Vincenzo Corrado, direttore dell’ufficio nazionale delle comunicazioni sociali, al clero diocesano, «vogliamo essere protagonisti o spettatori?»
Si è tenuto ieri, giovedì 22 febbraio, l’incontro di formazione permanente del clero, presso il santuario Nostra Signora di Fatima in San Vittorino Romano. A parlare a sacerdoti, religiosi e diaconi della diocesi, riuniti insieme al Vescovo, Vincenzo Corrado, direttore dell’ufficio nazionale delle comunicazioni sociali. Corrado ha tenuto la relazione dal titolo: “I linguaggi, la cultura e la proposta cristiana”. L’intervento del relatore ha preso le mosse dal concetto che la comunicazione è propria della Chiesa, le è connaturale, ne definisce l’essenza stessa, poiché la fede cristiana si incentra su un evento che è l’incarnazione. Il Prologo di Giovanni definisce il come ed il perché la comunicazione sia centrale, il motivo di fondo è “dare testimonianza”, e questo richiede un linguaggio consono.
Occorre – ha detto Corrado – fare un passo indietro per fare uno scatto in avanti. È importante la presenza in ogni contesto, ed è importante tenere presente che la nostra comunicazione non vende prodotti, la nostra comunicazione invece genera comunione, è una comunicazione generativa. È necessario tornare al cuore della missione, l’annuncio; non è un lancio di agenzie stampa, ma una comunicazione che crea relazione: «perché anche voi siate in comunione con noi». Dunque una parola che genera ecclesia, la posta in gioco della comunicazione è la Chiesa stessa.
Una Chiesa estroversa, non piegata su se stessa. Il focus è la comunicazione, non l’informazione o le informazioni, siamo in una società informazionale e alla ricerca di like, la proposta cristiana è la freschezza della parola. Serve svecchiarsi e ripensarsi, per essere in grado di relazionarsi ed essere compresi, senza cadere nel rischio di raccontare solo se stessi, nell’individualismo, proprio per questo è importante un ascolto profondo ed accogliente, senza imporre il proprio punto di vista.
Accennando al tema dell’intelligenza artificiale Corrado ha spiegato che il bisogno che si avverte oggi è quello di tornare ad abitare i luoghi, abbiamo bisogno di fisicità. Sono stati numerosi nella relazione di Corrado i riferimenti ai testi del magistero, ai documenti del Vaticano II. Parlando quindi del linguaggio il relatore ha evidenziato come sia pericolosa la povertà linguistica, ma anche l’afonia e la rinuncia, serve invece l’apertura alla condivisione, la parola è armonia che dà forma ai rapporti. Allora la responsabilità per ognuno è di non scivolare in egocentrismi e fratture.
Corrado ha voluto dare tre input per l’azione pastorale concreta. Il primo è l’identità: è fondamentale non smarrirla, per essere credibili anche in rete occorre custodire la propria identità. Pensiero, parola e vita è il circolo che innesta la nostra identità. Il secondo punto: connessioni e narrazioni. Stiamo connessi per trasfigurare il vissuto quotidiano o per pura evasione? Essere connessi significa stabilire un rapporto, e per entrare in relazione con l’altro occorre che io recuperi la mia identità. Il terzo input: community e comunità. Non sono sinonimi, la comunità ha un di più, nella comunità si genera la comunicazione. Avviandosi alla conclusione del suo intervento Vincenzo Corrado ha ribadito che la comunicazione è connaturale alla Chiesa e che la complessità va abitata, letta, illuminata ed esplorata.
L’interrogativo provocatorio che ha lasciato è: vogliamo essere protagonisti o spettatori? Testimoni del Vangelo o spettatori? Testimonianza è l’altro nome della comunicazione; siamo noi stessi mediali, riflessivi, non reattivi, attivi e sinodali, protagonisti di una narrazione che dà gioia, non mummie!
Divisi in gruppi i partecipanti hanno poi potuto confrontarsi su alcuni temi concreti della comunicazione, come l’omiletica, il rapporto tra la liturgia e persone e la diaconia dell’ascolto.
Maria Teresa Ciprari