Una riflessione in attesa della veglia di preghiera di domenica
A partire dall’8 dicembre 2020 e per un intero anno, la Chiesa per volere di papa Francesco, celebra la figura di san Giuseppe, sposo di Maria e padre di Gesù.
Sono proprio questi due termini che ci fanno comprendere il ruolo compartecipe di Giuseppe alla salvezza del genere umano. Giuseppe, infatti, scelto da Dio per affidargli Sua Madre e Suo Figlio, dice “sì” all’angelo che gli appare in sogno, comandandogli di prendere con sé Maria incinta per opera dello Spirito Santo.
È con il suo “sì” che il mistero dell’Incarnazione ha inizio, decidendo di custodire e proteggere Maria e il Bambino.
Spesso siamo portati a pensare a san Giuseppe come una figura secondaria nel rapporto con Maria e Gesù, se ci pensiamo, infatti, Gesù non è suo figlio naturale, è figlio di Maria, è Lei che lo ha portato in grembo e lo ha partorito.
Eppure, se ci soffermiamo a riflettere, tanto nei Vangeli, quanto nelle rappresentazioni artistiche,Giuseppe è legato indissolubilmente ai momenti più significativi della vita di Maria e Gesù. È con loro nella natività; nell’adorazione dei pastori e dei magi; la circoncisione; l’imposizione del nome;la fuga in Egitto e il ritrovamento di Gesù tra i dottori. Tutto questo è possibile perché Giuseppe è capace di ascoltare, e perciò si lascia guidare da Dio. Giuseppe ascolta e obbedisce alla voce di Dio che gli parla attraverso l’angelo, in sogno di notte, che nel linguaggio biblico è associata alla morte, al male. Dio, quindi, è luce che irrompe nelle tenebre e ci fa vedere chiaramente la strada. Dio si prende cura di Giuseppe, lo custodisce per custodire Maria sua sposa e il Bambino suo figlio.
Dio si fida di Giuseppe, di quest’uomo giusto, che è “lo scelto”, e Giuseppe, nell’obbedienza rende concreto il disegno di Dio.
Nell’obbedire Giuseppe “fa”, anche lui si fida di Dio, si lascia guidare nel compiere la cosa giusta: accoglie Maria e cresce Gesù. Giuseppe è costantemente aperto alla volontà di Dio. La vita di san Giuseppe è interamente dedicata a Maria e Gesù, i suoi affetti più cari: si prende cura di loro, li custodisce. È tutto dedicato all’altro. È il custode di Maria e Gesù, e custodire non significa solo proteggere l’altro, ma migliorarlo per portarlo al suo completo sviluppo. Forse Giuseppe senza Maria e Gesù non sarebbe stato quello che è, allo stesso modo Maria e Gesù senza Giuseppe non sarebbero stati tali, ma sono la Santa Famiglia di Nazareth perché hanno entrambi ascoltato e obbedito alla parola di Dio, si sono fidati di Lui, si sono lasciati “prendere per mano” da Dio e hanno dato corpo ai suoi progetti. Ecco perché Giuseppe è una figura così rilevante nella storia della salvezza ed inoltre, con il suo silenzioso esempio, ci insegna che la vocazione di ognuno di noi, il nostro “sì” non è a se stante, ma intimamente legata all’altro, ha bisogno dell’altro per essere portata a compimento.
Fralleoni Annalisa,
Ufficio diocesano di pastorale per le vocazioni delle diocesi di Tivoli e di Palestrina