San Vittorino, Vescovo e Martire in San Vittorino

La parrocchia è sorta intorno al centro storico medioevale risalente all’XI sec., nel quale spicca il castello – inizialmente abitato dai monaci benedettini e poi divenuto proprietà dei Colonna e dei Barberini.

La chiesa del borgo un tempo era la cappella privata del castello. Fu fatta restaurare dal card. Francesco Barberini (1597-1679). Un affresco del Santo giganteggia sulla parete dietro l’altare. Sulla parete destra un grande quadro, della prima metà del Seicento di un artista ignoto, rappresenta la Trinità e il santo Vittorino in adorazione. Rivolti a queste immagini si innalzavano le preghiere dei fedeli affinché li proteggesse dalle frequenti epidemie. Sembra che proprio grazie a Lui il borgo di San Vittorino non fu mai toccato da pestilenze. Altri due quadri di valore sono: San Francesco penitente, anche Lui in adorazione (si noti in basso a destra la catalogazione tipica della Fam. Colonna), del 1500 circa; la Madonna con Cristo neonato. Un’altra chiesa, quella di Santa Maria, del 1703, fu eretta dalla popolazione, fuori dal borgo, quando nel ‘600 un affresco mariano (forse appartenente a qualche villa) fu rinvenuto nei campi verso Poli. Accanto alla chiesa c’è l’oratorio.

La popolazione della parrocchia si aggira intorno alle 500/600 persone. Le principali feste sono due. La prima, quella del patrono, la prima domenica di ottobre, la cui statua viene portata a spalla. È una festa da sempre molto sentita e partecipata. Il santo, che subì il martirio tra la fine del I. sec. e l’inizio del secondo, aveva insegnato a molti a credere in Cristo. Aureliano ordinò che presso il luogo che viene chiamato Cotilia (Contigliano, Rieti), dove sgorgano acque puzzolenti e sulfuree, fosse tenuto con la sospesa sopra quelle acque, e dopo aver patito questo supplizi per tre giorni morì. Le spoglie mortali furono portate dai cristiani ad Amiterno e sul luogo della sepoltura fu edificata una chiesa a Lui intitolata. La seconda festa, che si celebra nella prima domenica in Albis, ha origine nel periodo della seconda guerra mondiale.

Il parroco, Domenico Poggi fu denunciato ai tedeschi per spionaggio in favore degli alleati, ai quali avrebbe passato delle notizie mediante una radio clandestina. Don Poggi venne arrestato dai tedeschi, insieme a due cittadini di Tivoli, i signori Ceroni e Datti. I tre arrestati vennero condotti a Monte Porzio Catone per essere fucilati. Ma, mentre scavavano la buca, dove sarebbero stati sepolti, arrivò dal Vaticano un ordine che fece annullare l’esecuzione.

Dopo il rientro a casa don Poggi, insieme ai parrocchiani, fecero una statua dedicata alla Madonna “della Pace” in ricordo della grazia ricevuta dai tre condannati e per invocare la fine della guerra. Il generale delle S.S., che avrebbe dovuto eseguire la fucilazione dei tre uomini, venne accusato di strage, ma grazie a don Poggi non fu condannato a morte. Infine un’altra festa è quella di sant’Antonio abate, nella quale c’è la tradizionale benedizione degli animali.