Non siamo stati creati per vagare soli su questa Terra, ma per essere relazione. Chiamati all’esistenza per amore di Dio. Desiderati sin dal principio per un sodalizio spirituale. Plasmati a sua immagine e somiglianza, come ogni figlio generato dal padre. Nel Libro della Genesi, capitolo 2, versetto 18, Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”. E fu così dunque che la donna nacque dalla costola di un uomo assopito. Il Talmud le dedica un vero e proprio elogio: “…tratta non dai piedi per essere calpestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale…un po’ più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata!” Sì! Tutti desideriamo essere amati, tutti cerchiamo l’altro che ci corrisponda, perché “nessuno di noi è un’isola… completo in se stesso”. Lo scrisse John Donne (1572-1631) aggiungendo: “…ogni uomo è una parte del tutto”. La pandemia ci ha tolto molto. Distanziandoci ha quasi ristretto quel tutto di cui ci sentiamo parte. Ma Dio viene a ricordarci che la relazione d’amore è questione di affinità di cuore prima che di corpo. E così l’infinita creatività di cui Egli ci ha resi partecipi, ha dato vita alle stanze degli abbracci all’interno delle case di cura che ospitano gli anziani. Protetti da teli, madri e figli, mariti e mogli, possono finalmente stringersi in un abbraccio d’amore che rompe i lunghi giorni di solitudine e isolamento.
Ivana Imperatore