Il Sinodo della Chiesa universale vive la sua fase profetica per delineare l’orizzonte del cammino prossimo e le scelte opportune da compiere. Ogni diocesi è stata chiamata a riflettere su alcune proposte concrete da vivere nel già e ora della storia. Il cammino è culminato nella relazione consegnata alla segreteria generale: il protagonismo dei giovani nell’azione pastorale, la formazione in senso ampio, sono state le tematiche scelte intorno alle quali si è concentrata l’attenzione degli Organismi di partecipazione del Consiglio pastorale diocesano e del Consiglio presbiterale.
Si è richiamata l’attenzione a quella formazione essenziale che è opera di Dio che parla e che forma l’uomo e la donna che si pongono in atteggiamento di silenzio e di ascolto. Si è ribadita la necessità di puntare l’attenzione sulla formazione che abbia il carattere trasversale e sia capace di coinvolgere le persone di tutte le fasce di età, a livello teologico, spirituale, umano e non si limiti ad un sapere, ma si traduca in un saper vivere, in un saper stare nelle realtà del mondo e della storia con spirito autenticamente profetico. Particolare attenzione viene rivolta ai giovani una ricchezza preziosa e una risorsa grande, come anche sfida alta perché si fa esperienza di quanto sia difficile raggiungere e coinvolgerli: pensare a luoghi specifici nei quali accoglierli, maturare uno stile capace di abitare il loro mondo sono obiettivi fondamentali. Particolare importanza in questo ambito ricopre la Scuola.
Si chiede la preparazione umana di adulti in grado di accompagnare i giovani, parlando il loro linguaggio. La “relazione” è lo “strumento” di evangelizzazione essenziale, oltre ogni programma e al di là di ogni progetto, che non si limita ad un semplice incontrarsi e a stare insieme, ma si nutre di atteggiamenti, che non si improvvisano e vanno appresi e alimentati con una formazione solida e continua.
Altro aspetto rilevato è la carismaticità per uscire dall’improvvisazione con la quale a volte si vivono i servizi e avere un sguardo di discernimento per cogliere i carismi che lo Spirito suscita e che si esprimono nel servizio all’interno e all’esterno della stessa comunità. Si sente il bisogno di dare un volto nuovo alle comunità, con una spiritualità capace di rispondere al bisogno di Dio che abita il cuore delle persone o sia capace di risvegliarne il desiderio in coloro che lo hanno sopito.
Dall’altra parte si sente il bisogno di comunità che realmente valorizzino i laici non solo nella collaborazione, ma anche nella corresponsabilità. Questo richiede da una parte un laicato formato e maturo, libero da ogni forma di clericalismo e di soggezione clericale e dall’altra parte pastori che sappiano riconoscere la dignità del laicato e creare spazi di decisione e di azione dei laici.
Urgenza fondamentale per i cristiani del nostro tempo è inoltre puntare l’attenzione sull’identità battesimale, che si vive come prassi rituale per abitudine senza la reale consapevolezza della dimensione esistenziale dell’essere figli di Dio, dell’appartenenza alla Chiesa, della vocazione a scoprire e vivere il progetto di Dio, del senso della vita, della dimensione morale. Tutti questi ambiti sono pressoché tralasciati anche in coloro che chiedono il Battesimo. Non è solo la vita che riceve il Sacramento, ma è la vita che diventa sacramento essa stessa. Si sente necessario lasciar cadere le strutture che appesantiscono l’azione pastorale, rendendo la Chiesa più che una casa, un’azienda ingessata in ruoli e progetti, bloccata entro preoccupazioni mondane, che attenuano la dimensione verticale che deve essere la prima e forse unica vera tensione. “Non è di una Chiesa umana che si ha bisogno, ma di una Chiesa divina. E quanto più essa sarà divina tanto più sarà umana”.
Gianluca Zelli