Si è celebrata lo scorso sabato 27 maggio, presso il santuario Nostra Signora di Fatima in San Vittorino Romano, la veglia diocesana di Pentecoste.
Numerosa la partecipazione dei fedeli e del clero tiburtino e prenestino. Il Vescovo ha presieduto la Messa; una ricca liturgia della Parola ha introdotto i presenti nel clima di preghiera e di attesa dello Spirito Santo. Le quattro letture ed i tre salmi proclamati hanno ripercorso la promessa dello Spirito, narrando l’anelito del popolo di Dio verso il paràclito.
«Dio è Dio, infatti, – ha detto il Vescovo nella sua omelia parlando della somiglianza generativa dell’uomo a Dio Creatore – perché è energia effusiva come la luce, come il profumo, come la Parola. Dio è Dio perché è Padre e Creatore e quindi effusione di vita. E se l’uomo è immagine di Dio anche l’uomo lo è tanto più quanto più diventa a sua volta sorgente di acqua viva, quando è effusivo come la luce, il profumo, la Parola». Mons. Parmeggiani ha interpellato i presenti, ed ognuno, se ci sia questa consapevolezza di essere ricolmi dello Spirito Santo per generare vita.
«Gesù grida! Grida per vincere la nostra sordità – ha proseguito il Vescovo commentando il Vangelo di Giovanni – per scuoterci, per ferirci d’amore affinché dalla nostra ferita nasca la necessità di aprirci alla Sua ferita d’amore da cui sgorgano fiumi di acqua viva, i fiumi impetuosi dello Spirito che se desiderati non ci vengono mai negati».
Riferendosi al cammino sinodale, al rilancio del ministero dei laici nella Chiesa e al rinnovamento della catechesi il Vescovo ha detto che se manca creatività, lo Spirito, tutto rischia di essere “ossa inaridite”. Occorre indossare le scarpe da corsa per portare la gioia del Vangelo, e far propri gli atteggiamenti di ascolto ed umiltà di Maria.