Parole al termine della Processione dell’Inchinata

Tivoli, Piazza Trento, Mercoledì 14 agosto 2019

“Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io” (Gv 17,24).

Queste parole di Gesù ci spiegano il senso della processione che stiamo per concludere con l’antico rito dell’Inchinata.

Gesù, il mandato del Padre, entrato nel mondo per farci conoscere l’Amore di Dio, dopo essere morto, risorto ed asceso al Cielo non abbandona le sue creature ma le vuole con sé dove è Lui: l’eternità! E quale prima creatura che dopo la morte deve godere di tale dono è la Madre Sua, Maria, la senza peccato, la Vergine che Dio ha scelto per dare al mondo il Salvatore.

È bello ogni anno, ripercorrere in questa notte le strade della nostra città con l’Icona del Santissimo Salvatore, di Gesù ormai tornato alla destra del Padre. È come se ci dicesse: voglio che anche questi uomini e queste donne di Tivoli, questi uomini e donne del 2019 che sono qui stasera ed in ogni parte del mondo, voglio che anche loro siano dove sono io, partecipino della vita eterna dove prima ho assunto mia Madre, Maria, e poi nell’ultimo giorno verranno tutti loro.

Sì, cari amici, ciò che ci attende, ci dice stasera Gesù è che anche noi siamo destinati alla vita eterna, quella vita che Lui ci ha ottenuto e nella quale, per prima è entrata per sempre, Maria.

Ma crediamo ancora nella vita eterna?

È ancora salda la nostra fede? Quella fede che siamo stati chiamati a vivere dal giorno del Battesimo e che ci dona la vita eterna?

Certamente Dio, in Cristo, è venuto ad incontrarci per portarci con Lui, ma noi: ci lasciamo condurre a Lui?

Vogliamo veramente vivere eternamente?

Personalmente, mi spiace dirlo, noto come una sorta di indebolimento generale della fede perché forse molti non vedono poi più tanto come desiderabile la vita eterna. Certamente sono interessati alla vita presente ma … credere nella vita eterna pare quasi un ostacolo perché esigerebbe una vita coerente al Vangelo, una vita di amore, di misericordia, di perdono, di osservanza dei comandamenti … Non solo: tanti sentono anche che spesso la vita è in salita, si parla di qualità della vita e se non è assicurata al cento per cento bè molti ormai pensano che la si possa anche terminare ritenendo che la vita è loro, a loro disposizione e dimenticandosi che è dono di Dio dal suo concepimento fino alla morte naturale.

In altre parole: da una parte vogliamo la vita e dall’altra non la vogliamo se non alle nostre condizioni …

Il problema forse è che non sappiamo in realtà cosa sia la “vita” e cosa significhi veramente “eternità”.

Certo, a volte ci sono dei momenti dove sperimentiamo la bellezza della vita, della “vita” vera e diciamo che così dovrebbe essere sempre … ma constatiamo che ciò che quotidianamente chiamiamo “vita” non corrisponde a questa vita felice e beata. E tuttavia c’è in noi un desiderio di “vita beata”, di “vita felice” verso la quale ci sentiamo spinti.

In altri termini: desideriamo in qualche modo la vita stessa, quella vera, che non venga poi toccata neppure dalla morte; ma allo stesso tempo non conosciamo ciò verso cui ci sentiamo spinti. Non possiamo cessare di protenderci verso una vita bella e felice ma sappiamo anche che tutto ciò che possiamo sperimentare o realizzare non è ciò che bramiamo. Questa “cosa” ignota è la vera “speranza” che ci spinge a camminare nella vita sia nei momenti difficili che in quelli belli dove ci sentiamo slanciati nell’amore verso i fratelli.

Ebbene, la “vita eterna” è il nome che cerca di far comprendere a noi questa sconosciuta realtà conosciuta – scusate il gioco di parole … –.

“Eterno” è certamente una parola che ci può anche far paura perché ci fa pensare alla nostra vita conosciuta, con gioie ma anche tanti dolori, che durerà per sempre. Alla nostra vita che amiamo, alla quale siamo attaccatissimi e non vogliamo perdere ma che nello stesso tempo è più fatica che appagamento.

Ebbene vorrei dirvi che la “vita eterna” che ci viene concessa grazie alla fede e al Battesimo, la Cresima, l’Eucaristia e una vita cristiana non è un susseguirsi continuo di giorni del calendario. Per balbettare qualcosa su di essa dobbiamo come uscire dal nostro pensiero sul tempo di cui siamo prigionieri. La “vita eterna” è qualcosa come il momento colmo di appagamento in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità. La “vita eterna” è come l’immergerci nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo – il prima e il dopo – non esiste più. È la vita in senso pieno, un sempre nuovo immergerci nella vastità dell’essere, mentre siamo semplicemente sopraffatti dalla gioia.

Gesù nel Vangelo di Giovanni descrive così la vita eterna: “Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia” (16,22). Questo, cari amici, è quanto dobbiamo pensare quando pensiamo alla vita eterna, questa è la meta che sostiene la speranza cristiana, ciò che ci aspettiamo dalla fede, dal nostro essere in Cristo in virtù del Battesimo!

Ora l’Icona del Salvatore e quella della Madonna si incontreranno, poi entreranno insieme in chiesa – immagine del paradiso – come a dirci che Maria, l’Assunta in Cielo, è già in questa eternità, in questa gioia dove è Cristo, e quale primizia è la Madre Sua e nostra, dove siamo chiamati ad essere tutti noi se crederemo, se vivremo di fede, se non reprimeremo il desiderio di eternità che tutti abbiamo ma che, schiacciati dal presente, credendo troppo in esso perché tangibile, spesso dimentichiamo.

Cari amici, riaffermiamo e continuiamo il nostro credere nella vita eterna, torniamo a sperare che al di là di questa vita la vita continuerà in eterno e nella gioia con Colui che ci ha creati, ci ha amati nel suo Figlio e desidera avere per sempre con sé le sue creature. È l’augurio che faccio a voi, a me e a tutti noi. Se crederemo nella vita eterna anche la nostra vita di ora, anche i nostri giorni terreni saranno più buoni, felici e pieni di speranza e di amore vicendevole. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina