo della storia, che ha assunto significato nel Venerdì Santo quando Gesù ha sostanziato il gesto dell’istituzione dell’Eucaristia con il dono reale del suo corpo e del suo sangue sulla croce e poi risorgendo da morte nella notte che nessuno ha potuto conoscere, la notte tra il sabato e il primo giorno della settimana: la Pasqua!
Nel Giovedì Santo abbiamo dunque celebrato l’istituzione dell’Eucaristia tramite la quale Gesù anche oggi continua a darci la sua carne da mangiare. Ossia continua a riempirei del Suo amore, dell’amore del Padre che per amare l’uomo peccatore, per amare tutti noi, ha dato suo Figlio, Gesù, che come era entrato nel mondo incarnandosi nel grembo della Vergine Maria, ora vuole entrare in noi dandosi come carne da mangiare. Ossia chiedendo a noi di accogliere la Sua Parola, la Sua logica di donazione totale, di amore, affinché amati immensamente, amiamo.
Se dunque la celebrazione eucaristica del Giovedì Santo si concludeva all’altare della reposizione dove abbiamo adorato nella notte il Corpo del Signore, oggi la celebrazione si concluderà con la processione eucaristica dove non porteremo una reliquia di Gesù, ma la sua stessa presenza reale sacramentale, per le strade sulle quali l’uomo vive, soffre, gioisce e lavora … quasi a dire che chi accoglie in sé l’Eucaristia, chi si comunica al sacramento del Corpo e del Sangue di Gesù non riceve in sé un qualsiasi tipo di pane che chi ne mangia sarà poi destinato a morire, ma riceve un pane che è Cristo stesso, che è Cristo amore infinito, che riempie il cuore di chi lo riceve e lo spinge così ad amare i fratelli, a vivere in comunione con loro, a essere costruttore di comunione tra gli uomini, a essere promotore di comunione affinché insieme si consegua il bene comune e al termine della vita, l’eternità.
Nella prima lettura abbiamo sentito come da sempre chi è chiamato da Dio è chiamato ad essere membro del suo popolo e a vivere in cammino. Sì, la nostra vita è un continuo cammino verso la meta eterna. Ma è un cammino dove non mancano sicuramente le gioie ma anche tante prove. È un cammino su un terreno che spesso appare desertico, che non ci risparmia di attraversare deserti culturali e sociali.
Pensiamo per un attimo al nostro mondo: quanti mali … Se l’Eucaristia è dono totale di amore offerto a tutti per la comunione tra noi e Dio e quindi tra noi, notiamo anche però che non è sempre così. L’egoismo ci divide, la pace tra le nazioni è minacciata, la creazione geme a causa dello sfruttamento eccessivo di essa da parte dell’uomo, le sofferenze causate da malattie o dagli uomini che sfruttano altri uomini continuano a popolare la terra, i ricchi sempre più ricchi a scapito dei poveri sempre più poveri continuano a prosperare … potremmo ancora sottolineare tante altre prove nel cammino che la vita di ciascuno e di tutti noi insieme siamo chiamati ad affrontare. Per citarne soltanto uno – ma sarebbero molti di più – sottolineo un disagio culturale che ci rende difficile il cammino: oggi ciò che conta è il piacere, il bello esteriore, non ci si ferma alla sostanza delle cose ma allo stile, al design, e non si bada più alla robustezza delle cose. E in base a questo principio si ascolta e si decide soltanto in base alla ricerca di piacere ed esteticità che l’uomo ricerca. La Cancel Culture che cancella tutto ciò che è storia, che è ricordo e memoria del passato rende certamente più arduo il cammino dell’uomo che quando non trova più le proprie radici personali e comunitarie non sa più come camminare, dove andare, e si perde dietro concetti illusori e improvvisati di felicità propinata a basso prezzo. Nel contesto della Cancel Culture leggevo nei giorni scorsi che in un distretto degli Stati Uniti d’America si vuole vietare la lettura della Bibbia ai ragazzi e giovani perché in essa si descrivono anche fatti scabrosi, di guerra, mentre invece occorre presentare loro soltanto ciò che provoca piacere qui e adesso. Mi domando se non siamo alla follia: voler cancellare anche quel Libro che è la rivelazione di una storia – sì di peccato – ma innanzi tutto di salvezza! La salvezza che Dio ha operato per noi sue creature.
