Sembra esistesse un’antica parrocchia sotto il titolo di Santa Maria di Corte all’interno del Castello Medievale. È una ipotesi ancora molto discussa ad Olevano Romano da alcuni appassionati studiosi che non riconoscono questa possibilità, non essendoci documenti che lo provano indiscutibilmente. Così come il fatto che nel 522 il Console Tertullo mentre cercava di raggiungere Subiaco, per affidare il figlio Placido, dell’età di 7 anni, al Beato Benedetto, per essere allevato, dovette fermarsi nel castello di Olevano per trascorrervi la notte. Fu accolto con grande festa da coloro che erano i suoi fedelissimi vassalli, e anziché ripartire il mattino successivo, si fermarono qualche giorno in più (da: Visita Pastorale del 1754 del Card. Spinelli – cit. ex annal. subl. tom C 1° de iniz. relig. Benedetto).
Il piccolo Placido sembra aver pregato nella piccola chiesa del Castello, la stessa dove pregò anche il santo padre Benedetto, durante le sue visite per gli spostamenti da Subiaco verso Roma o nei paesi circonvicini. Giunto nella solitudine di Subiaco, Placido, stimolato e ricordando le pareti del piccolo edificio sacro completamente bianche chiese al genitore di far dipingere sulla parete dell’Altare l’immagine di Nostra Signora col Figliuolo in braccio con l’invocazione di Madonna delle Grazie.
In questo mese dedicato alla Madonna, durante il quale gli olevanesi costruiscono dei piccoli altari negli angoli del centro storico per la recita del Rosario, sembra giusto ricordare questa chiesetta, che gli olevanesi portano nel cuore da secoli e li vede raccolti davanti alla bellissima immagine di Maria, che sicuramente ha avuto diversi ritocchi e restauri, durante i quali sono state notate altre tracce di colore, senza sapere che forse è la stessa immagine voluta dal piccolo Placido ed alla quale pregando ha raccomandato i suoi sudditi.
Sui lati sono presenti figure di santi, forse san Giacomo e Filippo, oltre a santa Caterina d’Alessandria e santa Anatolia. Sulla parete laterale sinistra si nota un dipinto quasi del tutto rovinato che fa pensare all’immagine della Trinità. Un segno, rimasto coperto per secoli, fino a quando, la caduta dell’intonaco lo ha riportato alla luce, ora in bella mostra, potrebbe rappresentare la prima apparizione della famosa Croce improntata nella Medaglia di san Benedetto, ormai conosciuta in tutto il mondo.
Fabrizio Lanciotti