Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Martedì 8 dicembre 2020
Signor Sindaco, illustri autorità, cari sacerdoti, fratelli e sorelle!
364 anni or sono i nostri avi furono salvati dalla peste grazie a un voto che fecero all’Immacolata e da allora, ogni anno essi si ritrovarono qui, come anche noi stasera, per ringraziare Maria per aver interceduto presso Dio e aver salvato il nostro popolo.
Quest’anno, però, ci ritroviamo qui in una condizione assai simile a quella di allora. Siamo in un anno inimmaginabile dove la pandemia da Covid-19 – la peste di questo tempo – ha intaccato e invaso pressoché tutta la popolazione mondiale. E con questa pandemia si è diffusa tra tutti una crisi di senso generale, una inquietudine profonda, una paura reciproca – oserei dire – che probabilmente sono peggio della peste e della pandemia. Cresce la paura e vengono meno la fiducia in tutte le sue forme, viene meno il gusto per la vita e siamo angosciati. Angosciati, direi, non soltanto per la paura della morte che vediamo più da vicino come reale possibilità per tutti – quasi come se ce ne fossimo dimenticati … –, angosciati perché vediamo le difficoltà economiche che crescono, i ricchi che diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e sempre più numerosi; ci accorgiamo che sta entrando nel modo di pensare che la vita di un anziano vale meno di quella di un giovane … Ci accorgiamo che la politica coglie anche queste catastrofi pandemiche per far passare leggi contro l’uomo, la vita, la famiglia … Notiamo che come isolati tra noi a causa della pandemia ci affidiamo sempre più ai media digitali i cui detentori della proprietà arricchiscono, acquisiscono i nostri dati e diventano padroni anche delle nostre relazioni e ci rendiamo ancor più conto che la massificazione culturale sta divenendo realtà. E tutto questo ci fa ancor più paura perché sta mettendo in crisi un senso di onnipotenza che l’uomo, ritenendosi come dio, pensava di aver raggiunto. E così cerchiamo subito a chi dare la colpa: alla politica, a chi ci governa a vari livelli – e un po’ di verità ci sarà anche … –. Ma sta di fatto che tutto ciò che ci sembrava dovuto e scontato ora sta venendo meno.
Come salvarci allora da questa situazione generale dove il coronavirus ha messo in evidenza ben più di quanto inizialmente pensassimo?
Occorre tornare alla origini!
E celebrare l’Immacolata Vergine Maria significa proprio questo.
Vorrei che la festa di oggi fosse per tutti come una boccata di ossigeno ma non perché pensiamo o speriamo – anche se è più che legittimo sperarlo e anche chiederglielo nella preghiera – che per intercessione dell’Immacolata possa cessare presto questa crisi sanitaria mondiale e tutto ciò che ne consegue compreso il nostro egoismo che forse sta affermandosi più che la carità vicendevole come ingenuamente speravamo all’inizio di questo tempo incredibile, ma che ci aiutasse a guardare a Maria come ritorno alla creazione originaria, alla promessa di Dio e alla fiducia nell’uomo.
Le letture di oggi ci parlano proprio di questo.
Nella prima lettura ci è stato narrato del nascondimento di Adamo dalla presenza di Dio. Dopo il peccato delle origini, Adamo si nasconde. E Adamo è un po’ tutti noi. La domanda che Dio gli pone: “Adamo dove sei?” ci riguarda intimamente un po’ tutti: come individui, come comunità, come Chiesa.
Dove siamo? Chi siamo? A questa domanda se abbiamo sempre fatto fatica a rispondere, fatichiamo ancora più oggi.
Cerchiamo la risposta e mentre ci sembra di averla trovata credendoci qualcuno indipendentemente da chi ci ha creati, ecco che arrivano le tragedie, le grandi prove di massa … e si ripropone la questione: ma chi siamo? E ci scopriamo da una parte immagine di Dio e dall’altra argilla fragile; da una parte figli e dall’altra dei ribelli; da una parte sazi e dall’altra assetati …
In fondo siamo questo ma abbiamo paura ad ammetterlo a noi stessi e agli altri.
Quando Dio domanda ad Adamo “dove sei?” e Adamo di cui tutti siamo figli risponde a Dio che si è nascosto perché ha avuto paura e si è scoperto nudo in fondo dice una grande verità su se stesso e sull’umanità. La nudità, infatti, nella Bibbia ha due significati: uno che è quello di “vergogna” ma anche un altro che è quello di “verità”.
