Pellegrini sulle orme di San Filippo Neri

Lo scorso venerdì si è svolta a Roma la tradizionale Visita delle Sette Chiese, il pellegrinaggio ripreso nel XVI secolo da San Filippo Neri dall’antichissima tradizione medievale dei pellegrini romei alle tombe di Pietro e Paolo.

Il suo percorso si snoda per ben venticinque chilometri lungo tutta la città, partendo da Santa Maria in Vallicella e toccando le quattro basiliche papali maggiori e le tre basiliche minori più importanti, in ordine: San Pietro, San Paolo, San Sebastiano, San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme, San Lorenzo fuori le mura, Santa Maria Maggiore.

Ad accompagnare la moltitudine di fedeli, circa mille, è stato l’energico padre Maurizio Botta le cui catechesi sono state una vera e propria profonda scoperta.

I pellegrini, offrendo a Dio la sincerità del loro cuore, hanno ripercorso il viaggio di Cristo dal cenacolo fino al Monte Calvario e hanno domandato le virtù contro i vizi che conducono al peccato e i sette doni dello Spirito Santo.

Nello specifico: la virtù dell’Astinenza contro il vizio della Gola e il dono del Santo Timor di Dio, la virtù della Pazienza contro il vizio dell’Ira e il dono della Pietà, la virtù della Liberalità contro il vizio dell’Avarizia e il dono del Consiglio, il fervore dello spirito contro il vizio dell’Accidia e il dono della Fortezza, la virtù della Carità fraterna contro il vizio dell’Invidia e il dono dell’Intelletto, la virtù dell’Umiltà contro il vizio della Superbia e il dono della Sapienza.

Un’esperienza profonda resa ancor più evocativa dalle orazioni, i canti e le preghiere scritte da San Filippo Neri, il Santo della Gioia. È proprio la Gioia il sentimento che anima i ragazzi e le ragazze del suo oratorio, il cui contributo è essenziale per la realizzazione dell’evento in toto. Il Santo riteneva che l’allegria e il buon umore riuscissero a potenziare le energie spirituali di ciascuno. Quest’allegria noi l’abbiamo respirata, ma non solo. Forte era anche il senso di appartenenza alla collettività, perché è vero che il pellegrinaggio rappresenta il percorso spirituale del singolo ma al contempo vi è la condivisione.

E chi non cerca Cristo non sa quello che cerca, E chi non vuole Cristo non sa quello che vuole, E chi non cerca Cristo non sa quello che ama. Questi versi concludono il canto “E da capo al letto mio”, un adattamento di frasi di San Filippo Neri ad opera di padre Maurizio Botta. Sono significativi perché riassumono quanto il pellegrinaggio ha rappresentato per noi: un cammino di ricerca e scoperta, che ci ha portato all’acquisizione di nuove consapevolezze e all’incontro con noi stessi e con Dio.

Monica ed Eleonora Baroni