San Biagio a San Vito e la tradizione viva

San Biagio vescovo e martire è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo per aver guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola. Poco si conosce della vita di san Biagio; notizie biografiche sul santo tramandate oralmente identificano che fu medico e vescovo di Sebaste in Armenia e che il suo martirio è avvenuto durante le persecuzioni dei cristiani, intorno al 316.

A San Vito Romano, ben si sa della chiesa eretta in onore del santo, che venne realizzata su un antico oratorio preesistente. Datato intorno al 1200, questo fu il primo nucleo dal quale si sviluppò l’edificio sacro che venne ricostruito ex novo ed ampliata tra il 1607 ed il 1609, i più importanti restauri successivi al Seicento sono databili a dopo il 1830. In questa occasione vennero aggiunte le due cappelle all’altezza del presbiterio, rispettivamente di San Giuseppe, a destra dell’altare, e di Maria Santissima del Rosario, a sinistra. Nella pala d’altare, di importanti dimensioni, si riconosce a destra del Santo una donna col bambino che lo invoca perché Egli guarisca il figlio, soffocato da una lisca di pesce.

Gli altari laterali sono dedicati: a destra a sant’Ambrogio, ai santi Giovanni Battista ed Evangelista, mentre a sinistra il primo a sant’Andrea Apostolo ed il successivo ai santi Pietro e Paolo.

Il mosaico decorativo dinnanzi all’altare resta a significare il prezioso contributo dato dai Theodoli alla costruzione della chiesa e agli ultimi interventi di restauro di fine anni Venti, per i quali vennero date importanti somme sia dai cittadini, sia da Alfredo Rocco che da Pietro Baccelli. La festività del santo ricade il 3 febbraio, subito dopo la Candelora; la ricorrenza viene festeggiata con una processione dedicata al santo, portando per le vie del paese la sua immagine e, dopo aver partecipato alla Messa, viene attuato il rito della benedizione della gola tramite appunto le candele benedette il giorno stesso con apposito formulario.

Il nostro parroco don Carmelo Salis, con la collaborazione del vice parroco don Claudien Ruhumuliza, pone sotto la gola dei fedeli l’olio benedetto tramite l’ausilio della candela, pronunciando la supplica: “Per i meriti e l’intercessione di San Biagio vescovo e martire ti liberi il Signore dai mali dell’anima e della gola”. Le tradizioni per la festività hanno varie sfaccettature, ad esempio c’è la produzione di una tipicità “sanvitese”, ovvero le “Ciambelle di San Biagio”, delle soffici ciambelle dolci aromatizzate all’anice che emanano un profumo sensazionale.

A corredo della festività, molto attesa dalla cittadinanza, è la fiera di San Biagio storicamente dedicata alla vendita di merci e di bestiame e all’omaggio che i fidanzati ponevano alle proprie amate tramite l’acquisto di arance. Spiritualità e tradizioni che si fondono per creare qualcosa di unico, da tramandare alle generazioni future: le nostre radici.

Alessandro De Paolis