«Verso un noi sempre più grande», è lo slogan per la 107ª giornata mondiale del migrante e del rifugiato di domenica 26 settembre. Nel suo messaggio il Pontefice indica chiaramente il nostro “comune cammino” verso quell’orizzonte tracciato da Dio nel suo progetto creativo. L’uomo e la donna sono un noi, diversi ma complementari, in comunione nella diversità così come il suo Essere Uno e Trino. Nella storia della salvezza Dio si riconcilia con un noi, un popolo, l’intera famiglia umana e non il singolo individuo. Lo stesso Mistero di Cristo è un noi, perché Egli è morto e risorto “affinché tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21). La pandemia purtroppo ha sgretolato il noi rafforzando l’individualismo e il prezzo più alto lo pagano i migranti, gli stranieri, gli emarginati e tutti coloro che abitano le periferie esistenziali.
Il Papa chiede a tutti noi di rimanere fedeli al nostro essere cattolici, così come san Paolo raccomandava alla comunità di Efeso, ossia essere un solo corpo, un solo spirito, un solo Signore, un solo battesimo, una sola fede (Ef 4,4-5). Dobbiamo imparare ad abbracciare tutti. La Chiesa cresce nel dialogo interculturale per essere sempre più inclusiva. Usciamo per le strade e curiamo chi è ferito, aiutiamo chi si è smarrito. Siamo incamminati verso un futuro “a colori”: siamo Parti, Medi, Elamiti… (At 2,9-11) che imparano a vivere insieme in pace. Per raggiungere questo ideale dobbiamo abbattere i muri e costruire ponti, trasformando le frontiere in luoghi privilegiati di incontro. Siamo chiamati a sognare insieme, sorelle e fratelli tutti.
Ivana Imperatori