Dopo quasi due anni di inattività per le restrizioni imposte dalle autorità, a causa del Covid 19 , le Confraternite della Diocesi di Palestrina, rappresentate dai rispettivi Priori, hanno voluto incontrarsi, per una breve catechesi nella chiesa di Sant’Antonio Abate di Palestrina, tenuta, venerdì 26 novembre, dall’assistente spirituale delle confraternite e parroco, don Enrico Pinci.
L’ultimo incontro è registrato il 20 febbraio 2020 , quando si stava preparando il Cammino di Fraternità delle Confraternite della Diocesi di Palestrina che si sarebbe dovuto svolgere a Valle Martella; e si stava prevedendo un Cammino di Fraternità in comunione con le Confraternite della Diocesi di Tivoli. Si sentiva appena parlare di Virus e di Covid nelle città del Nord Italia, ma nessuno aveva il benché minimo sentore della catastrofe che ci sarebbe caduta addosso da lì a pochissimi giorni. L’otto marzo furono chiuse tutte le chiese e annullate tutte le iniziative relative a Processioni e ricorrenze; le celebrazioni eucaristiche seguite on line, grazie a quei sacerdoti che hanno saputo organizzarsi, o tramite i canali televisivi che normalmente offrono questo servizio.
Quindi è comprensibile il desiderio di incontrarsi nuovamente e parlare del futuro, e quale modo migliore si poteva scegliere, se non una Celebrazione eucaristica, sempre nel rispetto delle norme per la sicurezza sanitaria, per rivolgere le nostre preghiere comunitarie, e ricordare i Confratelli defunti, che prima di noi si sono impegnati a far funzionare i nostri sodalizi, sempre al servizio delle Comunità del nostro territorio. Lo scopo principale è stato quello di reagire alla pandemia, che ci ha visti rassegnati ad evitare baci e abbracci con parenti, amici e conoscenti; a rinunciare alle celebrazioni eucaristiche in presenza per un periodo considerevole; a rinunciare a portare in processione i nostri santi protettori. Reagire nel rispetto prudente delle norme anticovid, per riprendere in mano la situazione e non disperdere l’attenzione verso le nostre tradizioni religiose e culturali, anche se abbiamo avuto la possibilità di dedicarci “solo” alla cura dello spirito.
F. Lanciotti