Pozzaglia Sabina - S. Nicola di Bari
ORARI MESSE
FESTIVI
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FERIALI
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RECAPITI
TELEFONO
0765 934042
INDIRIZZO
Via Corte 12 – (02030) Pozzaglia Sabina (Ri)
PERSONE
PARROCO
Don Marco Ilari
Cenni Storici
Feudo degli Orsini, Conti e Borghese Pozzaglia ha dato i natali a Sant’Agostina Pietrantoni. Dominato dal monte Faito, Pozzaglia Sabina, all’estrema periferia meridionale della provincia di Rieti, è raggiungibile dalla Licinese e dalla Turanense sul displuvio di un sistema montano di grande suggestione paesaggistica. Il centro non è lontano dal luogo in cui Carlo Magno ebbe la ventura di avere la meglio sui saraceni, facendo erigere a perenne gratitudine la chiesa di Santa Maria del Piano (della quale si è già parlato nel capitolo dedicato a Orvinio). Vuole in proposito la tradizione che una parte dei soldati di Carlo rimanesse in quel luogo, costruendovi un gruppo di case alle quali più tardi fu dato il nome di Puzalia, che si ritiene possa significare Pozzo dei Galli. A confortare questa ipotesi toponomastica sta lo stemma di Pozzaglia Sabina che rappresenta, appunto, un pozzo sovrastato da un gallo. Il castello di Puzalia che dominava la zona era certamente molto antico. Se ne ha notizia in una bolla di Eugenio III nella quale si afferma che gli abati del Monastero di Santa Maria ebbero il dominio del territorio. Il possedimento castellano era peraltro compreso nella Massa Toraina e, secondo il Galletti, fu distrutto dal “popolo romano” nel 1360. Già ben prima, peraltro, era passato nella giurisdizione dell’abbazia farfense. In tempi successivi, il territorio di Pozzaglia Sabina fu sotto il dominio degli Orsini, dei Muti e, quindi, dei principi Borghese. Nella chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari, sotto l’altare della Trinità, è conservato il corpo di Sant’Ulpia Candida martire, qui trasportato sotto il pontificato di Clemente XII. La chiesa madre contiene un affresco della metà del 500 raffigurante la Crocifissione. Nella frazione di Pietraforte si trova la Chiesa di Sant’Elena in cui si conserva un quadro della Santa titolare attribuito al viterbese Giovan Francesco Romanelli, nonché un’altra opera della fine del ‘600 raffigurante la Lapidazione di Santo Stefano. A Montorio in Valle piccolo e antico centro nel quale sono venuti alla luce numerosi reperti romani, la chiesa di Santo Stefano custodisce un affresco raffigurante la Trinità.