Una riflessione ecclesiale per presentare la Scuola di Teologia per laici

In occasione della presentazione del progetto e dei contenuti della Scuola di Teologia, che desidera promuovere una formazione teologica di base per i laici, si sono tenuti il 7 e 16 marzo scorsi due incontri che hanno offerto ai partecipanti la possibilità di un approfondimento teologico nell’orizzonte del cammino sinodale, che l’intera Chiesa universale sta vivendo.

Nelle sedi della Scuola di Villa Adriana e di Palestrina, a guidare la riflessione dal titolo «La sinodalità nella Chiesa locale dopo il Concilio Vaticano II», è stato don Marco Pascarella, membro dell’Equipe diocesana per il Sinodo  dell’Arcidiocesi di Capua.

Il profondo contributo che don Marco ha dato in questa occasione ha toccato alcuni punti cardine per il percorso sinodale; allo stesso tempo è stato anche occasione per una riflessione ecclesiale più ampia, grazie alla quale prendere coscienza dell’urgenza di sentirsi una Chiesa di fratelli in cammino insieme.

Proviamo a sintetizzare i principali passaggi della riflessione fatta.

Il primo elemento trainante nell’intervento di don Marco è stato la convocazione della Chiesa in Sinodo, sua dimensione costitutiva. Un cammino fatto insieme, nella stessa direzione, è la riscoperta dell’identità cristiana, quella della fraternità. La sinodalità sta a indicare lo specifico modo di vivere e di operare della Chiesa, Popolo di Dio che manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla sua missione evangelizzatrice.

Questo cammino sinodale nelle singole diocesi – ha proseguito don Marco – che da una parte sembra un evento eccezionale, dall’altra è divenuto un processo ordinario che parte dal rinnovamento del Sinodo dei Vescovi contenuto nella Costituzione Apostolica Episcopalis Communio, e sulla scia del Concilio Vaticano II, ha recuperato la centralità delle chiese locali; cioè delle chiese diocesane come primo livello di sinodalità. È nella realtà diocesana, infatti, che si rintraccia il “fiuto del gregge”, il sensus fidei. Il Sinodo dei Vescovi deve sempre più diventare uno strumento privilegiato di ascolto del Popolo di Dio: «Dallo Spirito Santo per i Padri sinodali chiediamo, innanzitutto, il dono dell’ascolto: ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del Popolo; ascolto del Popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama» (cf. Discorso nella Veglia di preghiera in preparazione al Sinodo sulla famiglia – 4 ottobre 2014). In questo senso allora la sinodalità – sottolinea il relatore –, frutto della ricezione dell’ecclesiologia del Vaticano II, una Chiesa di comunione e in comunione, diviene un processo irreversibile che permette di ritrovare quello stimolo necessario ad attivare dinamiche di discernimento e di ascolto comunitario nella chiesa.

Antonio Proietti,
docente della scuola