Ecco che allora ciò che stiamo scoprendo di essere con questa peste del XXI secolo che ha fatto venire alla luce un sacco di virus collaterali – egoismo, sopraffazione degli uni sugli altri, interessi economici, distanze e divisioni … – ci ha fatto riconoscere la nudità come situazione naturale dell’uomo, come la sua verità. Ma proprio questo riconoscimento – e questo sarebbe già un grande miracolo dell’Immacolata – dovrebbe portarci a riconciliarci con noi stessi, con gli altri e con Dio!
Saremmo tutti tentati di fuggire dalla situazione che si è creata.
E non parlo solo di quella sanitaria ma della cultura assurda nella quale abbiamo forse scoperto di essere immersi …, ma non serve … Bisogna rimanere e capire che Dio non è altrove, non è fuori dalla nostra storia, ma c’è, c’è in modo diverso da un risolutore automatico di tutti i problemi. Dio non è altrove, ma è altrimenti …
Sì, solo ai figli di Adamo che si riconoscono con i loro limiti e fragilità davanti a Dio e senza fuggire si fermano e si affidano al compimento di Dio e operano per una umanità nuova, è ridata salvezza e speranza.
Maria rappresenta tutto questo!
Il racconto dell’annunciazione che è stato proclamato nel Vangelo appena ascoltato è collocato nel Vangelo di Luca nei primi due capitoli che sono tutti orientati al compimento della nostra salvezza, all’entrata nel mondo di Gesù, l’Emmanuele, il Dio con noi e per noi che celebreremo tra poche settimane. Ciò che interessa all’evangelista è la nascita di Colui che sarà chiamato figlio di Dio.
La sterilità e la vecchiaia di Elisabetta mettono in luce la continuità tra il presente e il passato. Anche le grandi madri di Israele avevano superato le stesse difficoltà grazie all’intervento di Dio …
Con Maria, invece, no! Con Maria invece accade qualcosa di nuovo, perché lo Spirito che opera in Lei è una potenza creatrice, come lo Spirito creatore scenderà sulla prima comunità cristiana nel giorno di Pentecoste. Di più, Maria, preservata dal peccato per dare inizio ad una nuova umanità, a differenza di Eva e Adamo, crede nella Parola di Dio: non dubita, non pensa che Dio sia geloso dei propri privilegi, non si mette in competizione con Dio. Si mette a disposizione per un progetto che La supera. E davanti all’annuncio di questo progetto non si nasconde come Adamo ma all’annuncio dell’angelo si mette in cammino. Si mette in cammino per capire il mistero che dimora in Lei e nel futuro di Dio.
La sua domanda: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?” non esprime dubbio o incertezza, ma la sapienza dei semplici. Perché il grado di realizzazione di una vita consiste nel comprendere la grazia che alberga, vive, è presente nella propria situazione, dentro il proprio stato, dentro a ciò che ci è toccato in sorte.
Maria, preservata fin dalle origini dal peccato per essere degna madre di Gesù, ci insegna dunque oggi a guarire dalla sfiducia dandoci una certezza ossia che la nostra vita con le proprie crisi e disobbedienze è lì, sotto gli occhi dell’Onnipotente. Che non abbiamo bisogno di nasconderla o di vivere nella paura. Ma dobbiamo soltanto, come in fondo fecero i nostri padri 364 anni or sono, metterla nelle mani di Dio, dell’unico che può strapparla dalla morte.
Maria Immacolata a cui guardiamo con fede ci aiuti dunque a ritrovare la centralità di Dio negli impegni quotidiani, ci aiuti a non perdere il senso cristiano della vita, nemmeno di quanto stiamo vivendo in questi mesi, dove saremmo tentati di perderci, deprimerci, oppure di buttarci ancora in opere socialmente utili, nell’impegno politico – valori importanti, intendiamoci – ma dimenticando così che un credente trova solo in Dio la ragione ultima per costruire la città dell’uomo e in questa città, anche se invasa dalla pandemia, continuare a vivere e sperare, continuare a stare e costruire.
Nel Vangelo abbiamo sentito come ricevuto l’annuncio, Maria non se ne andò lontano dagli uomini, non si mise in quarantena fiduciaria, ma corse da Elisabetta, sua parente, motivata da un’unica attesa: comprendere e servire il tempo della visita, il tempo della grazia per i figli di Adamo.
Che per intercessione dell’Immacolata accada tutto questo anche in noi oggi. E così, con il Suo aiuto e la sua intercessione, anche la pandemia si relativizzerà e sarà vinta dal vaccino dell’Immacolata, dal vaccino di Colei che ci insegna a riporci totalmente in Colui che ci chiama alla perfezione, alla santità, alla purezza, alla vita autenticamente cristiana. Alla vita come quella di Maria. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina