Tivoli, Chiesa di Santa Maria Maggiore, Giovedì 15 agosto 2019
In questa grande solennità della Chiesa: l’Assunzione al Cielo in anima e corpo di Maria, la liturgia ci propone il Vangelo della visitazione.
Maria, dopo aver saputo dall’arcangelo Gabriele che sarebbe diventata la Madre del Signore e che anche sua cugina Elisabetta, che era sterile ed anziana, attendeva un figlio, parte, si incammina. Si muove con alcune motivazioni che possiamo tentare di immaginare: vuole andare a contemplare il segno lasciatole dall’arcangelo Gabriele – anche tua cugina pur essendo sterile ed anziana sta aspettando un figlio … –, oppure desidera andare a servire la cugina Elisabetta non più giovanissima e rimasta incinta oppure – e questa pare la motivazione principale – vuole andare a condividere la gioia ma anche l’ansia, lo sconcerto, gli interrogativi suscitati da una maternità così inattesa e straordinaria.
Maria ed Elisabetta si incontrano per condividere la gioia della loro duplice maternità. Una gioia simile ma diversa. Per Elisabetta è la gioia di una maternità desiderata, chiesta con fede nella preghiera. Per Maria, invece, è qualcosa di sconvolgente, che sconvolge i suoi piani, la sorprende, e la sorprende ancor più perché le viene rivelato Chi genererà: il Figlio di Dio, l’Emmanuele, il Dio-con-noi!
Queste due dimensioni che si incontrano: il desiderio esaudito di Elisabetta e la meraviglia, lo stupore per qualcosa – come la maternità di Maria che conduce oltre se stessi, che fa accadere qualcosa di più grande di quanto immaginiamo, permette di generare Cristo al mondo – conduce a vivere la beatitudine della fede, conduce a vivere quella gioia profonda che Elisabetta riconosce in Maria salutandola come “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno”.
Maria, dunque, si è messa in viaggio verso la cugina Elisabetta.
Ed anche oggi, in questa Solennità, si mette in viaggio verso di noi, si presenta a noi con il bel titolo di Assunta in Cielo in anima e corpo per donarci una promessa, per farci partecipi di una promessa che Dio ha mantenuto. E la promessa è questa: non rimarremo per sempre prigionieri della morte, dei nostri fallimenti, delle nostre delusioni …
Maria viene a noi per dirci di avere speranza. Viene a ripeterci e confermarci che come Lei, la donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle saremo partecipi dell’eternità, dello stare per sempre in quella totalità di Amore che in Gesù Cristo, il Padre ha manifestato affinché credendo in Lui anche noi risorgiamo e partecipiamo all’eternità.
In altre parole Maria ci viene a confermare come anche noi, Chiesa di battezzati, identificata dall’Apocalisse come “donna”, vestita di sole ossia investita dalla luce della grazia divina ricevuta con il Battesimo; con la luna sotto i piedi ossia in contatto con la storia, con il nostro tempo, ma non riducibile, racchiudibile in essa perché la Chiesa essendo di Cristo ed investita della grazia divina ha una dimensione trascendente la storia proprio perché sempre accompagnata da Dio nel suo cammino nel mondo; portando sul suo capo una corona – ossia il segno della vittoria, il segno di un popolo vittorioso che è la Chiesa di cui Maria è immagine e modello –, una corona di dodici stelle, e ancora dodici ci ricorda il numero delle Tribù di Israele che compongono il popolo dell’alleanza, il popolo eletto e degli Apostoli e quindi ci rimanda alla realtà del nuovo popolo di Dio, del nuovo popolo dell’alleanza che è la Chiesa.
Ebbene questa donna che è membro eletto della Chiesa, è Madre della Chiesa e modello della Chiesa è già assunta nella gloria, è già una con Dio e viene a confermarci con la sua stessa esistenza che non è rimasta prigioniera della morte, che per Lei già si è realizzato come si realizzerà per tutti i credenti quanto l’Apostolo Paolo ha scritto ai Corinzi: “Come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita”!
Ed è la notizia più bella che ci possa giungere in questa festa che viene chiamata anche Pasqua di mezz’estate.
È più bella notizia che possa giungere a chi ha amato: a una madre che ha amato i suoi figli e ne vede uno morire, a un figlio che vede morire un suo caro, a uno sposo che vede morire la sua sposa e via dicendo … Anche quando la morte sembra strapparci gli affetti più cari, anche quando va contro natura come quando a una madre muore un figlio, anche quando noi pensando alla nostra morte a volte abbiamo paura e siamo tristi nel lasciare questa terra, ebbene, Cristo, Colui che ha messo la morte sotto i suoi piedi – ci dice la festa che oggi celebriamo – ti restituirà la vita che ti è stata tolta e te la restituirà per sempre!
È quanto è accaduto a Maria: quando appena partorito il figlio, secondo Apocalisse, l’enorme drago rosso con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi ossia pieno di vitalità, di brama avida di potere, di falsità, con una coda che trascinava sulla terra un terzo delle stelle del cielo facendole precipitare per distruggere l’umanità era pronto a divorare quel Figlio ma esso è stato rapito verso Dio e verso il suo trono e lei – la madre, Maria, l’immagine della Chiesa, fuggì nel deserto dove Dio le ha preparato una tenda, dove per l’eternità la accompagnerà e terrà con sé per sempre.
Ebbene, Maria, oggi viene a dirci con il mistero della sua Assunzione che quello che ha vissuto Lei anche noi, anche la Chiesa simboleggiata nella figura della donna nell’Apocalisse, lo vivrà. Anche noi, come dice Paolo, se apparteniamo a Cristo apparteniamo al regno della vita e non della morte. E questa vita piena, vera, eterna è il desiderio di Dio per ciascuno di noi.
Certamente, il drago che ci minaccia, che vuole divorare la nostra vita e consegnarla alla morte, che trascinando sulla terra le stelle del cielo vuole annullare la trascendenza e portare tutto all’immanenza, vorrebbe annullare Dio per sostituire Dio con l’io egoista dell’uomo e consegnarci per sempre alla morte, vorrebbe anche oggi divorare Cristo che nella fede la Chiesa è chiamata a generare al mondo con la propria testimonianza e con la propria predicazione. Questo enorme drago rosso, il principe delle tenebre, il diavolo, il male in senso assoluto spesso non è soltanto di fronte a noi ma anche dentro di noi. Ci vuole impedire di vivere da cristiani, nella gioia, nella pace e nell’amore riempiendoci la vita di continui desideri di morte, segnandocela da continue ombre di morte. Ci vuole indurre a credere che per vivere bene bisogna vivere la vita rendendoci autonomi da Dio, chiudendoci le strade della speranza, facendoci credere che più che sperare in un futuro eterno è preferibile credere in ciò che è trascorso, in ciò che ho sperimentato, che è immanente e ho toccato … il drago ci vuole illudere per farci cambiare i desideri di vita in desideri di morte.
La Vergine Maria, con la sua assunzione in cielo, non soltanto ci promette: tu risorgerai come me, ma ci insegna anche a vivere all’altezza di Dio. All’altezza del Suo Cielo. Ci insegna a cantare il Magnificat, a ringraziare e lodare Dio, non per quello che si ha, ma per tutto quello che non si ha, perché si è niente, solo povera e umile terra, ma guardata e amata da Dio, che vi semina le sue promesse e vi fa maturare i suoi frutti. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina