Il coordinamento dei gruppi parrocchiali del Rosario biblico sta lavorando per far rinascere nelle parrocchie della diocesi di Tivoli il Rosario, in particolare del Rosario biblico. I gruppi parrocchiali, seppur lentamente, vanno crescendo: il giorno 11 maggio, per festeggiare la Madonna, nel mese a lei dedicato, si riuniranno come ogni anno presso il santuario di San Vittorino Romano, con la presenza di Sua Eccellenza il Vescovo Mauro e dei parroci interessati.
Il Rosario può essere una preghiera di semplici, ma attraverso di essa si muove la storia, perché in chi ha in mano la corona e muove le labbra, è presente lo Spirito Santo, perché il Rosario è nato dalla Chiesa, è cresciuto nella Chiesa e patrocinato dalla Chiesa nei secoli.
Dopo quella liturgica, è forse la principale devozione della Chiesa Cattolica.
Gesù ci ha insegnato a dire il Padre Nostro , la Chiesa ci insegna a rivolgerci a Maria come “nostra Madre” e mette il Rosario tra le mani di tutti i figli di Dio.
Il primo “Papa del Rosario” fu san Pio V, domenicano, che emanò nel 1569 una bolla (Consueverunt Romani Pontifices) che stabiliva le modalità di recita del Rosario. Nel 1571 chiese alla cristianità di pregare con il Rosario per implorare la liberazione dalla minaccia turca. La vittoria della flotta cristiana nella battaglia di Lepanto, venne attribuita all’intercessione della Vergine Maria, invocata con il Rosario. In seguito a ciò il papa introdusse nel calendario liturgico, per quello stesso giorno, 7 ottobre, la festa della Madonna della Vittoria che poi il suo successore papa Gregorio XIII trasformò in festa della Madonna del Rosario, che si continua tuttora a celebrare.
Papa Leone XIII con le sue 12 Encicliche sul Rosario, è stato il “secondo Papa del Rosario”. Hanno contribuito inoltre alla diffusione di questa preghiera san Luigi Maria Grignion de Montfort, con il suo libro “Il segreto ammirabile del Santo Rosario”, intorno ai primi anni del 1700, e il beato Bartolo Longo, fondatore nei primi anni del 1900, del Pontificio Santuario della Madonna del Rosario e delle opere di carità di Pompei, considerato appunto l’”Apostolo del Santo Rosario”.
Le apparizioni della Madonna a Lourdes e a Fatima, nei due secoli passati, dove la Vergine ha raccomandato con insistenza la recita del Rosario, hanno rafforzato nei cristiani questa devozione.
Parlando del Rosario, papa PAOLO VI scriveva: “Il Rosario è preghiera Evangelica, è contemplazione… è meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il cuore di colei che al Signore fu più vicina (Marialis cultus).
Papa GIOVANNI PAOLO II: “Il Rosario, infatti, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, il Rosario concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio” (Lettera apostolica sul santo Rosario, Rosarium Virginis Mariae, ottobre 2002).
Per “potenziarne lo spessore cristologico, in armonia con l’ispirazione del Concilio Vaticano II”, papa GIOVANNI PAOLO II ha poi deciso di aggiungere “un’opportuna integrazione” alla tradizionale scansione della preghiera in tre cicli di misteri (gaudiosi, dolorosi e gloriosi), introducendo i “misteri della luce”, basati su “alcuni momenti significativi della vita pubblica di Gesù”.
Papa FRANCESCO: “è tradizione in questo mese di maggio, pregare il Rosario… ho pensato di proporre a tutti di riscoprirne la bellezza. Contemplare insieme il volto di Cristo con il cuore di Maria, nostra Madre, ci renderà ancora più uniti come famiglia spirituale, e ci aiuterà a superare questa prova” (Lettera del Santo Padre a tutti i fedeli per il mese di maggio 2020).
Ma da dove deriva questo nome: Rosario, e quali sono le sue basi storiche? Una possibile etimologia della parola rosario si potrebbe rintracciare per alcuni storici, nella sanscrita japa-mala letteralmente “ghirlanda-per preghiere”. Questa parola che è in uso da millenni indica la corona per le preghiere presso le popolazioni dell’India: mala.
Nell’oriente cristiano, ad esempio, la corona per pregare prende il nome di komboloi. Ma troviamo anche in altre religioni, oggetti di devozione simili al rosario: nell’Islam si prega con il tasbih, il rosario buddhista giapponese è l’Juzu .
Ma l’origine etimologica sanscrita per il Rosario, seppure affascinante, non è da ritenersi attendibile in quanto il sanscrito è stato conosciuto in occidente soltanto a partire dal XVIII secolo, mentre il termine rosarium è di origine tardo medievale.
Rosarium ( dal latino, giardino di rose, roseto) può rifarsi all’usanza medievale che consisteva nel mettere una corona di rose, sulle statue della Vergine; queste rose erano simbolo delle preghiere belle e profumate rivolte a Maria, rappresentavano materialmente l’intensità e la ripetitività della preghiera: corona di rose-rosario. Da qui nacque l’idea di utilizzare una collana di grani, per farli scorrere tra le dita, e guidare così la meditazione e la preghiera: la corona del rosario.
Le origini del Rosario sono fatte risalire dalla maggior parte degli storici, al secolo IX nell’Irlanda del Nord: la forma di preghiera monastica più importante, era allora la lettura e meditazione dei 150 Salmi di Davide. I laici, per lo più analfabeti, non riuscivano ad adattare questa forma di preghiera al loro modo di pregare, d’altronde i salmi erano troppo lunghi per impararli a memoria. Un monaco suggerì ai fedeli di recitare 150 Padre Nostro al posto dei 150 Salmi, per tenere il conto utilizzavano sassolini, poi cordicelle con nodi, ed in seguito cordicelle con pezzetti di legno.
In breve come preghiera ripetitiva, parte del clero e dei laici d’Europa, cominciarono ad usare il Saluto dell’Angelo, cioè quasi tutta la prima parte dell’Ave Maria. Durante il secolo XIII cominciò, da parte dei teologi, a svilupparsi un’altra forma di preghiera, che portava ad integrare le preghiere ripetitive, con brani dai Salmi di Davide e comunque biblici: una serie di 150 lodi in onore di Gesù basate sull’interpretazione dei 150 Salmi, poi salteri con 150 lodi dedicate a Maria.
L’unificazione di questi quattro tipi di salteri, avvenne verso il 1365 l’ordine dei Certosini raggruppò i saluti angelici in decine, con un Padre nostro prima di ogni decina. Successivamente, nel 1409 Domenico il Prussiano scrisse un libro che univa 50 pensieri sulla vita di Gesù e Maria ad un Rosario di 50 Ave Maria. Ma la prima confraternita del Rosario, unificato nel gruppo delle 10 Ave Maria complete, ciascuna con un brano biblico e con un Padre Nostro nel mezzo di ciascun gruppo, fu fondata intorno al 1470 dal domenicano Alain de la Roche, che diede forza all’ordine dei Domenicani, a diventare quella dei primi missionari del Rosario.
Grazie all’opera di diffusione di Alain de la Roche, di san Domenico e dei primi domenicani, questa forma di preghiera (150 Ave Maria con un pensiero speciale brano biblico per ognuna di esse), si diffuse rapidamente nel mondo cristiano occidentale. In Italia venne diffuso grazie alle Confraternite del Rosario, fondate da Pietro da Verona, santo appartenente anch’egli all’ordine Domenicano. Alain de la Roche cominciò a chiamare Rosario “nuovo” quello con un pensiero speciale per ogni Ave Maria (la forma da lui preferita), mentre chiamava Rosario “vecchio” quello con le sole Ave Maria, senza nessun pensiero di meditazione.
Questa forma di Rosario, nota come Rosario di San Domenico anche nei documenti pontifici, è il modello sul quale si basa oggi il nuovo Rosario Biblico: un Rosario composto da 20 misteri (eventi, momenti o episodi significativi) della vita di Cristo e di Maria, raggruppati in corone. Ogni corona comprende la meditazione di cinque misteri e la recita di cinquanta Ave Maria divise a gruppi di dieci (decine o poste), con un brano del Vangelo integrante il testo del mistero, per ognuna delle 200 Ave Maria, e recita delle litanie bibliche.
Attraverso il Rosario biblico, un sistema moderno di recitare il Rosario, anche i cristiani di oggi possono scoprire, come i cristiani medioevali, che questo metodo di meditazione può aiutare a pregare con ancora più devozione, perché quando la mente si fa più attenta al profondo messaggio dei misteri, attraverso i passi evangelici, è più difficile distrarsi, è invece più facile apprezzarne il contenuto ed interiorizzare la parola di Cristo.
“Per dare fondamento biblico e maggiore profondità alla meditazione, è utile che l’enunciazione del mistero sia seguita dalla proclamazione di un passo biblico corrispondente che, può essere più o meno ampio. Le altre parole, infatti, non raggiungono mai l’efficacia propria della parola ispirata. Questa va ascoltata con la certezza che è Parola di Dio, pronunciata per l’oggi e per me. Non si tratta di riportare alla memoria un’informazione, ma di lasciar ‘parlare’ Dio”(papa GIOVANNI PAOLO II, Rosarium Virginis Mariae, n.30)
Il Rosario è dunque la catena d’amore che unisce tutti coloro che amano Gesù e Maria e attraverso di esso, tutti hanno accesso a Dio a Cristo, a Maria, al Paradiso. Nella preghiera comunitaria del Rosario, è presente Cristo a riversare i tesori della Risurrezione. “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” (Mt 18,15-20).
Recitare insieme il Rosario Biblico, ampliando il gruppo con il coinvolgimento di sempre maggior numero di fedeli, può costituire l’obiettivo di partecipazione al processo Sinodale in atto: Essere buoni semi in terra buona, fare missione, ma anche comunione nella contemplazione biblica delle parole di Dio.
Maria Quintilia
parrocchia di San Silvestro Villa Adriana, Tivoli