Omelia nella Solennità di San Lorenzo diacono e martire, 2021

Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Martedì 10 agosto 2021

Signor Sindaco, illustri autorità, fratelli e sorelle nel Signore!

Con la Santa Messa di questa sera rendiamo grazie al Padre, con Cristo, nello Spirito Santo per il diacono e martire Lorenzo: patrono della nostra città e Diocesi.

Celebrare un Santo come Lorenzo, tuttavia, ai giorni nostri, nella nostra epoca cambiata rispetto a un passato anche recente dove essere cristiani era patrimonio culturale comune, mentre stiamo attraversando l’epoca della cultura liquida se non addirittura gassosa …, segnata da mancanza di punti di riferimento sicuri, di crisi dell’identità antropologica per cui ci domandiamo senza riuscire sempre a dare una chiara risposta: “chi è l’uomo?” … un’epoca segnata dalla pandemia da Covid che ancora non è terminata … cosa può voler dire?

Tento di dare una risposta guardando a chi era Lorenzo, a come è vissuto e si è comportato per poi cercare di trarne qualche insegnamento per tutti a partire da me.

Lorenzo era un giovane colto e intelligente, che viveva il Vangelo, che credeva profondamente nel Dio di Gesù Cristo in una Chiesa – quella del III secolo – che non era certo strutturata come quella che conosciamo noi. Una Chiesa composta caso mai da comunità piccole, meno organizzate, ma certamente più attente a vivere la Parola di Dio, a nutrirsi di Parola di Dio e di Eucaristia. Nelle quali i componenti delle comunità cristiane erano più compartecipi della vita comunitaria e della missione della Chiesa per portare il Vangelo a tutti. Una Chiesa dove il linguaggio universalmente comprensibile della carità era parlato e praticato con grande generosità perché consapevole che se Gesù ha dato la vita per noi anche noi dobbiamo dare la vita per gli altri.

Ebbene, Lorenzo, conosciuto personalmente da Papa Sisto II, dalla sua nativa Spagna fu condotto a Roma dove il Papa lo nominò Arcidiacono della Chiesa romana, una carica importante, corrispondente più o meno a quella che oggi diremmo cardinalizia.

Grazie così anche alla sua predicazione i cristiani romani crebbero di numero espandendosi anche tra i pagani.

Tutto ciò contribuì a far sì che l’Imperatore Valeriano scatenasse contro i cristiani una delle più terribili persecuzioni. Proprio come capita sempre – ieri come anche oggi – quando i cristiani diventano significativi e quindi ritenuti pericolosi per chi vuol detenere il potere e sostituirsi a Dio! Sì, anche oggi i cristiani vengono perseguitati ed eliminati con metodi più o meno cruenti ma sempre tesi al medesimo fine: far soccombere la voce di Dio nel cuore degli uomini!

Lorenzo, così, imprigionato insieme a Papa Sisto, fu martirizzato tre giorni dopo il suo Papa a cui fu fedelissimo e facendo in tempo a raccogliere l’indicazione datagli dal Papa stesso di distribuire le ricchezze e i tesori della Chiesa a chi Lorenzo meglio avrebbe creduto.

Lorenzo, così, distribuì tutto ciò che poteva ai più poveri dei quartieri romani. Quindi si recò dall’Imperatore Valeriano che lo aveva fatto chiamare intimandogli di portargli tutti i beni della Chiesa se voleva salvare la sua vita. Lorenzo promise dunque a Valeriano che entro tre giorni glieli avrebbe portati e così si presentò a lui con i poveri che aveva beneficiato dicendo: “Ecco qui i beni della Chiesa!”. A quel punto Valeriano indignato, sentendosi beffato, non rispettato nella sua autorità … ordinò che Lorenzo venisse ucciso tra i tormenti del fuoco. Una morte che come è sempre quando viene sparso il sangue dei martiri divenne seme per nuovi cristiani, per una Chiesa che poiché ieri come oggi e come sempre ha creduto, crede e crederà nel Dio della Vita, per questo non teme la morte ma piuttosto la morte eterna, quella dell’anima piuttosto che quella del corpo! E che quando è disposta a morire per Dio e per i fratelli diviene evangelizzante e rilevante!

Possiamo così ora tentare di dare una risposta alla domanda che ponevo poc’anzi. Cosa può voler dire celebrare San Lorenzo oggi?

Celebrare oggi San Lorenzo ci provoca innanzitutto ad assumerci l’impegno di vivere come lui.

Vivere come lui innanzitutto nella carità.

La carità che è in grado di generare un cambiamento autentico e permanente nella società, agendo nei cuori e nelle menti degli uomini, purché sia vissuta nella Verità. Ossia sostenuta e promossa dalla fede in Gesù Cristo che nel Vangelo che abbiamo ascoltato stasera ben ci spiega come si ama. Era vicina l’ora della sua passione e Gesù si paragona a un chicco di grano che se non cade a terra, se non marcisce e muore … ossia non si dona totalmente … rimane solo e non produce la spiga, il frutto … ma se muore produce molto frutto. E così noi: se vogliamo vivere nella carità siamo chiamati innanzitutto a non avere paura di perdere ciò che abbiamo e ciò che siamo. A dare la vita, ossia le nostre false certezze, sicurezze … a vivere contro corrente, ossia nell’onestà lasciando perdere ogni compromesso con ciò che non è la Verità di Cristo e del Suo Vangelo che ci invita sempre non a essere degli abili diplomatici o ipocriti mascherati da cristiani ma gente che sa che la vita non termina con la morte e quindi vive onestamente nella prospettiva dell’eternità assicurataci da Cristo sapendo che tutto ciò che possiede in questo mondo non è per sé ma per tutti e perciò attacca il cuore a Dio e si spende per il bene di tutti e non soltanto per il suo bene personale o del proprio gruppo.

In questa epoca cambiata siamo chiamati a rifondare la nostra fede se vogliamo poi irrorare di carità autentica il mondo.

Il “nostro mondo” che soffre la crisi dell’umano, che non sa più rispondere alla domanda “Chi è l’uomo?” lasciandosi confondere da chi sostiene che l’uomo non viene da Dio, che la terra non l’ha creata Lui e così l’uomo può dominarla e sfruttarla come vuole salvo poi rendersi conto come la terra stessa si stia ribellando all’uomo che non amandola l’ha distrutta.

Irrorare di carità autentica – dicevo – il “nostro mondo” che non considera più l’uomo come frutto dell’amore creatore di Dio che si realizza nell’intimità tra un uomo e una donna; che considera soltanto ciò che rende, che dà potere e che pur parlandone tanto dimentica cosa significhi veramente la “dignità umana” perché quando non si riconosce più Dio come origine e fine ultimo dell’uomo, dove va a finire la sua vera dignità? Non si fa altro che correre il rischio di confondere la dignità umana con il vivere senza regole, senza rispetto per la libertà altrui e alla fine senza rispetto neppure per se stessi.

Il “nostro mondo” che sempre più composto da persone isolate tra loro, intimorite dalla pandemia, che immerso in una cultura gassosa e governato da una politica altrettanto gassosa e confusa non sa più spendersi per l’uomo, tutto l’uomo ed ogni uomo – dal suo concepimento fino alla sua morte naturale –, che non sa più amare nel senso insegnatoci dal Vangelo e dall’esempio di Lorenzo: cioè spendendosi autenticamente, veramente, concretamente per il bene comune lasciando perdere anche il proprio personale interesse!

Irrorare di carità è compito del cristiano che vive anche nella nostra Tivoli che a volte pare “figlia di nessuno” … abbandonata a se stessa e a un suo degrado sempre più evidente … non soltanto esteticamente parlando ma anche lasciando correre forme di microcriminalità che spesso fingiamo di non vedere, di spaccio di droga, gioco d’azzardo e malaffare che deturpano il volto del nostro territorio e specialmente dei nostri giovani quanto lo hanno deturpato lo sfruttamento delle nostre cave, l’inquinamento dell’aria, una urbanizzazione selvaggia … e potremmo continuare ad elencare i “mali” della nostra città e del più vasto territorio che la circonda ma qui mi fermo per tornare a dire a tutti che dobbiamo imparare da Lorenzo.

Se infatti continuiamo a vivere così siamo fuori dalla strada della autentica carità che Lorenzo ci ha insegnato camminando sulle orme di Cristo. E quindi stiamo vivendo senza rispettare l’uomo, la polis, il bene comune.

Da Lorenzo: disinteressato, uomo di autentica carità, capace di morire a se stesso, ai propri interessi, ad ogni propria convenienza, torniamo tutti ad imparare!

Cari amici: non basta dirci cristiani ma dobbiamo esserlo, ed esserlo veramente!

Non basta entrare di tanto in tanto in chiesa per sentirci a posto con Dio e i fratelli. Occorre convertirci!

E come Lorenzo imparare da Cristo a morire a noi stessi, a servire con i fatti, aiutando con generosità i nostri tanti poveri di mezzi e di spirito a ricostruirsi affinché nasca una civiltà nuova, una civiltà rinnovata, la civiltà dell’amore! Una civiltà composta da uomini giusti come il giusto Giobbe che nonostante fosse estremamente provato non desistette nel confidare in Dio e a continuare a fare il bene. Una civiltà e – lasciatemelo dire – anche una comunità cristiana capace di dare, di condividere, di seminare con larghezza Parola di Dio e carità così come l’Apostolo Paolo esortava a fare i cristiani di Corinto, sicuri che chi largheggerà nel dare ai poveri otterrà una giustizia che dura per sempre e riceverà un frutto molto più abbondante di chi accumula soltanto per sé.

Che questa Festa di San Lorenzo 2021 ci aiuti ad andare a cercare i poveri e a dare, a condividere ciò che abbiamo e che siamo. A compiere gesti concreti di amore non pensando che a questo sono delegate soltanto le istituzioni – che certo sono chiamate a farlo perché le tasse le paghiamo tutti – oppure la Caritas – che certamente lo fa per missione … – ma tutti e ciascuno, come può e dove può, affinché la nostra carità praticata non per proselitismo ma come conseguenza del nostro essere cristiani, produca frutti nel cuore dei tanti poveri di oggi e di sempre, nonché nel mondo e nella società assetati di punti di riferimento – quali potremmo essere noi se ci convertiremo a Dio – e di amore che non abbandona ma che, come è appunto l’amore cristiano, rimane fedele all’uomo per sempre anche se questo amore oggi cammina sulle nostre fragili spalle. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina