Quando diciamo chiesa ci riferiamo alla casa di Dio e alla casa del suo popolo: San Michele Arcangelo in Tivoli apre le porte ai fedeli il 14 aprile 1957. Il titolo di San Michele ci riporta all’antica chiesetta di piazza delle Erbe, trasmigrata nella più ampia chiesa di Santa Sinforosa, detta anche “del Gesù” in quanto retta per secoli dai gesuiti, per poi approdare dopo le rovine della guerra, nel popoloso nuovo quartiere Empolitano. Ecco perché la conosciamo anche come Chiesa del Gesù ed ecco perché in essa si venera santa Sinforosa. Fu Mons. Giovanni Troiani a porre la prima pietra nel maggio del ’53; ulteriori lavori di completamento proseguirono con don Fabrizio Fantini che collocò la statua dell’Immacolata davanti la chiesa nell’83. Nel 2001 la parrocchia passa a don Alberto De Vivo e la comunità cresce intorno alla sua Chiesa, sempre più punto di riferimento nel territorio. Sul portale della facciata spicca il mosaico con San Michele e il drago. Varcato l’ingresso, l’aula liturgica si divide in tre navate. Al centro dell’abside domina la vetrata del maestro Tamburri che raffigura Santa Sinforosa e Figli, così come Gino Piccioni la dipinse in un quadro poi distrutto dalle bombe del ’44.
Sotto la vetrata c’è il Tabernacolo contornato da un mosaico in pietre e marmi su disegno dell’arch. Pierluigi Pastori, così come suoi sono i disegni delle 14 stazioni della Via Crucis sui vetri delle finestre laterali. Suo anche il progetto del campanile esterno con 7 campane, le cui due più grandi furono benedette nel 2007 da papa Benedetto XVI. Nella navata destra c’è l’immagine della Madonna della Febbre (XV sec.), mentre la navata sinistra accoglie il Battistero. Nella cappella a destra del presbiterio, è esposta l’immagine del Gesù Bambino Benedicente (olio su tavola, XVII sec., anonimo): abbelliva l’anta di un armadio porta reliquie nella chiesa distrutta nel ’44. Fu recuperata dalle macerie da una famiglia che, 70 anni dopo, l’ha restituita alla parrocchia. L’immagine è stata benedetta nel 2019 dal vescovo Mauro Parmeggiani. L’azione pastorale di don Alberto guarda lontano, grazie anche ai laici e ai giovani impegnati in diversi ambiti: catechesi, oratorio, coro, caritas. Non manca la formazione sulla Parola (Lectio e Settimana Biblica). La tecnologia non ha interrotto le attività neanche durante il lockdown, perché per amore del Signore e dei fratelli si deve continuare a crescere ed operare.
Ivana Imperatori