Il 2 novembre, Commemorazione di tutti i fedeli defunti, il Vescovo ha presieduto la celebrazione nella Cattedrale di San Lorenzo martire in Tivoli
L’uomo non può scappare dalla realtà della morte, prima o poi essa si presenta nel distacco da una persona cara o anche solo come domanda ineludibile sulla transitorietà dell’esistenza. La stessa natura che ci circonda è lì a ricordarlo, con i colori autunnali che annunciano la fine della bella stagione, il sole sempre meno luminoso che fa avanzare il buio, gli alberi spogliati delle loro foglie. Anche se la cultura di oggi cerca di nascondere o di anestetizzare la morte, magari lasciandosi travolgere dall’euforia di una festa del macabro come halloween, la Chiesa non cerca scappatoie od eufemismi. L’uomo è chiamato ad obbedire alla sua finitezza creaturale, ma ciò non significa che tutti noi camminiamo sul baratro del nulla.
Al contrario, la fede legge la morte, questa esperienza che apparentemente scinde i legami in maniera definitiva, alla luce della fede pasquale che canta la resurrezione di Cristo. È questo il senso dell’omelia che il Vescovo Mauro ha tenuto nella basilica di San Lorenzo lo scorso 2 novembre, nel corso della celebrazione eucaristica in suffragio di tutti i fedeli defunti, vescovi, presbiteri e popolo di Dio. Alla celebrazione hanno partecipato il presidente del Capitolo dei Canonici, don Luigi Casolini di Sersale e il parroco don Fabrizio Fantini.
Nell’ambito di questa ricorrenza è stato ricordato come la cattedrale tiburtina, non facendo eccezione rispetto a tutte le chiese antiche, sia un “piccolo cimitero” che conserva al di sotto della propria pavimentazione numerose tombe di canonici o di personaggi illustri.
Nella cripta in prossimità, dell’altare moderno, si trova anche la tomba risalente agli anni ’30 del Novecento del vescovo di Tivoli Luigi Scarano, che è stata incensata al termine della funzione, a simboleggiare la preghiera della Chiesa per tutti i defunti.
Cristo è il risorto e il vivente. “Chi crede in me ha la vita eterna. Io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Così per noi, ha ricordato monsignor Parmeggiani, «la morte è un passaggio, una Pasqua, un esodo da questo mondo al Padre. Per chi crede la morte non è più un mistero, un enigma, perché inscritto una volta per sempre nella morte di Gesù che l’ha trasformata in maniera autentica, facendo della morte un atto di offerta al Padre. Gesù andando liberamente incontro alla morte per amore ci ha liberati della paura madre, la paura della morte, radice di tutte le altre paure».
Antonio Marguccio