Il cuore dell’incontro formativo del clero di questo giovedì 18 aprile a San Vittorino Romano si condensa nell’esercitazione finale svolta da tutti i partecipanti: «Chiudere gli occhi, immaginare se stesso in un momento di vulnerabilità o di fragilità passato; avvicinarsi a sé in questo momento così fragile; guardarsi negli occhi. Parlarsi, esprimendo compassione e empatia. Abbracciare questo se stesso proiettato davanti a sé». Infatti, con un incontro mirato a guardare in faccia alle proprie fragilità, i due psicologi Bianca Crocamo e Antonio Minopoli hanno voluto aiutare il clero di Tivoli e di Palestrina a porsi davanti al lato più vulnerabile di se stessi, in una specie di lavoro di ristrutturazione cognitiva.
«Non c’è umano che non porti fragilità», hanno ribadito. Con modi diversi di sentirsi e di reagire, ciascuno deve allenarsi a mettersi a nudo davanti a questa evidenza, senza giudizi, né colpevolezza, né narcisismo, a vincere gli ostacoli, come ad esempio il ruolo sociale, una eccessiva autostima, e riconoscere la propria vulnerabilità.
La compassione, in tre direzioni (verso l’altro, verso se stesso, e dall’altro verso se stesso) è la parola chiave di un processo che non deve diventare pietà, ma vera empatia. Una “compassione” basata sulla solidarietà e sul fatto che siamo tutti sulla stessa barca di fragilità. Questa riflessione è da contestualizzare nell’ambito della prevenzione e della lotta contro gli abusi dentro la Chiesa. Grande è stato l’interesse dei presenti che hanno pensato di continuare a riflettere insieme sul tema il prossimo 15 maggio.
Roberto Sisi