Omelia nella Solennità di San Giuseppe

Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Giovedì 19 marzo 2020

Con tutta la Chiesa oggi guardiamo al grande San Giuseppe.

Lo facciamo a conclusione del 150° anniversario della sua proclamazione da parte del Papa Pio IX a Patrono della Chiesa universale.

Lo facciamo in questa Eucaristia nella quale ringraziamo con Cristo, il Padre, nello Spirito per averci dato questo grande esempio di fede da imitare.

E lo facciamo in questo tempo incredibile di coronavirus dove paura, depressione, potrebbero prendere soprattutto i più deboli, chi fino ad oggi ha avuto la vita piena di tante cose per cui non ha avuto tempo per contattare se stesso, per dialogare cuore a cuore con Dio, andando dietro soltanto i suoi progetti.

I nostri progetti…

Anche Giuseppe li aveva. Aveva il progetto di sposarsi con Maria: la sua promessa sposa!

Ma per Giuseppe, come avviene tanto spesso per noi, il suo grande progetto viene infranto.

Maria aspetta un figlio che non è di Giuseppe!

Dio aveva un altro progetto per questo uomo giusto. Doveva entrare nella storia secondo le profezie tramite la discendenza di Davide. E sceglie questo modo imprevisto per entrare nel mondo e realizzare le promesse.

Dio sceglie quella coppia tranquilla, serena, giusta: Maria e Giuseppe per entrare nella storia come Salvatore dell’umanità, salvatore per sempre del mondo e della storia, salvatore dal peccato e dalla morte!

Dio è così. Non sta ai nostri piccoli giochi. Forse lo abbiamo sperimentato anche noi alcune volte.

Quando tutto sembra già preordinato, quando tutto sembra andar bene, quando ci sembra di aver tutto sotto controllo: arriva Lui e butta per aria le nostre carte. Ci vuol far comprendere che è tutto buono ciò che facciamo ma Lui e soltanto Lui conduce la storia. Lui e soltanto Lui la conduce a salvezza attraverso delle virate alle nostre rotte troppo umane che lì per lì fatichiamo a comprendere.

Giuseppe che in un attimo avrà visto infrangere i suoi sogni, sarà rimasto turbato.

La Legge gli avrebbe addirittura consentito di ripudiare Maria e ricominciare da capo.

Ma l’insoddisfazione lo turba ancora di più. I suoi piani umani di una bella e santa famiglia che pensava di costruire a modo suo e che saltano per aria sono difficili da comprendere. Ma nel sogno – ai giusti Dio si rivela nel sonno in più episodi della Bibbia … – Dio fa comprendere a Giuseppe quale è il suo piano: scendere sulla terra, farsi carne, attraverso questa situazione che umanamente lo turba, che umanamente avrebbe un’altra soluzione – il libello di ripudio da dare a Maria – ma con realismo, con il realismo della fede, Giuseppe sa leggere anche in questa situazione che Dio vuole qualcosa di più grande per lui e tramite lui e Maria per l’umanità.

E allora si sveglia dal sonno. La Bibbia usa per dire di questo risveglio lo stesso verbo greco che si usa per dire che uno è risorto. Giuseppe, potremmo dire, risorge. Si fida di Dio, prende con sé Maria sua sposa e dice sì al progetto divino. E inizia a vivere da risorto accettando con fede che si realizzi quanto l’angelo gli aveva annunciato e così condividerà la gioia di Betlemme, la vita di Nazareth con Gesù fanciullo, con Maria sua madre. E così Giuseppe diventa un grande modello per noi. Modello di come tutti siamo chiamati a fidarci di Dio.

Modello di come custodire il Redentore – custodire che non vuol dire tenere la nostra fede in Lui per noi ma condividerla, poiché la fede si rafforza soltanto donandola –.

Modello della Chiesa intera che come Giuseppe deve lasciar andare in crisi tutti i suoi progetti, le sue organizzazioni, le sue tradizioni che danno sicurezza umana per aprirsi con fede ai progetti di un Dio che a volte ci sorprende, ci manda tutto per aria, ma che rimane fedele all’uomo, alla sua creatura e come a Giuseppe vuole donare la possibilità di vivere una fede non tanto teorica ma reale, fatta di accettazione concreta della Madre del Salvatore, di un Dio che si fa bambino e cresce nella sua famiglia e che lui, il giusto falegname di Nazareth dovrà educare nella propria umanità come ogni buon padre che accetta il figlio che Dio gli dà, che deve educarlo e poi lasciarlo libero di seguire il suo destino che se è quello che Dio gli ha preparato sarà sicuramente un destino di bene.

Come tutta la liturgia di questi giorni anche la festa odierna la leggiamo in tempo di coronavirus.

Anche noi avevamo dei piani umani, piani pastorali, di lavoro, di futuro, piani di vita famigliare … e poi è arrivato improvvisamente un virus addirittura impercettibile che ci ha sconvolto tutti i piani … Che fare? Avvilirci, piangerci addosso?

Certo, saremmo ipocriti se dicessimo che non stiamo soffrendo per chi è ammalato, per chi muore solo, per il fatto di non poter rivedere e non si sa fino a quando: parenti, amici e conoscenti. Siamo tutti increduli, impauriti, attoniti!

Ma non è che anche questo stravolgimento di tutte le nostre sicurezze, anche del nostro modo abbastanza comodo di vivere la fede, non sia una occasione per scoprire cosa Dio voglia oggi da noi? Da me, da ciascuno di voi che mi ascoltate, dalla Chiesa stessa?

Sicuramente questa esperienza ci sta facendo comprendere una cosa: che i nostri sogni se troppo umani prima o poi si infrangono per mille ragioni. Cosa ci rimane di unico, di solo a cui attaccarci fortemente e con fede totale? Dio!

Dio che è padrone della storia e delle nostre vite sempre. Anche quando sembra che si sia addormentato. Anche quando gli gridiamo come gli apostoli sulla barca tra la tempesta: “svegliati” e pare che lui continui a dormire.

No, Lui c’è. A Lui affidiamoci e rivediamo con Lui tutti i nostri piani, tutta la nostra vita, la nostra pastorale, i nostri rapporti interpersonali. Lui c’è fidiamoci e come Giuseppe e con Giuseppe accogliamo la vita con i suoi imprevisti e continuiamo a camminare nella nostra storia. Travagliata fin che volete ma con una presenza che non muta, l’unica affidabile: la presenza del Dio di Gesù Cristo che sempre ci accompagna.

Che San Giuseppe interceda per tutti noi. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina