Omelia nella solennità di San Lorenzo diacono e martire

Tivoli, Cattedrale di San Lorenzo Martire, Mercoledì 10 agosto 2022

Signor Sindaco, illustri autorità, cari sacerdoti e diaconi, fratelli e sorelle nel Signore!

Ogni anno, riunendoci insieme per celebrare l’Eucaristia nel giorno di San Lorenzo, ascoltiamo il Vangelo di San Giovanni nel quale Gesù, ormai nell’imminenza della sua morte e risurrezione, descrive se stesso e la sua missione con una frase sintetica ma assai espressiva: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.

Il chicco di grano è Gesù stesso. Un Messia assai diverso da quanto ci si aspettava in Israele. Gesù è il Dio che entra nella storia degli uomini, che si incarna, che “cade in terra” – possiamo dire – e che sulla terra “muore”. Muore sulla croce, abbandonato dai suoi, muore dopo aver fatto di tutta la sua esistenza un dono di amore verso tutti ed in particolare i poveri, i peccatori, i malati, gli indemoniati … e dopo aver parlato con chiarezza del Padre, dell’unità tra Lui e il Padre. Dopo aver perdonato i peccati essendo Dio, dopo aver promesso che sarebbe risorto ed assicurando che chi avrebbe creduto in  Lui anch’egli con Lui risorgerà per sempre.

Gesù, dunque, è il chicco di grano che caduto in terra muore ma come ogni chicco di grano, come ogni seme che in terra marcisce e muore, in questo modo porta molto frutto! Risorge, entra nella Gloria e apre anche per noi la via della Vita per sempre, ciò che in fondo il cuore dell’uomo desidera ardentemente anche se spesso ne è inconsapevole.

Gesù è il primo che è disposto a “perdere” la sua vita, ad “odiarla” in questo mondo e così la conserva per la vita eterna. “Perdere” la vita, “odiarla” che non vuol dire desiderare di morire, farsi del male, vivere la vita imponendosi sacrifici o vivendo da frustrati in un umiltà di facciata. Ma perdere la vita per gli altri, per amore affinché tramite l’amore che dona, tutti sappiano ricambiare con il loro piccolo e modesto amore il suo Amore grande ed eterno. Odiare la vita che non vuol dire non dare ad essa cura, valore, rispetto per la dignità che essa possiede – ricordiamocelo sempre – dal concepimento alla morte naturale e in ogni sua fase compresa quella minorile che spesso viene abusata, ma che vuol dire che la mia vita vale se è in funzione degli altri, se al primo posto non metto me stesso ma Dio e i fratelli.

Davanti a queste affermazioni forti di Gesù, davanti a questa Sua autodescrizione, il cristiano cosa è chiamato a fare? A divenirgli conforme. Come Lorenzo di cui sappiamo la storia. Diacono di Papa Sisto II davanti all’ordine di Valeriano di portargli tutti i beni della Chiesa, li distribuì ai poveri e poi portò loro, i poveri, davanti a lui dicendo che “questi sono i veri tesori della Chiesa!” ben sapendo che ciò gli avrebbe garantito il martirio. Che anch’egli, conformato a Gesù, con il suo esempio avrebbe incontrato il martirio ma per dare gloria a Dio.

Dall’esempio di Lorenzo quanti cristiani sono stati e ancora sono attratti? Sono portati a seguire Colui al quale Lorenzo si è conformato vivendo appieno la dimensione diaconale – ossia del servizio fino all’estremo – a Dio e ai fratelli a cominciare dai più poveri che beneficò.

Ebbene, tutto questo, cosa può voler dire a noi oggi?

Conosciamo il mondo in cui viviamo. Un mondo che pare vivere come se Dio non esistesse anche se – ricordiamocelo sempre! – il cuore dell’uomo è fatto per Dio e sempre lo cerca. Un mondo dove forse siamo noi cristiani, o chi almeno si dice tale, che non riesce a farLo incontrare all’uomo di oggi, all’uomo supertecnologico ma che rischia, con tutta la sua tecnologia avanzata, di perdere la libertà, di sottostare a logiche di mercato impostegli da grandi poteri economici senza nemmeno che lui se ne accorga, di essere un dipendente non soltanto da droghe, ma anche dai social che gli fanno credere ciò che vogliono, lo fanno pensare ed agire come desiderano, lo intrattengono per tanto tempo che egli sottrae alla famiglia, alle relazioni, agli altri, a Dio! … Un uomo che cercando soltanto il suo interesse in ogni campo: economico, politico, personale o di lobby … accumula, sfrutta la terra e i fratelli e sorelle in umanità senza pensare al momento nel quale vive dove, come vediamo, le pandemie, le guerre, le calamità naturali e climatiche ci stanno distruggendo.

Ebbene, in questo mondo, noi cristiani viviamo! E viviamo non tanto per giudicarlo – anche perché spesso pure noi viviamo da figli di questo povero mondo –. Ma nel quale dobbiamo vivere testimoniando Cristo. E come lo si testimonia?

Oggi più che mai non servono le parole ma occorre che tutti singolarmente e comunitariamente ci conformiamo a Lui. Come fece Lorenzo la cui credibilità è giunta fino a noi non grazie alle nostre tradizioni, ma grazie alla forza del suo esempio di vita.

Non abbiamo bisogno di opere ma di testimonianza! Di testimonianza cristiana!

