La Messa in Sant’Andrea a un anno dall’uccisione del giovane di Paliano
Nella sua omelia il Vescovo Parmeggiani ha chiesto di riflettere e comprendere nel profondo cosa ha portato Willy al sacrificio estremo, e che, oltre al ricordo ancora così vivo, ci sia davvero la volontà di perpetuare il suo esempio, con altri gesti concreti d’amore e di donazione verso il prossimo
C’era un’emozione palpabile nella chiesa di Sant’Andrea Apostolo a Paliano quando lunedì 6 settembre alle 18 è stata celebrata la messa nell’anniversario della morte di Willy Monteiro Duarte. I familiari, i parenti ed i loro connazionali arrivati da fuori, i moltissimi amici di Willy ed i molti altri fedeli presenti sono entrati in chiesa in un silenzio che già anticipava il raccoglimento con il quale è stata poi vissuta tutta la celebrazione e che ha espresso nel migliore dei modi la vicinanza che ognuno dei partecipanti sentiva verso Willy. A loro si accompagnavano quelli che, da un certo momento in poi, non sono potuti entrare in chiesa per il rispetto della normativa vigente e che hanno seguito dall’esterno, grazie ad un impianto di amplificazione predisposto appositamente. Proprio in previsione di una partecipazione numerosa, infatti, la celebrazione era stata prevista inizialmente all’aperto, presso il Parco dei Cappuccini intitolato, dopo la sua riapertura, proprio a Willy. È stata poi spostata definitivamente presso la chiesa di Sant’Andrea a causa dell’incertezza del meteo. La Messa è stata officiata dal Vescovo Mauro, che, oltre a ribadire in tal modo la propria personale vicinanza alla famiglia ed alla nostra Comunità, con l’omelia ha tracciato un efficace punto della situazione, chiedendo a tutti cosa è rimasto della vicenda, dopo il clamore di un anno fa.
Chiedendo se, con il ricordo ancora vivo e l’esempio ancora così evidente, tra quello che è rimasto in ognuno di noi ci sia la piena comprensione di cosa ha portato Willy al sacrificio estremo, ci sia la volontà di perpetuare il suo esempio con altri gesti concreti d’amore e di donazione verso il prossimo. Il Vescovo ha sottolineato come “sarebbe triste continuare a commemorare Willy” senza “scoprire mai l’origine del suo gesto nobilissimo” e “imitarne l’esempio. E ancor più triste se ci arrendessimo nell’impegno comune di trasmettere il Vangelo da cui Willy ha imparato ad amare, a spendersi per l’altro.” Ecco, la sostanza da cui continuare è proprio questa, tenere vivo il suo ricordo come esempio del gesto di un amore più grande di tutti, quello di dare la vita per i propri amici, e trasmetterlo a chi ci è prossimo, testimoniando che l’amore cristiano è più che mai necessario al mondo.
Fulvio Romani