Sulle orme di santa Maddalena di Canossa

[2/2 segue dal n. 13 del 7 aprile]

In questa visione cristocentrica s’inserisce la devozione canossiana alla Madonna Addolorata, la cui immagine rappresenta l’unico ornamento dell’abito delle Figlie della Carità.

Non a caso le Figlie della Carità canossiane sono le uniche suore denominate Madri e non “sorelle”, proprio per sottolineare la loro ispirazione alla mediazione materna di Maria SS. (e della Chiesa tutta).

Celebrazioni ed eventi, di cui si darà successiva comunicazione, sono previsti nella nostra diocesi soprattutto a Zagarolo, dove nell’ottobre del 1944, per volontà di Don Castolo Ghezzi, con il consenso e l’interessamento del Card. Carlo Salotti, l’Istituto delle Figlie della Carità Canossiane accettò di fondare una nuova Casa con lo scopo di dedicarsi all’educazione e all’assistenza religiosa dei bambini e della gioventù femminile.

Venne aperto l’asilo per i bambini e l’oratorio per i ragazzi, furono organizzate le Colonie permanenti ed estive per fanciulli, fu assicurata l’assistenza alle associazioni femminili di Azione Cattolica. In ogni parrocchia le prime Madri s’impegnarono per la catechesi, per l’animazione della liturgia, per l’incontro personale con le giovani, per attività educative come rappresentazioni teatrali e laboratori professionali, per l’assistenza alle bambine orfane e

sole a causa della guerra. In breve tempo le Madri Canossiane suscitarono simpatia e ammirazione e si verificò un risveglio di vita spirituale e delle associazioni cattoliche. Fiorirono anche delle vocazioni e sei giovani ragazze di Zagarolo vestirono l’abito delle Figlie della Carità.

Quella canossiana è dunque una presenza a Zagarolo che dura ormai da ottanta anni: moltissime persone, uomini e donne, in questo paese potrebbero dire di avere, oltre alla propria madre naturale, anche un’altra Madre, canossiana, che li ha aiutati a crescere nella loro formazione umana e spirituale.

Oggi con lo stesso spirito le Figlie della Carità sono presenti nella Diocesi e nelle parrocchie del paese, a contatto diretto con il mondo della sofferenza fisica e morale e sempre attente ai più deboli, ai ragazzi, agli adolescenti. Sono impegnate per la catechesi, per attività educative, per la presenza accanto agli ammalati, per l’animazione pastorale, per lo studio nonché per il gioco ed il tempo libero dei ragazzi, per il Grest estivo: “chiamate ed abilitate per carisma – come recita la Regola di Vita delle Canossiane – a contemplare l’Amore Crocifisso e a comunicarlo, non cercando che la Gloria del Padre e la salvezza di ogni uomo, in una vita di consacrazione, di comunione e di umile servizio”.

Antonio Fiorito