Ebbene in questo contesto sociale e culturale noi cristiani, popolo dell’Eucaristia, saziati da questo cibo che nutre per la vita eterna e ci sostiene con la forza dell’amore che ci infonde nel cuore, non dobbiamo mai smettere di camminare. Camminare verso la meta eterna e camminare con chi incontriamo sulle nostre strade per annunciare a loro l’amore con il quale il Signore, tramite il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue ci riempie abbondantemente affinché abbondantemente possiamo donare questo amore al mondo.
Nel Vangelo Gesù ci dice che “colui che mangia me vivrà per me” parola che possiamo leggere in due modi: “vivrà per me” ossia grazie a me che mi dono a lui amandolo e sostenendolo nel cammino della vita e “vivrà per me” ossia dedicandosi continuamente a me attraverso la preghiera, lo stare in comunione con me ma anche vivendo la vita continuamente da discepolo-missionario di Gesù. Vivere per Gesù significa infatti vivere per annunciarlo e condividere quell’unico pane in cui Lui si dona nell’Eucaristia affinché noi siamo, benché molti, un solo corpo in quanto tutti partecipiamo all’unico pane. E perché insieme a noi molti altri, possibilmente tutti, giungano a vivere in comunione perché anche grazie alla nostra testimonianza umile ma autentica sappiano riconoscere nel pane che alimenta noi, quel pane necessario per tutti per poter attraversare il deserto della vita e giungere alla meta eterna.
Cari Ministri Straordinari della Santa Comunione, in questo contesto mi è facile rivolgermi a voi.
Siete chiamati innanzitutto a comprendere voi cosa sia l’Eucaristia. Certamente dal punto di vista dottrinale: non è la reliquia di Gesù, ma è il pane che per l’azione dello Spirito Santo diviene il corpo di Gesù. Gesù che è asceso in Cielo e siede alla destra del Padre ma che si rende sacramentalmente presente nel pane e nel vino per essere mangiato e adorato ma non come una cosa ma come una forza che dentro di noi ci chiama a conversione, ci cambia perché ci colma del suo amore e ci spinge a portare a tutti questo amore.
Paradossalmente tutti i cristiani che si accostano all’Eucaristia dovrebbero essere anche Ministri straordinari perché tutti impegnati a condividere con gli altri l’amore ricevuto. Se questo è possibile, anzi doveroso, per tutti nella pratica della vita cristiana. Per voi si aggiunge il compito di rendere questa realtà un segno visibile, tangibile, portando la santa comunione ai malati, agli anziani e aiutando i vostri sacerdoti – in assenza di ministri ordinari dell’Eucaristia che li aiutino – a distribuire la Santa Comunione ai fedeli durante le grandi celebrazioni.
A voi, per il peculiare servizio che la Chiesa oggi vi affida, chiedo di essere uomini e donne di preghiera, ascoltatori della Parola di quel Dio che chiede a voi di farvi portatori del corpo e del sangue di Gesù. Quando porterete la comunione ai malati non fate mai mancare loro la possibilità di ascoltare e meditare con voi un brano di Parola di Dio, aiutateli a pregare con calma e ad illuminare la loro situazione non sempre facile con la preghiera all’Eucaristia che donate loro affinché sentano che Cristo che dona il suo corpo e il suo sangue per noi è veramente viatico, compagnia nel viaggio dell’esistenza. Spiegate e vivete, vivete e spiegate che Eucaristia significa rendere grazie. Siate persone che sanno rendere grazie con Cristo al Padre nello Spirito con una vita conforme al Mistero che ricevete e portate e coinvolgete nel rendimento di grazie anche tutti coloro che con voi e grazie a voi mangeranno il pane della vita.
Tra poco si snoderà la processione eucaristica – icona, immagine, del popolo di Dio in cammino nutrito da Gesù che mai ci lascia soli – sarà immagine sinodale, di gente diversa, ciascuno diverso dall’altro ma tutti insieme in cammino con Cristo e verso la meta dove Dio sarà tutto in tutti. Cari Ministri invitate tutti, ma proprio tutti coloro che incontrerete a questo cammino. Non tanto – lo comprendete – alla processione … ma a stare uniti al cammino della Chiesa che con gioia si sente amata dal Signore, che con gioia canta al suo Pastore, che con gioia invita tutti alla comunione in attesa di risorgere con Cristo e raggiungere l’eternità beata. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina