Una Pentecoste per ripartire

La lettera di monsignor Mauro Parmeggiani per la Pentecoste 2021 invita la Chiesa tiburtina e prenestina a riprendere tutti insieme, con la forza dello Spirito Santo, il cammino di evangelizzazione nella speranza

Ripartiamo con la forza dello Spirito, è questo il titolo della lettera che Mons. Mauro Parmeggiani ha indirizzato il 14 maggio scorso a tutti i fedeli delle Diocesi di Tivoli e Palestrina. Se anche quest’anno non si potrà celebrare la Veglia diocesana, il Vescovo esorta tutti a vivere appieno questa Solennità. Una Solennità, appunto, necessaria in questo tempo, dove forse tanti si sentono con le ossa rotte, dopo questo lungo periodo di pandemia. Il testo del profeta Ezechiele (Ez 37, 1-14) descrive bene la situazione che stiamo vivendo: forse i lunghi mesi di pandemia hanno minato la speranza di molti, «limitazioni, morti, interruzioni delle nostre attività pastorali che forse ci hanno resi in generale un po’ più pigri, isolati, facendo nascere in molti ministri, consacrati e consacrate, catechisti, operatori ed operatrici pastorali quasi un senso di inutilità…» La Pentecoste, allora, diventa proprio il momento in cui riprendere l’entusiasmo degli inizi, ricordando le origini della nostra Chiesa, «per re-impegnarsi con coraggio apostolico ed evangelizzatore qui ed oggi, nel territorio e tra la gente dove il Signore ci ha posto, recuperando nella preghiera e nella celebrazione dei santi misteri l’entusiasmo degli inizi, lasciandosi riempire di Spirito Santo, infiammare dall’Amore di Dio, spingere dal Suo vento per dire a tutti, di ogni lingua e cultura, che il Signore è Risorto!». Questo annuncio, però, può essere credibile e fecondo solo se fatto nell’unità. La festa di Pentecoste ci richiama ad essere un corpo solo, insieme al nostro Vescovo, solo così la nostra azione evangelizzatrice risulterà efficace, «vivremo cioè quell’unità nel riconoscimento dei carismi propri di ciascuno dalla quale se si prescinde si cade soltanto nello sterile pessimismo, nel pettegolezzo e nella critica davanti ad ogni proposta spirituale, pastorale e di governo con il rischio di perdere credibilità ed anche quella fiducia e speranza che grazie allo Spirito ci è donata e che come cristiani dobbiamo condividere».

Daniele Masciadri