Sull’esempio di Agapito, testimoni nel «martirio sinodale»

Nella mattinata di oggi venerdì 18 agosto solennità del santo patrono nella diocesi di Palestrina, il vescovo Mauro ha presieduto la Messa pontificale nella cattedrale di Sant’Agapito martire.

Rivolgendosi alle autorità, al clero, ai consacrati e ai fedeli presenti mons. Parmeggiani ha ripercorso la testimonianza nel martirio del giovane Agapito, morto per decapitazione sotto l’imperatore Aureliano nel 274 d.C. ed ha voluto rispondere a tre interrogativi: il primo, perché Agapito è stato così forte nel professare la fede in Cristo; Agapito era un giovane: i nostri giovani sono come Lui? Infine, come Chiesa diocesana quale è il martirio che ci costa di più e che dobbiamo sostenere.

«Il nome Agapito deriva da agape ossia l’amore puro, bello, perfetto. E chi può dare all’uomo questo amore che dona senza pretendere, che è oblazione totale, che è amore che non cessa nemmeno davanti alle fragilità dell’uomo, ai suoi peccati – poiché anche i martiri sono uomini, fragili, peccatori… – se non Dio solo?» ha detto il Vescovo. «Cari fratelli e sorelle, – ha proseguito – la fede nasce dal percepire di essere amati da Dio. Nasce dal rapporto intimo con un Dio che ci conosce, ci ama e ci chiama. Nasce dal rapporto con un Dio che si rivela nella sua Parola, che si comunica a ciascuno di noi nei sacramenti e che porta il nostro “io” ad aprirsi al “noi” della Chiesa».

Alla domanda se i nostri giovani siano come Agapito il vescovo Mauro ha risposto che apparentemente potremo dire di no, ma ha fatto poi riferimento alla recente esperienza con i ragazzi alla GMG di Lisbona: «ho notato che se si sentono amati, ascoltati, se sentono che Dio e la Chiesa danno loro fiducia, sanno abbandonare presto le false felicità per vivere la gioia dell’incontro con Dio e tra loro».

Infine concludendo la sua riflessione il Vescovo ha definito il martirio sinodale, il martirio del “camminare insieme”. «Camminare insieme dietro l’unico Maestro e Signore Gesù Cristo – ha detto – senza cedere alle divisioni che scandalizzano, ossia sono di inciampo per i piccoli, per i giovani, per quanti vogliono seguire il Risorto. Certamente costa camminare insieme, vivere nella comunione… perché chiede a tutti di aprirci all’amore di Dio che ci spinge dall’”io” al “noi”». È così che come Agapito saremo testimoni.