Omelia per l’ingresso in noviziato di Giulia Baiocco e Rosalia Kolongo

Villanova di Guidonia, Parrocchia di San Giuseppe Artigiano, Sabato 14 settembre 2024
Festa dell’Esaltazione della Santa Croce

Carissimi fratelli e sorelle,

sono lieto di celebrare l’ingresso in noviziato di Giulia Baiocco e Rosalia Kolongo in una parrocchia ed in particolare in questa parrocchia: la parrocchia di Giulia!

Queste due ragazze dopo aver conosciuto le Salesiane Oblate del Sacro Cuore che hanno a Tivoli la loro Casa generalizia e diverse comunità presenti soprattutto nelle parrocchie più disagiate come voleva il loro Fondatore, Mons. Giuseppe Cognata, oggi chiederanno ufficialmente alla loro cara Madre Generale: Madre Graziella Benghini, davanti alla comunità parrocchiale, diocesana, al Vescovo, ai loro famigliari, amici, parenti e conoscenti di iniziare un percorso di approfondimento del loro carisma, di studio delle loro Costituzioni, della figura e l’opera del loro fondatore – il Vescovo Cognata – che soffrì tanto durante la sua vita per fare del bene, che fu calunniato ingiustamente ma che rimase fedele al Signore ed ora, come sappiamo, è aperta la sua Causa di beatificazione e canonizzazione che dopo la fase diocesana è attualmente a Roma per la decisione del Santo Padre.

Questo cammino più intenso per comprendere la vostra chiamata alla consacrazione ossia al dono totale di voi a Dio per il generoso servizio dei fratelli, in particolare dei piccoli e delle comunità parrocchiali, lo iniziate in un giorno bellissimo nel quale la Chiesa celebra l’esaltazione della Santa Croce, guarda alla croce di Gesù vero strumento di salvezza per l’uomo piagato dal peccato e dalla morte perché ciò che doveva essere strumento di morte da Cristo è stato trasformato in strumento di amore, un amore oblativo, fino al dono totale di se stesso per riversare su di noi la grande Misericordia di Dio.

Nel Vangelo Gesù parlando a Nicodemo dice: “Nessuno è mai salito al Cielo, se non colui che è disceso dal Cielo, il Figlio dell’uomo”.

Salire al Cielo. Se ci pensiamo è il desiderio dell’uomo fin da quando per raggiungere il Cielo iniziò a costruire la Torre di Babele. Ma ancor prima: è il desiderio dell’uomo quando si lasciò sedurre dal serpente che gli assicurava – se avesse mangiato del frutto proibito – che sarebbe diventato come Dio.

Vedete, l’uomo è un impasto di terra, acqua, di due elementi dal basso carichi di morte; eppure respira l’aria e i suoi occhi riflettono la luce del sole: la sua stessa posizione eretta dice che l’uomo aspira al cielo. Fatto di terra e acqua, l’uomo però vive dell’aria e del fuoco dello Spirito, vive di due elementi celesti pieni di vita.

Tuttavia, però, i suoi piedi rimangono ben piantati a terra e se egli cerca di superare questo limite, finisce col ritrovarsi rovinosamente caduto al suolo. Il Cielo per il quale è fatto sembra però inarrivabile.

Conoscete il mito di Sisifo?

Sisifo è un personaggio immaginario della mitologia greca che Omero nell’Iliade descrive come il più astuto tra gli uomini, un ingannatore e che forse fu addirittura il padre di Ulisse. Un uomo che con ogni mezzo puntava in alto … ma fu condannato a una pena eccezionale: su un piano inclinato di una montagna doveva portare fin vicino alla vetta una pietra la quale, giunta in prossimità della cima, rotolava nuovamente in basso e lui riprendeva ininterrottamente questo cercare di arrivare in alto.

Ebbene anche l’uomo è come Sisifo: punta verso l’alto ma ad ogni passo, se l’uomo si affida soltanto al suo sforzo, alla sua buona volontà, torna a scivolare in basso.

E questo potrebbe capitare anche a voi, care Giulia e Rosalia. Con il desiderio della perfezione evangelica potrebbe essere che siate tentate di credere che basta solo il vostro sforzo per raggiungere la perfezione o che occorre essere culturalmente preparate per sapere tutto di Dio e quindi essere convinte di poterlo seguire.

Occorre certamente lo sforzo per vivere la povertà, la castità e l’obbedienza. Occorre certamente – soprattutto oggi – avere una certa cultura umana e religiosa ma solo Uno è riuscito a salire al Cielo: è Dio stesso che abita nei cieli e a Lui vi invito a guardare, a guardare per corrispondere al suo sguardo d’amore.

Egli è salito al Cielo ma non ci guarda dall’alto, né mostrandosi a noi nella sua onnipotenza. No ma al contrario pur essendo di natura divina è sceso sulla terra, si è incarnato in un neonato indifeso, facendosi Figlio dell’uomo.

È forse un paradosso ma è quanto vi invito continuamente a contemplare: assumendo la nostra umanità, Gesù dimostra la sua divinità. Inchiodato sulla croce, come abbiamo letto nell’Inno cristologico di Filippesi 2, rivela la sua natura celeste.

Perché? Potremmo chiederci. La risposta è perché ci vuole mostrare la via per raggiungere il Cielo che è inabitare, mettere radici nella terra. È accogliere la propria umanità e quella altrui: l’umanità fatta di limiti, piccolezze, meschinità.

L’uomo desidera l’onnipotenza? Ebbene la ottiene accettandosi debole. Aspira alla vetta? La raggiunge facendosi piccolo ed umile. Vuole l’immortalità? La consegue passando per la morte.

È la legge dell’amore che ha ben vissuto il vostro Fondatore. È la legge dell’amore che ci spinge a inginocchiarci per servire l’amato (Gv 13,4-5), a morire per dargli la vita. A benedire e perdonare e mai condannare e maledire, essere innalzati sulla croce e così manifestare la propria gloria.

Il Figlio può amare così perché è amato dal Padre: ed è sceso sulla terra perché anche l’uomo, finalmente amato, possa amare a sua volta.

Tra poco vestirete l’abito della novizia: vi ricordi che con il Battesimo già vi siete rivestite di Cristo e ora ancora di più. Rivestirvi di Cristo che è Risorto ma che per risorgere è passato attraverso la croce. Croce che porterete al petto per ricordarvi sempre che siete state amate da Colui che amato dal Padre è sceso sulla terra perché anche voi a vostra volta, amate, possiate amare.

La croce di Cristo, segno di questo amore grande, vi sia sempre familiare dunque. Vi ricordi sempre che la vostra vita religiosa, la vostra vita di comunità che iniziate, il vostro spendervi per Dio, per i fratelli, per le comunità nelle quali abiterete e che sarete inviate a servire sarà realizzabile se saprete sempre rivestirvi dell’amore che Cristo ha versato su di noi dalla croce, un amore che vi renderà umili e per questo capaci di diffondere l’amore ricevuto ovunque, in ogni direzione proprio come ci indicano le braccia della croce: da sopra a sotto, da sotto a sopra; da destra a sinistra e da sinistra a destra.

Che l’amore di Cristo crocifisso vi accompagni insieme alla nostra preghiera, al nostro grazie per il vostro primo sì – cosa rara per ragazze di cui una è della nostra comunità – al nostro impegno a guardare con voi all’amore di Cristo sulla croce per accoglierlo e somministrarcelo a vicenda, testimoniarcelo a vicenda per essere sempre più una Chiesa unita nel camminare verso il Cielo ma con i piedi sulla terra. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina