sabato, 19 Aprile 2025
Il Vescovo Mauro Parmeggiani

 

HomeCiciliano - Beata Maria V. Assunta in Cielo
Sesta Vicaria

Ciciliano - Beata Maria V. Assunta in Cielo

ORARI MESSE

FESTIVI

FERIALI

RECAPITI

TELEFONO
0774 790095

INDIRIZZO
Corso Umberto I° 8, (00020) Ciciliano (Rm)

PERSONE

PARROCO
Don Giuseppe Chiaramida

VICARIO PARROCCHIALE
Don Salar Kayo

Cenni Storici

La Chiesa parrocchiale nacque nella prima metà del sec. XII; di comune accordo fu scelta, come Patrona la Madonna che di tutti i santi è la Regina e dedicarono la Chiesa parrocchiale al privilegio che ha coronato la vita della Vergine Madre di Dio assunta in cielo. Nel 1795 la comunità ecclesiale ricostruì la chiesa più grande. Ciciliano è situato sopra un colle intermedio fra i dorsi del Guadagnolo e del Serrone di Saracinesco. Dista da Roma 49 chilometri e domina le valli del Fiumicino e l’Empolitana. L’insediamento umano nel territorio è documentato fin dall’VIII -VII secolo a.C. con resti di vasellame dell’Età del ferro rinvenuti sul passo della Fortuna, a poco più di un chilometro dall’attuale paese. Per lungo tempo gli studiosi hanno localizzato, sul colle dove oggi sorge Ciciliano, l’antica città di Trebula Suffenas, tratti in inganno anche dall’errata interpretazione di un epigramma di Marziale che scriveva: “Dove l’umida Trebula domina le vallate fredde pure d’estate…”. La descrizione faceva presupporre una posizione elevata; inoltre non si poteva pensare che una cittadina, già in vita in epoca repubblicana, potesse sorgere ai piedi di un colle anziché sulla sua sommità. Oggi sappiamo con certezza che l’antica Trebula Suffenas sorgeva a sud ovest del passo della Fortuna nella zona detta “Ospedale San Giovanni”, presso l’odierna Ciciliano. Secondo il Coarelli, sulla sommità del colle era situato l’oppidum fortificato mentre il pagus principale della popolazione dei suffenates era collocato più in basso, in corrispondenza del passo della Fortuna. A partire dalla tarda età imperiale si cominciò ad occupare, per motivi di ordine difensivo, il colle di Ciciliano da tempo proprietà della gens Caecilia, come attestano i numerosi bolli laterizi, con il nome della famiglia, rinvenuti nel territorio. Secondo alcuni autori, tra i quali Nibby, sul colle dell’attuale Ciciliano sorgeva invece Sicilion o Siciletum, un oppidum che avrebbe ricordato l’antica gente dei siculi. Ma sull’origine del toponimo gli autori sono discordi. Secondo l’opinione prevalente esso è collegato ad un possesso della gens Caecilia, un fundus Caecilianus o più brevemente un Caecilianum. All’infuori delle citate mura poligonali nulla resta dell’antica città completamente distrutta dai saraceni nel X secolo e successivamente ricostruita dai benedettini del monastero sublacense. La prima citazione storica del paese si riscontra in una lapide, fatta apporre nel Chiostro di Santa Scolastica dall’abate Umberto, inviato da Leone IX a governare il Monastero di Subiaco. In essa, col nome errato di Bicilianum, Ciciliano veniva incluso fra i possedimenti del monastero benedettino fin dal 1052. In virtù del testamento di Pietro Colonna di Giordano, signore di Genazzano, il feudo venne ereditato nel 1373 dai Colonna insieme con Pisoniano e San Vito. Dal XII al XV secolo venne alternativamente posseduto dalla Santa Sede, dal monastero sublacense e dalla famiglia Colonna. Nel 1501 venne confiscato da Papa Alessandro VI in favore dei figli di Lucrezia Borgia e Alfonso d’Aragona ma, alla morte del pontefice, i Colonna se ne appropriarono nuovamente. Nuovi contrasti sorsero per l’imposizione del dazio sul sale e in tale circostanza (1541) Paolo III inviò contro i Colonna, Pier Luigi Farnese al comando di 10.000 uomini. Caduto nelle mani delle milizie pontificie, il castello venne restituito nel 1550 da Giulio III ai Colonna che, qualche anno dopo, per assolvere ai debiti paterni e costituire la dote per le sorelle, lo vendettero a Domenico Massimo. Divenuto contea, il feudo, nel 1572, fu acquistato da monsignor Gerolamo Theodoli, vescovo di Cadice, per la somma di 30.000 scudi romani. Durante il dominio dei Theodoli, gli abitanti di Ciciliano ottennero un proprio statuto nel quale si stabilivano norme civili e penali che regolavano l’amministrazione della comunità. Copia manoscritta, ricavata dall’originale, è conservata presso l’Archivio di Stato di Roma (Raccolta statuti 195). Il cuore della cittadina è costituito dal borgo medioevale dominato dalla maestosa mole del Castello Theodoli, costruito nel XII secolo e in buono stato di manutenzione. L’ingresso ha un’alta scalea con una prospettiva sulla “piazza di corte”; il castello è munito di due torri: quadrata quella di destra e cilindrica l’altra. Altre due torri di forma angolare sono situate nella parte posteriore. Un coronamento merlato accompagna tutta l’ampiezza del terrazzo e delle torri. A poca distanza la Parrocchiale dell’Assunta risalente, nella sistemazione attuale, al 1795, con alcune tele del ‘500. Degne di menzione sono anche la Chiesetta di Santa Liberata, dove sono custoditi alcuni affreschi di scuola romana e la Chiesa della Palla, costruita nel 1759 dall’architetto Theodoli, così chiamata perché la Madonna sarebbe apparsa a due ragazzi che giocavano a palla sull’orlo di un burrone, salvandoli.