Palestrina, Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Venerdì 16 dicembre 2022
Signor Sindaco, illustri autorità, cari sacerdoti, carissimi cresimandi che ricevete il sacramento della Confermazione – ossia completate l’itinerario dell’iniziazione cristiana – per poi vivere da cristiani per sempre, guidati e sostenuti dallo Spirito Santo, in questa serata dove ricordiamo che 906 anni or sono l’edificio in cui ci troviamo – la nostra Cattedrale – fu consacrata, ossia riservata a Dio affinché fosse per sempre casa di incontro nella preghiera e nella celebrazione dei sacramenti tra Dio e il suo popolo, tra noi e Dio.
Stasera questo incontro speciale avviene per voi così come è avvenuto per tutti i battezzati, cresimanti e comunicati. Un incontro che ci rende vivi. Zaccheo di cui ci parla il Vangelo di stasera era un vivo-morto. Aveva sicuramente tanta ricchezza ma era povero e solo. Era un pubblicano – ossia un ebreo assoldato dai romani per riscuotere le tasse – e ricco: ricco probabilmente per le tangenti che prendeva. Ma era anche uno solo. Un uomo piccolo – di statura fisica ma anche morale –. Isolato dagli altri che mentre passa Gesù non glielo fanno vedere, gli fanno siepe intorno. Era, potremmo dire, come è un sasso: incapace di amare, di rapportarsi con gli altri, quasi senza cuore, senza amici …
Ma Gesù desidera cambiarlo come desidera cambiare tutti noi quando siamo nello stato di Zaccheo. Con il dono del suo amore, dello Spirito Santo, della sua vita per noi, vuole entrare in noi e renderci pietre vive di quella costruzione che è la Chiesa. Noi stasera ricordiamo l’anniversario della dedicazione di questa chiesa bella e fatta di pietre ma la Chiesa siamo noi. Questa potrebbe cadere, pensate se arrivasse un terremoto e cadessero tutte le chiese della Diocesi. Finirebbe la Chiesa? No! Perché la Chiesa siamo noi popolo di Dio, popolo di battezzati e cresimati che hanno accolto come Zaccheo, Cristo che passa – come sta passando ora nelle vostre vite e nelle vite di tutti quando ci ritroviamo a pregare, ascoltare la Parola, celebrare l’Eucaristia – Chiesa fatta di pietre vive.
E vive perché lo Spirito Santo che abita in noi ci vuole rendere tali.
Tornando a Zaccheo: Gesù sta andando a Gerusalemme dove va a compiere il mistero della sua Pasqua.
Zaccheo, uomo piccolo, pubblicano e ricco desidera vederlo. La folla glielo impedisce. Lui prende l’iniziativa e sale su un albero. Per incontrarsi con Colui che desidera incontrarci occorre un po’ di iniziativa anche da parte nostra, occorre aprirgli il cuore. Gesù lo guarda dal basso in alto e non dall’alto in basso … Non lo giudica per la sua vita corrotta. Ma gli dice solo come dice a noi stasera: scendi, aprimi la porta di casa ossia la tua intimità, voglio venire a casa tua!
Zaccheo gli apre e cambia vita. Davanti alla Misericordia di Dio, davanti all’amore di Dio che entra nella sua casa quella pietra morta di Zaccheo diviene viva, nuova, si converte: Zaccheo decide di passare dall’afferrare al donare, dal rubare al condividere ciò che ha e ciò che è. Decide di dare metà dei suoi beni ai poveri e di restituire il quadruplo a quanti ha rubato. Zaccheo capisce che con Gesù e come Gesù si può e si deve amare gratuitamente, per amore e così si trova la gioia e la pace.
Ebbene stasera la salvezza entra anche nella vostra casa. Affinché diveniate pietre vive della casa che è la Chiesa.
Quando pensiamo alla Chiesa pensiamo subito a una comunità che dovrebbe essere santa, piena di amore, di fede … e invece è peccatrice, piena di scandali, di divisioni, dove la fede fatica a farsi strada mentre prevale ancora l’atteggiamento religioso o una tradizione che ci spinge a fare ciò che si è sempre fatto, a dire ciò che si è sempre detto ma senza comprendere che tutto parte dall’incontro con il Risorto che viene a me e mi dona il suo Spirito.
Forse dopo 906 anni questa Chiesa ha necessità di restauro, di quel rinnovamento che è l’aprirsi profondamente alla Verità di Cristo perché i cristiani vivano di Lui e soltanto di Lui sentendosi amati e portando agli altri il Suo amore.
Ma per questo è importante avere un rapporto con Dio autentico, sincero, vero!
Lo chiediamo e ci impegniamo a viverlo affinché la nostra Chiesa simboleggiata dalla sua Cattedrale divenga una chiesa con le ruote, una chiesa in uscita, forse non perfettissima, ospedale da campo – direbbe Papa Francesco – ma capace di portare al mondo Cristo con la testimonianza dell’amore e quindi rinnovare tutto ciò che di antico esiste non tanto nei capolavori artistici e culturali che possediamo ma che esiste di antico, di usuale nel nostro essere cristiani.
Spero molto dal rinnovamento che potrete portare voi. Certo vi chiedo ora di non disperdervi, di trovare comunità che continuino a seguire il vostro cammino di discepolato di Gesù come Zaccheo sarà divenuto discepolo di Gesù e sarà stato aiutato a proseguire il suo cammino di sequela del Signore.
Così la nostra Chiesa sarà giovane e viva anche se la sua Cattedrale ha 906 anni … e saprà ancora attrarre a Gesù che ha compiuto per noi il suo Mistero Pasquale di passione, morte e risurrezione e, asceso al Cielo, ci dona lo Spirito Santo perché lo testimoniamo nel mondo.
Ci sia di esempio in questa testimonianza quella del giovane martire Agapito di cui, il prossimo 17 agosto apriremo uno speciale anno a lui dedicato nel 1750° anniversario del martirio. Sarà un anno di riscoperta della forza di spirito di un giovane che pur di non sottostare all’idolatria pagana rimase fedele a Cristo fino alla morte. Lui ci aiuti a vivere una fede robusta, forte ed attraente come è stata la sua fino ai giorni nostri. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina