Festa in diocesi di Palestrina per il patrono. Il Vescovo: «Se siamo qui è perché Agapito ha sperato in Cristo, nella vita eterna, nella risurrezione! »
Nei giorni 17 e 18 agosto si è celebrato solennemente il santo martire prenestino Agapito. La Messa nei Primi Vespri della solennità in piazza Regina Margherita, animata dal coro parrocchiale ed il Pontificale in duomo, giovedì mattina alle 11, con i canti del coro diocesano, sono stati presieduti dal vescovo Parmeggiani, circondato dal clero della diocesi di Palestrina.
Nella città vestita a festa dei colori dei quartieri del palio e allietata dalle note della banda musicale “Giovanni Pierluigi da Palestrina” diretta dal maestro Luca Di Matteo, dopo due anni di stop è tornata anche la processione. Confraternite, Terz’Ordini, associazioni e fedeli, insieme al clero e al Vescovo e alle autorità intervenute, al seguito del prezioso cinquecentesco busto reliquiario del giovanetto Agapito martire si sono incamminati per le vie ed i vicoli del centro storico, con emozione e gioia di prendere parte a questo momento di preghiera.
Nella sua omelia della vigilia il Vescovo prendendo spunto dal Vangelo del seme di grano che muore e marcisce nella terra ha sottolineato in particolare il sacrificio di Cristo, la sofferenza ed il patire, «… se invece si sarà disposti ad amare, a perdere la vita, a vivere la vita nella logica dell’amore, allora non soltanto troverà gioia in questa esistenza terrena ma troverà anche la vita eterna!» ha esclamato. «Agapito scelse di aderire a Cristo e – ha continuato – anche se minacciato, lusingato dalla magnificenza del Tempio della Dea Fortuna che si ergeva possente e potente sulla nostra antica Preneste non si piegò, non abbandonò Cristo e preferì con Lui e come Lui patire, soffrire, morire». Ha voluto poi rivolgere a chi ha responsabilità civili e nel campo dell’educazione, ma a tutti, ognuno nel suo ruolo, parole di incoraggiamento a lavorare e prodigarsi per i giovani.
Agapito era un giovane, scelse Cristo e gli rimase fedele, rimase cristiano, «significa avere la consapevolezza che la persecuzione fa parte di quanto incontreremo sul nostro cammino. Tuttavia il cristiano come è stato per Agapito e per tanti martiri prima e dopo di lui non deve mai perdere la speranza! E con la speranza camminare!». Concludendo la sua riflessione il vescovo Mauro ha poi proseguito: «Noi tutti, cari amici, se siamo stati creati a immagine di Dio portiamo in noi un frammento di eternità e per questo tutti possiamo sperare, abbiamo un anelito a vivere una vita oltre questa vita. Ebbene la nostra speranza deve consistere nel credere che la morte non sia l’ultima parola della nostra vita ma che l’ultima sia la risurrezione, la vita eterna! E questo è il proprium della fede cristiana ed è questo che dobbiamo confessare davanti a tutti gli uomini». E in attesa delle celebrazioni del 2024 in occasione dei 1750 anni dal martirio di Agapito, l’appuntamento più prossimo è per il 21 agosto, alla Messa sulla tomba del martire in località Quadrelle.
Maria Teresa Ciprari