Santa Famiglia /B

L’incontro di Gesù con Simeone e Anna, proposto dal Vangelo di questa domenica, è «l’incontro dei due Testamenti, Antico e Nuovo. Gesù entra nell’antico tempio, Lui che è il nuovo Tempio di Dio: viene a visitare il suo popolo, portando a compimento l’obbedienza alla Legge ed inaugurando i tempi ultimi della salvezza» (Benedetto XVI). Gesù entra nella storia alla sua maniera, umilmente, venendo presentato al Signore per adempiere ai riti del suo popolo. «Una giovanissima coppia col suo primo bambino arriva portando la povera offerta dei poveri, due tortore, e la più preziosa offerta del mondo: un bambino» (Ermes Ronchi). Anche il Vangelo di oggi si apre mettendoci a contatto con la logica di Dio, che i testi liturgici del Tempo di Natale continuamente ci propongono: Gesù, il consacrato del Padre, viene nel mondo per compiere la Sua volontà, nell’umiltà e nella povertà. Egli, «pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2, 7). Gesù si è fatto nostro fratello e compagno di viaggio. Questo atteggiamento, mantenuto per tutta la vita terrena, lo porterà al supremo dono della vita sulla Croce, che Simeone profetizza come spada che trafiggerà il cuore della madre. Da questo Vangelo impariamo ancora una volta a conoscere sempre meglio Gesù e ad amarlo sempre di più per il dono che ci fa di se stesso.

Nel Tempio di Gerusalemme ad accogliere Gesù per chi è veramente, ci sono due anziani, il sacerdote Simeone e la profetessa Anna. «Sulle braccia dei due anziani, riempito di carezze e di sorrisi, passa dall’uno all’altro il futuro del mondo: la vecchiaia del mondo che accoglie fra le sue braccia l’eterna giovinezza di Dio»(Ermes Ronchi). La fede unita alla preghiera incessante hanno aiutato Simeone e Anna a riconoscere in un bambino normalissimo, povero, il Figlio di Dio atteso per la redenzione di Israele. Simeone ci è riuscito, perché, mosso dallo Spirito Santo (il Vangelo lo sottolinea due volte), ha creduto fermamente alla promessa che gli è stata fatta di non morire senza aver visto prima il Messia. Una lunga vita tenuta insieme dal filo del desiderio, mai sopito, di vedere Gesù, il Verbo incarnato finalmente venuto per salvarci . Non è forse questo il senso della vita cristiana? Questa fede lo ha aiutato ad aspettare con fiducia. Anna è riuscita a riconoscere Gesù come Messia, consumandosi nella preghiera, sempre lì nel Tempio, per non perdere il momento più alto della sua vocazione di profetessa che era quello di riconoscere l’arrivo del Signore. Non è forse questo il senso della preghiera e della lettura della Parola di Dio? Questa fede l’ha aiutata a vedere oltre, a vedere in un piccolo bambino il Figlio di Dio.

Gesù viene, passa nella nostra vita  ed «è nostro, di tutti gli uomini e di tutte le donne. Appartiene agli assetati, a quelli che non smettono di cercare e sognare mai, come Simeone; a quelli che sanno vedere oltre, come la profetessa Anna; a quelli capaci di incantarsi davanti a un neonato, perché sentono Dio come futuro» (M. Marcolini). Da questo Vangelo impariamo negli atteggiamenti di Anna e Simeone come consolidare la nostra fede legandola alla speranza, proprio nel momento storico che stiamo vivendo. Infatti, di Gesù abbiamo sempre bisogno; in questi tempi abbiamo forse un bisogno particolare di rafforzare la fede in Lui nella direzione della speranza, poiché Egli è l’Emmanuele, che ci è sempre accanto e ci ama.

«La presentazione di Gesù al Tempio lo mostra come il Primogenito che appartiene al Signore.  In Simeone e Anna è tutta l’attesa di Israele che viene all’incontro con il suo Salvatore (la tradizione bizantina chiama così questo avvenimento). Gesù è riconosciuto come il Messia tanto a lungo atteso, “luce delle genti” e “gloria di Israele”, ma anche come “segno di contraddizione”. La spada di dolore predetta a Maria annunzia l’altra offerta, perfetta e unica, quella della croce, la quale darà la salvezza “preparata da Dio davanti a tutti i popoli”» (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 529).

Gabriele Lunghini,
direttore dell’Ufficio catechistico diocesano