Una testimonianza dal mondo Unitalsi, Piera Ceracchi la nuova presidente della sottosezione di Palestrina si racconta

In occasione della Giornata del malato, il prossimo 11 febbraio, abbiamo raccolto le esperienze nell’Associazione, il lavoro, le impressioni e le speranze per il futuro della neoeletta responsabile

La mia esperienza con l’Unitalsi inizia nell’anno 1998 con il mio primo pellegrinaggio a Lourdes, a ottobre di quell’anno sono partita come pellegrina insieme a mio figlio Gianluca che aveva dieci mesi.

Il mio partire in pellegrinaggio voleva essere un ringraziamento speciale alla Beata Vergine di Lourdes per essere stata accanto a Gianluca, a me ed a tutta la mia famiglia in momenti particolarmente difficili. Gianluca, il mio secondogenito, aveva una malformazione cardiaca e ne eravamo a conoscenza da prima della sua nascita. In quei mesi difficili si alternarono giorni di disperazione, di sconforto ma anche di preghiera e di affidamento personale alla Madonna, nella cappella del Bambino Gesù, mentre a casa una volontaria dell’Unitalsi, la mia cara Maria, riuniva tutti per un rosario alla Vergine di Lourdes affinché vegliasse sul mio piccolo. Quel primo pellegrinaggio lo ricorderò sempre con i “brividi” perché è stato fantastico, tanto faticoso ma anche appagante e illuminante. I pellegrinaggi con il treno bianco iniziano alla stazione Ostiense e non finiscono mai, perché li porti con te per la tutta la vita. Quell’anno sotto la grotta, durante uno dei Rosari notturni (che usano recitare i volontari a fine turno a cui si uniscono i pellegrini più temerari) ho capito che non era sufficiente un semplice «grazie», ma che avevo il dovere ed il desiderio di prestare le mie mani, la testa, il mio cuore, la mia fede a servizio dei malati e dall’anno dopo sono partita come volontaria ossia come dama. Da quel primo pellegrinaggio è iniziata anche per me la «lourdite», come la chiamiamo noi Unitalsiani, che non riusciamo a stare lontani da quel santuario.

Nel momento di dover decidere se presentare o meno la mia candidatura per l’incarico di Presidente, ho avuto molta paura, mi sono più volte chiesta “Sono in grado? Potrò farcela?” E poi, anche in quel momento, come nella prima chiamata mi sono lasciata andare ed ho detto di nuovo il mio SI confortata da volontari, malati, amici ma soprattutto dal nostro Assistente Spirituale Don Ludovico Borzi che mi scrisse: «Piera ricorda che se il Signore chiama ti aiuta!» ed ora, se questo deve essere il mio Servizio, ci sono e ci sarò! Il mio predecessore, Daniele Ferracci, è stato un Presidente abile, carismatico, conciliante e soprattutto disponibile fino all’inverosimile, ha ricoperto la carica per più di due mandati quindi per circa undici anni, togliendo tempo prezioso alla sua famiglia, al suo lavoro, ai suoi interessi e tutto questo lo ha fatto per l’Unitalsi che considera a tutti gli effetti la sua seconda famiglia. Non sarà facile per me riuscire ad eguagliarlo ma prometto che ci proverò con tutte le forze! Questi due anni di pandemia hanno provato tutti noi, figuriamoci cosa hanno dovuto passare le famiglie dei nostri amici malati e loro stessi. La nostra Sottosezio-ne ha dovuto annullare incontri periodici, ritiri spirituali, Pellegrinaggi, soggiorni estivi, giornate organizzate per noi in molti paesi della Diocesi, ricorrenze importanti non ultima la prossima dell’11 febbraio festività della Madonna di Lourdes e giornata mondiale del malato.

Quello che non è cambiato e spero non cambi mai è la coesione e l’affetto che regna nel nostro gruppo, siamo riusciti a stare insieme, se pur solo virtualmente, scambiandoci messaggi, riflessioni spirituali, parole di conforto e passando molto tempo al telefono. Stiamo ripartendo dolcemente, rispettando tutte le regole, ma con l’impellente bisogno di stare insieme di tornare a vederci, a sorriderci, ad abbracciarci e soprattutto di tornare a pregare insieme. L’Unitalsi per me è fede, preghiera, gioia, condivisione, empatia, servizio, ascolto, famiglia, è un abbraccio che riesce a scaldare l’anima, è parte essenziale e sostanziale della mia vita. Le mie speranze sono riposte nei giovani, abbiamo bisogno delle dame e dei barellieri di domani. Continueremo a cercare di coinvolgerli, come ormai facciamo da alcuni anni, soprattutto in occasione dei soggiorni estivi e nelle giornate che organizziamo nei vari paesi della Diocesi. Mi auguro che molti ragazzi, compresi i miei figli, abbiano il coraggio di dire il loro «SI», che consolidino il loro cammino di fede all’interno dell’Unitalsi e scelgano di diventare le dame e i barellieri di domani.

Piera Ceracchi