Cimitero di Tivoli, Mercoledì 1° novembre 2023
Cari fratelli e sorelle, celebriamo la Santa Messa nella Solennità di Tutti i Santi. Una grande festa che ci induce a contemplare il mistero della comunione dei Santi del cielo e della terra. Ossia a pensare a come non siamo soli nel cammino della vita. San Paolo chiamava i cristiani “santi” ebbene siamo noi che per il battesimo siamo stati colmati dalla grazia di Dio e se lo vogliamo possiamo camminare verso la santità. Ma non da soli, bensì uniti a tanti altri “santi” che hanno camminato sulla terra prima di noi ed ora, terminata l’esistenza terrena, sono in Cielo. Santi della terra e santi del cielo, non siamo separati tra noi ma uniti, unitissimi. Santi del Cielo che non sono soltanto quelli canonizzati dalla Chiesa ma tutti i battezzati ai quali siamo uniti per cui noi possiamo pregare per loro, per chiedere a Dio di perdonare qualche traccia di umana fragilità che hanno avuto in terra e loro pregano per noi affinché camminiamo verso la santità, verso la gioia del Cielo, dello stare per sempre con Dio nel quale hanno creduto e sperato e nella quale essi sono già immersi.
I santi verso i quali oggi desideriamo guardare per rendere grazie a Dio per averceli donati, già lo dicevo, non sono soltanto i santi canonizzati ma anche i tanti battezzati di ogni epoca e nazione che hanno cercato di compiere con amore e fedeltà la volontà di Dio. Qui, nel Cimitero, è facile pensare a loro. A quanti abbiamo conosciuto e amato e dai quali siamo stati amati e ai tanti altri che non abbiamo conosciuto ma che, con gli occhi della fede, oggi vogliamo pensarli pieni di gloria nel firmamento di Dio.
Certo la Chiesa è una Madre che ha diversi figli un po’ ribelli ma è nei Santi che riconosce i suoi tratti tipici, che la caratterizzano e in loro assapora la sua gioia più profonda.
Nella prima lettura l’autore del Libro dell’Apocalisse li descrive come “una moltitudine immensa, che nessuno poteva contenere, di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (Ap 7,9). Tra questi ci sono i santi dell’Antico Testamento, a partire dal giusto Abele e dal fedele Abramo, quelli del Nuovo Testamento, i martiri dell’inizio del cristianesimo e i beati e i santi dei secoli successivi, sino a testimoni di Cristo della nostra epoca. Tutti animati da un’unica volontà ossia quella di incarnare nella loro vita il Vangelo sotto l’impulso dello Spirito Santo che anima tutto e sempre il popolo di Dio.
Guardiamo dunque ai Santi e gli diamo lode. Ma a cosa serve la nostra lode ai Santi – già se lo domandava San Bernardo – e potremmo domandarcelo anche noi? Bernardo così rispondeva: “I nostri santi non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene loro dal nostro culto. Per parte mia, devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri”.
Ecco, dunque, il significato di questa festa: guardando al luminoso esempio dei Santi – quelli conosciuti e quelli meno conosciuti, quelli canonizzati dalla Chiesa e quelli che sono santi per noi e sono sepolti in questo cimitero o sono stati coloro che ci hanno dato la vita, ci hanno educato alla fede, ci hanno aiutato a scoprire la nostra vocazione, ci hanno amato, ecc. – guardando al loro luminoso esempio in questa festa desideriamo che si risvegli in noi il grande desiderio di essere come i santi: felici di vivere vicini a Dio, nella sua luce, nella grande famiglia degli amici di Dio.
Sì, perché essere santo, vuol dire vivere nella vicinanza di Dio, vivere nella sua famiglia. E questa è la vocazione di noi tutti, vocazione ribadita dal Concilio Vaticano II e oggi riproposta in modo solenne alla nostra attenzione.
E qui desideriamo porci una domanda: ma come possiamo anche noi diventare santi, amici di Dio?
Innanzitutto non è necessario compiere azioni straordinarie, avere carismi eccezionali … ma è necessario innanzitutto ascoltare la Parola di Gesù e poi seguirlo senza arrenderci davanti alle difficoltà. Se guardiamo alla vita dei santi, ma anche alla vita di tutti coloro che sono “i nostri santi di casa”, quelli “della porta accanto” – direbbe Papa Francesco – notiamo che nella vita di tutti c’è stata la croce: la sofferenza, la malattia, la persecuzione, l’incomprensione, addirittura per alcuni il martirio. Ma tutti hanno perseverato nel seguire Gesù, hanno perseverato nelle loro specifiche vocazioni, tutti “sono passati attraverso la grande tribolazione – abbiamo letto nell’Apocalisse – e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” ossia unendosi a Cristo morto e risorto per noi e per tutti coloro che si apriranno nella fede a Lui.
L’esempio dei santi, dunque, è per noi oggi un incoraggiamento nella vita a seguire le loro orme, a sperimentare la gioia e la pace di chi si fida di Dio, perché l’unica vera causa di tristezza e di infelicità per l’uomo è vivere lontano da Lui.
La santità esige uno sforzo costante, ma è possibile a tutti perché, più che opera nostra, del nostro sforzo, del nostro impegno è innanzitutto opera di Dio, il tre volte Santo che per primo, in Gesù, ci ha amati e ci ha resi suoi figli adottivi. Nella nostra vita tutto è dono del Suo amore e davanti all’amore che è riversato nei nostri cuori, come rimanere indifferenti? È impossibile perché l’amore chiama amore. E se Dio ci ama noi siamo chiamati a rispondere con una vita di figli riconoscenti.
Per cui tanto più imitiamo Gesù, siamo a lui vicini, gli restiamo uniti, entriamo nel mistero della santità di Dio, tanto più scopriremo di essere amati infinitamente da Lui e quindi chiamati ad amare a nostra volta i fratelli, rinunciando a noi stessi, “perdendo noi stessi” per “ritrovarci”, per vivere nella gioia e nella felicità.
Nel Vangelo poi abbiamo ascoltato le beatitudini. Il Beato per eccellenza è solo Gesù. È Lui, infatti, il vero povero in spirito, l’afflitto, il mite, l’affamato, e l’assetato di giustizia, il misericordioso, il puro di cuore, l’operatore di pace, il perseguitato a causa della giustizia. Le Beatitudini ci mostrano così la fisionomia spirituale di Gesù e così ci esprimono il suo mistero di passione, morte e risurrezione, di Passione e di gioia della Risurrezione. Questo mistero, che è mistero della vera beatitudine, ci invita a seguire Gesù e così camminare dietro di Lui. E nella misura in cui accogliamo la sua proposta e ci mettiamo alla sua sequela – ognuno nelle circostanze della propria vita – anche noi possiamo partecipare della sua beatitudine. Con Lui l’impossibile diventa possibile e con il suo aiuto – e solo con il suo aiuto – possiamo diventare perfetti come è perfetto il Padre che è nei cieli o almeno provarci con tutte le forze come hanno fatto i santi.
Cari amici, ora entreremo nel cuore della celebrazione eucaristica. Tra poco si farà presente sull’altare Cristo, vera vite a cui, come tralci, sono uniti i fedeli che sono sulla terra e i santi del Cielo. Più stretta sarà pertanto la comunione della Chiesa pellegrinante nel mondo con la Chiesa trionfante nella gloria. Nel prefazio proclameremo che i Santi sono per noi amici e modelli di vita. Invochiamoli perché ci aiutino ad imitarli e impegniamoci a rispondere con generosità, come hanno fatto loro, alla chiamata di Dio. Invochiamo in modo particolare Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità, Lei, la Tutta Santa, ci faccia fedeli discepoli del suo figlio Gesù Cristo! Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina