Siete disposti ad aiutare?

Una nuova Nota del Vescovo che invita a una riflessione sul ruolo del padrino e della madrina nei sacramenti dell’Iniziazione cristiana

Siete disposti ad aiutare? Questo è il titolo della nuova nota pastorale che il vescovo Mauro Parmeggiani ha promulgato per le diocesi di Tivoli e Palestrina. Il documento si propone come una riflessione, iniziata da tempo nelle nostre Diocesi, sul ruolo e sul servizio dei padrini e delle madrine oggi nei sacramenti dell’Iniziazione cristiana.

Le difficoltà che riguardano questa figura sono legate alla situazione della società odierna fortemente cambiata rispetto al passato: «la scelta del padrino e della madrina diventa un nodo dolente sia nella famiglia, come anche nelle comunità». Le difficoltà non solo riguardano «quelle persone che non possono svolgere il ministero di padrini o madrine poiché in situazioni irregolari, ma anche per una superficialità che a volte si rileva da parte dei padrini e delle madrine nell’assolvere il compito assunto dinanzi e a nome della comunità cristiana». Spesso infatti, a causa del venir meno del tessuto cristiano della società, la scelta del padrino/madrina è basata solo su motivi umani, affettivi, che «la comunità cristiana, per amore del quieto vivere, spesso avalla, accogliendola e legittimandola, magari con riserve mentali, con lamentele, ma di fatto legittimandola e accogliendola». E spesso, anche qualora il padrino o la madrina siano in una condizione “regolare”, non hanno una vita ecclesiale e comunitaria della fede, requisito fondamentale per svolgere in pienezza e verità il loro compito. Se forse da più parti si invoca addirittura l’ipotesi di eliminare la figura del padrino/madrina, è altresì vero che «la soluzione non è “eliminare” bensì fermarsi e impegnarsi per rimotivare: è il cammino certamente più faticoso ma maggiormente fruttuoso».

Non possiamo infatti dimenticare che il padrinato è di origini antichissime nella Chiesa, già ai padri era noto come il padrino svolgeva le sue funzioni non a nome proprio, ma a nome della Chiesa tutta: «Il padrino/madrina ha la funzione di aiutare il ragazzo/a a raggiungere e vivere la meta del cammino: l’appartenenza alla Chiesa che si esplicita nella comunità parrocchiale, diocesana fino a quella universale.

E lo può fare solo nella misura in cui vive un’appartenenza reale alla comunità: nemo dat quod non habet (…) a nome della comunità viene scelto/a e inviato/a per essere il “segno della Chiesa” e alla comunità deve condurre il/la ragazzo/a». Certamente far fronte all’attuale situazione è un compito difficile, ma deve spingere tutti verso un’autentica conversione pastorale: sia i genitori, chiamati a vivere la scelta della fede, «senza meccanicismi e tradizionalismi a volte sterili ed inefficaci, e accolgano un cammino “serio” di conferma o di rimotivazione della loro fede personale», ma anche i parroci, i catechisti, la comunità parrocchiale tutta «senza schizofrenie pastorali, dove ognuno cammina verso un suo obiettivo: i genitori per una strada, i catechisti per un’altra, i padrini per un’altra ancora». In sintesi, la Nota che entrerà in vigore sin da subito ad experimentum nelle parrocchie che vorranno adottarla, e obbligatoriamente in tutte le parrocchie dal 1° ottobre 2022, prevede che il parroco e i suoi collaboratori individuino all’interno della comunità parrocchiale figure credibili e con un forte senso ecclesiale da proporre come padrini/madrine ai genitori che intendono far completare il percorso dell’Iniziazione cristiana ai loro figli. Eventuali altre figure legate affettivamente alla famiglia del battezzando/cresimando potranno, ad experimentum, svolgere il ruolo di testimoni. Ma aldilà delle ricadute pratiche, la Nota merita di essere studiata, spiegata e assimilata per essere chiesa in uscita nel mondo contemporaneo.

Daniele Masciadri