Ricordo come diversi anni fa – non ero Vescovo, ero ancora a Roma Segretario Generale del Vicariato – mi fu chiesto di accompagnare in visita alla Basilica di San Giovanni in Laterano un gruppo di Vescovi, sacerdoti e fedeli luterani svedesi. Illustrai loro le opere della Basilica, ciò che a Roma aveva fatto lungo i secoli un Papa o un altro … A un certo punto mi chiesero – all’epoca era Papa San Giovanni Paolo II – “Ed il Papa attuale cosa ha fatto?”. Fui preso un po’ alla sprovvista … di opere artistiche o edilizie non ne aveva certo promosse molte. Ma mi venne in mente subito una risposta: “Ha aperto in Vaticano la Casa Dono di Maria” dove le Suore di Madre Teresa ogni giorno accolgono, ospitano, vestono, lavano, sfamano tantissimi poveri della città. Ha inventato le Giornate Mondiali della Gioventù per entrare in dialogo con i giovani, ha promosso la famiglia e la vita … Vidi che rimasero colpiti e contenti di questa risposta.

Ebbene, cari amici, anche noi dobbiamo conformarci a Cristo se desideriamo favorire l’incontro tra Lui e i tanti cuori che lo cercano.

San Lorenzo ci indica alcune vie per questo.

Innanzitutto quella dell’unità e della comunione tra noi. È vero, anche tra noi cristiani non sempre è facile essere uniti. Ma è indispensabile sentirci tutti corresponsabili della comunità e degli altri per essere credibili. È indispensabile che le nostre comunità siano unite in Cristo come Lorenzo era unito al suo Vescovo il Papa Sisto II, ai presbiteri, ai diaconi del suo tempo, ai fedeli e ai poveri che aderivano alla comunità cristiana di Roma.

Poi quella del servizio che ci fa dimenticare di noi stessi per spenderci per amore – solo per amore e non per reconditi interessi – per gli altri, a partire dai più poveri: economicamente ma anche di quei valori evangelici che rendono bella la vita. Un servizio, dunque, che non è soltanto sfamare di pane ma anche di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Questo discorso, mi sia permesso, vale per noi cristiani ma anche per tutti coloro che hanno a cuore il bene comune a partire dai politici, dal mondo della sanità, dell’educazione … E se quanti sono posti a capo della cosa pubblica non si dicono credenti o non hanno ancora incontrato Dio, nostro compito è pregare per loro e non stancarci mai, con l’esempio più che con le parole, di testimoniare loro Gesù: il chicco di grano caduto in terra per amore affinché a Lui si conformino.

Se si governa la cosa pubblica – a qualsiasi livello – non si può non pensare al bene comune e a quello dei più poveri in particolare. E noi dobbiamo sentirci corresponsabili di quanto accade, dobbiamo far sentire con l’esempio e con rispetto la nostra voce anche se ciò ci facesse perdere quei privilegi che spesso, per non perdere, ci inducono al silenzio.

In questo periodo, ad esempio, abbiamo assistito e assistiamo in Italia a una politica spericolata e che mi fa domandare se si ha a cuore il bene comune, in un momento di crisi come quella attuale, o altro … E così ora vediamo con dispiacere che pare che la politica si organizzi non tanto sul risolvere i veri problemi delle persone, dei giovani, dei pensionati, dei malati … ma per battersi – i programmi pare contino poco – gli uni contro gli altri. Il rischio è grave. La disaffezione alla politica, specialmente da parte dei giovani che per grazia di Dio ancora un po’ di aspirazione al bello, al giusto e al buono la conservano, è un pericolo reale ed il conseguimento del bene comune pare sempre più distante.

A livello regionale abbiamo visto anche di recente, ed ora ci appelliamo con le Caritas del Lazio al buon senso dei sindaci, come non si sia contrastato con misure drastiche il gioco d’azzardo che con sé porta tanti altri problemi per l’uomo: l’alcoolismo, la povertà, l’azzardopatia, l’usura …

Anche nella nostra città vediamo come una sorta di abbandono, un degrado crescenti. Si vive di ricordi ma non c’è quella progettualità a favore dell’uomo e della comunità, che potrebbe dare una netta svolta anche ai nostri giovani, alle nostre famiglie … Da anni attendiamo la sistemazione di luoghi comuni, di strade, di decoro anche nelle periferie e nelle zone più povere della città … ma non si vede molto …

Certamente in queste settimane le promesse si moltiplicheranno, si inizierà qualche cantiere per strappare consensi da una parte o dall’altra, ma poi?

E così quanti hanno lucrato sul nostro territorio, sulle sue risorse: penso al travertino, alle nostre campagne, ai siti naturali ed archeologici unici, cosa condividono con tutti?

Potrei continuare ma mi fermo qui.

Chiedo soltanto ai cristiani, a chi è qui stasera, a chi si dice cristiano di conformare la propria vita a quella di Gesù, di sapersi perdere in amore per gli altri, di sapere perseverare nell’amore a partire da quello in famiglia fino a quello di chi serve la comunità civile e religiosa, per ritrovarsi e per gioire perché c’è più gioia nel dare che nel ricevere in una corresponsabilità che oserei dire diaconale – ossia di servizio – che tutti deve coinvolgere perché si possa gustare il frutto, il frutto di una vera gioia in terra e nella Vita eterna.

Che San Lorenzo interceda per noi tutti. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina